Modellismo artigianale e nuove leve

testo e foto di Riccardo Fontana

Modellismo e nuove leve. Modellismo artigianale e nuove leve. È possibile? A priori, verrebbe da dire di no, invece la cosa non è così scontata, e merita di essere argomentata. Innanzitutto, bisogna chiedersi da dove derivi l’interesse verso i modelli, da dove cioè nasca la spinta che porta un individuo adulto a spendere cifre che, per il resto della società civile, sono opinabilissime, in minuscoli pezzetti di metallo e resina da pochi cm di lunghezza. Io me lo sono chiesto molte volte, e la risposta credo di averla trovata: tutto ciò è nulla più che un riflesso di una bruciante passione per l’automobile (o il motociclismo, o entrambi) reale, ed è questo, misto ad un certo senso di “Madeleine di Proust” con cui chiunque, nella vita, prima o poi si trova a fare i conti.

Quindi, in poche parole, collezioniamo modelli perché vorremmo una vera Stratos o una vera 917 e non possiamo averle, o perché vorremmo sul comodino l’auto che abbiamo in garage, e in ogni caso cerchiamo di rivivere attimi che ci hanno fatti stare bene, danzando sul filo della razionalità, e spesso oltre. Chiarito ciò, bisogna riconoscere come i giovani siamo completamente persi tra smartphone, monopattini elettrici, risvoltini, auto elettrica e, cosa più virile tra quelle che ho elencato (per dire…), depilazione delle sopracciglia ad ali di gabbiano. L’auto, e per l’amor di Dio le corse, sono così poco politically correct, sono quindi cose che interessano assai meno queste debosciatissime nuove generazioni di quanto non facessero con trenta o quarant’anni fa. Ma comunque i giovani appassionati ci sono: chi scrive (trent’anni compiuti da poco) non è un’eccezione, perché ha parecchi amici appassionati tanto da progettare di farsi la 24 Ore di Le Mans in tenda e, di conseguenza pressoché diretta, di avere un interesse per il modellismo. Il modellismo, come dicevamo, ha le sue sfumature di irrazionalità, e quindi le corde che tocca in ognuno di noi sono diverse. Per come la vedo io, non è per nulla strano che un giovane possa sviluppare interesse per un obsoleto o per un vecchio MRF factory built, o un AMR, o anche solo un vecchio Mini Racing o Hobby Tecnica. È la storia che fa appassionare. Per quanto mi riguarda, uno dei “feticci” maggiori è la fedeltà, ma non in senso assoluto, fedeltà riportata al periodo di riproduzione, ed è per questo che trovo irresistibilmente attraenti modelli schifati dalla massa degli accumulatori seriali come potrebbero essere dei Western Models o degli MRF, degli Starter. Parliamo di cose che sono (specialmente le ultime due) pressoché al livello di Spark, ma sono venute quarant’anni fa. E allora sono tutti capaci di fare Spark coi computer e i controlli numerici, ma farla con carta e matita, nonché col sintofer e l’araldite era una faccenda un po’ diversa, e questo separa il McDonald’s dalla trattoria stellata del paesino della Provenza. E questo separa un certo tipo di modellismo “gustoso” e se vogliamo “sano” dall’accumulo selvaggio di migliaia di Spark in fila. Per carità, nulla di male nel farlo, ma sicuramente è molto meno noioso viverla più alla giornata. Uno Spark omologo ad un MRF è più dettagliato? Perfetto, il modello è infedele per definizione (fino a prova contraria non funziona ed è di nessuna utilità pratica), quindi deve dare emozioni, e a me e da molte più emozione imbattermi in una 250 GT Tour de France come quella che mostriamo che non andare in processione a preordinare il milionesimo Spark montato in serie da un cinese senza nome nell’azienda del figlio di quello che produceva la Tour de France. Perché per l’aprile del 1977 era qualcosa di ufologico, perché quelle ruote sono qualcosa di irreale e di ineguagliato ancora oggi, perché senza quell’esperienza Spark non esisterebbe. Potere simbolico. Un obsoleto è la stessa storia, per me non c’è distinzione, ed è ovvio che lo sia, perché la ferrea distinzione tra speciali, obsoleti e diecast, o anche scale differenti, è storia recente. Forse che una 312P Solido non sia aliena ed incredibile per il 1970 in cui è uscita assai più di quanto non sia una Spark oggi?

Per altri sarà diverso, le corde da solleticare saranno altre, e fanno benissimo a fare ciò che fanno, finché non si uccide qualcuno tutto è lecito e comprensibile. Questi ragionamenti, che per molti anni ho pensato facessero di me un alieno, hanno recentemente trovato condivisione con alcuni altri miei amici appassionati, che hanno confermato in pieno le mie sensazioni. Cambiano le mode, cambiano i numeri (come ho già scritto: una volta davanti ai licei c’erano anche tanti KTM ed SWM 125 da doversi segnare la targa per non prendere su quello sbagliato, oggi non capita più, esattamente come non capita più che tre-quattro ragazzi su dieci siano collezionisti di automodelli) ma non è vero che nessuno sia più interessato, tutt’altro. Ho voluto, per una volta, spiegare le molle che spingono un ragazzo giovane a collezionare, o almeno le mie molle, che sono le uniche che posso veramente dire di conoscere al 100%. Perché l’ho fatto? Non lo so, forse per fare vedere, per una volta, la cosa dal punto di vista di un giovane con gusti insoliti (o apparentemente tali), in ogni caso spero di non aver tediato nessuno.

24 pensieri riguardo “Modellismo artigianale e nuove leve

  1. Non credo ci sia un’annata specifica per il modellismo/collezionismo.
    I miei amici collezionisti hanno età comprese tra i 90 e i 30 anni, equamente distribuite.
    Il modellismo/collezionismo non ha mai avuto tantissimi estimatori, però, anche perché comporta degli esborsi non indifferenti e non alla portata di tutti.
    Con le ultime generazioni l’interesse è molto calato, d’accordo, ma non scomparso, no.
    È calato, a mio avviso, per un problema di visibilità, quanti di noi, infatti, si sono innamorati di questo hobby vedendo dei modelli esposti in una vetrina?
    Dai e dai… ieri, oggi, domani.
    Si crea una breccia e scatta la passione.
    Oggi i negozi di modellismo sono in gran pare virtuali, cioè li devi scovare tu, perché conosci già i prodotti, seguendo il percorso inverso.
    E poi, da padre, i nostri ragazzi sono così pressati da impegni scolastici, prove, verifiche, sin da piccoli, da non avere neanche il tempo, ahimé, di “sognare” un po’.
    E questa è anche colpa nostra.

    "Mi piace"

    1. Alfonso, per quanto riguarda la chiusura del tuo intervento, la tua buona volontà ti fa onore. Io – per fare una battuta – ho risolto il problema alla radice. Ma, indipendentemente dall’avere figli oppure no, è davvero utile un qualsivoglia intervento dei genitori sugli interessi dei figli per condizionarne le passioni? O almeno per indirizzarle? Io ricordo che la passione per l’auto, e per i modelli, era bruciante a 8, 10, 12, 16 anni, indipendentemente da quanto facessero i miei genitori. Non mi ostacolavano, anzi, a volte mi spronavano ma proprio perché la radice della passione veniva direttamente da me e non da fuori. A volte, anzi, mi davano del fissato ma io continuavo. Mi avessero proibito di seguire le corse o comprare i modelli, l’avrei fatto ugualmente, magari moltiplicando gli sforzi. Noi di macchine eravamo drogati.

      "Mi piace"

      1. …ah, altra cosa: nonostante le lezioni di piano, di tedesco, di basket e una scuola che se non ti impegnavi ti faceva un c…o così, la mia priorità erano le auto e i modelli. Non c’è nulla da fare. Certe cose o ce le hai dentro oppure nessuno può infilartele in testa più di tanto.

        "Mi piace"

  2. Intanto, Alfonso, ti ringrazio per le belle parole su Facebook, cui purtroppo non posso replicare in quanto scontante 30 giorni di ban allucinante per una innocua battuta sulla pagina di Autosprint, comunque tornando a noi, negli ultimi mesi mi sono già imbattuto almeno tre volte (e non è che io viva nei negozi, perché ho un lavoro e x-mila altri interessi) ragazzi più giovani di me intenti ad acquistare vecchi kit Record o PM montati, che stanno uscendo come funghi causa, il più delle volte, morte dei precedenti proprietari.
    Uno di questi episodi l’avevo anche raccontato, col proprietario del negozio che tentava a tutti i costi di vendere al ragazzo una GT 40 Spark e questo che non ha voluto sentir seghe e s’è preso tutto bello contento la sua GT 40 Record, a pressoché parità di prezzo.
    Oltretutto, sto osservando un certo rifiorire dei negozi fisici, almeno nel nord Italia, anche in località insospettabili, del tutto marginali.
    E non sono negozi modello sala operatoria con bancali di Spark o Ixo nuove a piramide, sono negozietti in cui il kit coesiste col vecchio montato e gli obsoleti, senza menarsela troppo.
    Che, se vogliamo, è com’è sempre stato fino a metà anni ’80 e come dovrebbe essere logico che fosse, perché non ho mica capito: se colleziono Alfa Romeo e ho una Giulia Ediltoys, se compro tre kit Alezan la Edil devo sbatterla in cantina perché “non è omogenea con la collezione”?
    Io ho la 33TT12 Madyero in fianco alla 33 Fleron Mercury, e mi piace assolutamente così.
    Tutto ciò comunque è un sintomo che la gente s’è rotta le palle di viaggiare per schemi, e non solo nel modellismo, in tante altre cose più o meno serie.

    "Mi piace"

  3. Quella della omogeneità è un falso mito, caro Riccardo, e tu da ragazzo intelligente lo hai capito.
    Una raccolta (forse sarebbe più corretto chiamarla così) dovrebbe illustrare l’evoluzione dell’automobile, attraverso i vari marchi e i diversi modelli, ma anche l’evoluzione del modellismo.
    Non dovrebbe essere un catalogo…
    Che poi l’evoluzione è relativa, perché il fascino di certi vecchi modelli è inarrivabile e non solo perché siamo dei “vecchi” nostalgici.

    "Mi piace"

  4. Esattamente.
    C’era una bella rivista una volta, si chiamava Passion 43éme, in cui coesistevano le Majorette, i Dinky, Solido ed obsoleti in genere, le stranezze da ogni parte del mondo (un po’ tipo il vecchio Zapping di Quattroruotine), e Spark e Speciali.
    Una babele.
    Esattamente come dovrebbe essere una raccolta di modelli.

    "Mi piace"

  5. Buonasera , leggo solo ora . E’ bello e coinvolgente leggere le vostre opinioni. Sono il collezionista Spark che ha scritto sul tema aumento dei prezzi. Io vivo a Napoli e qui la tradizione modellistica si è spenta con il nuovo millennio. Ricordo che da ragazzo salivo a casa a piedi , per le scale e la 50 Lire dell’ascensore insieme alle altre , la impegnavo per l’acquisto delle Solido che si affiancavano alle Mercury , Dinky e Corgy che mi aveva comprato mio padre anni prima. Anche per me viene prima la passione e l’amore per l’auto ,con le 33/3 e 33 tt3 e tt 12 Remember , 33 Fleròn Mercury e 33/2 lunga Dinky e corta Politoys ai lati.
    E’ difficile trovare speciali ben montati a meno di 100 € . E bisogna vederne la conservazione e la spedizione. Spark di buono ha la confezione-show ed il fatto che ti da anche la storia principale di quella marca nei vari anni di corse. Vi dico dell’Alpine – Renault : c’è da impazzire con tutte le creature di Jean Redelé e le 443 V6 turbo della Regìe ! Ma da quando è ritornata “au Mans” prima con le biposto aperte e poi con le LMP2 ed ora in Hypercar , sono felice di essere impazzito a metterle insieme . E non pago GARAGE , TASSE e CAMBIO OLIO !.

    "Mi piace"

    1. Ciao Lucio,
      Qualche tempo fa, su Facebook, un amico mi ha accusato di odiare Spark.
      Cosa che non corrisponde a verità.
      Spark ha realizzato e continua a realizzare modellini splendidi, io mi sono soffermato però su alcune cadute di stile (vedi i brutti cerchi in plastica di alcune referenze o i vetri plotterati) o errori di livree e colori che in Spark si sarebbero potuti tranquillamente “risparmiare”.
      Eh… si, come il classico studente, dalle grandi potenzialità, ma che non si applica.
      Solo che qui la questione è più sottile: un bel modello, ma con cerchi brutti, perde, almeno per me, il 99% del suo fascino.
      Gusti personali, nessuna verità assoluta o rivelazione… 🙂
      Altro discorso: il catalogo!
      Tu che, come noi, ami gli obsoleti, sai benissimo che i vari Corgi, Dinky, Mercury e via discorrendo, hanno realizzato dei capolavori, ma anche dei modelli assai brutti.
      Capita, direi che è fisiologico…
      Lo stesso è accaduto in un recente passato con marchi come Vitesse, Ixo o Minichamps.
      E la stessa Spark…
      Per me i modelli andrebbero collezionati per la loro bellezza, non per seguire una tematica o un produttore.
      Ho visto gente impazzire all’inseguimento di un raro modello (brutto) di un’auto (brutta) solo perché aveva partecipato ad un dato evento.
      Chiudendo il mio monologo (sarò breve…) gli Spark sono ancora convenienti, ma da ora in poi gli errori peseranno molto di più.

      "Mi piace"

  6. Buongiorno a tutti
    L’ avvento di Riccardo Fontana in questo blog ci offre, tra l’altro, molti spunti di riflessione sulle motivazioni della nostra passione. Se ne discute da sempre, ma è molto interessante leggere le opinioni di un trentenne.
    Mi permetto di aggiungere qualche considerazione personale. Riccardo individua nella passione per l’automobile reale la radice del collezionismo e del modellismo. Vero! Ricordo che leggevo, ahimè molti decenni fa, che è il desiderio impossibile di avere tutte le automobili del mondo la molla che fa collezionare le loro riproduzioni in scala ridotta. Aggiungo che, nel mio caso, il desiderio si estende a tutto il trasporto su strada, quindi nella mia collezione ospito i più svariati tipi di veicoli, schiacciasassi e trattori agricoli compresi, suddivisi secondo uno schema che discende dalla classificazione che faceva la Dinky Toys nei suoi cataloghi degli anni sessanta e cioè: vetture stradali, vetture da competizione, veicoli di servizio pubblico e veicoli industriali, quattro sezioni a loro volta suddivise in una miriade di sottosezioni. D’altronde è su quei cataloghi e in quegli anni che si è formata la mia passione. Il solo limite è la scala, 1/43 convenzionale, non reale, altrimenti dovrei escludere quasi tutti i miei amati obsoleti (e anche alcuni moderni…), nonché l’esclusione di alcune categorie di veicoli, come i militari o le vetture partecipanti a trofei monomarca o a gare per auto storiche.
    E quindi i modellini sono anche, se non soprattutto la mia Madeleine di Proust, anche se, per ovvi motivi anagrafici, lo sono molto di più i Corgi Toys e i Dinky Toys che non gli Starter o gli MRF.
    Il richiamo esplicito al mondo dell’infanzia delle nostre “macchinine” ci fa considerare dagli “altri” dei vecchi bambini piuttosto che degli adulti, contrariamente a chi colleziona, che so, lattine di birra, ma questo non mi ha mai tolto il sonno. Le persone a me più vicine hanno sempre rispettato questa passione.
    Sono stato condizionato o ostacolato dai miei genitori? Beh, l’ambiente familiare non era particolarmente fertile riguardo all’automobile in generale, però mi hanno sempre raccontato che mio padre, quando ero piccolo (sono nato nel 1955) mi portava spesso a casa una macchinina, quindi, sì! Sono stato condizionato dai miei genitori. Negli anni sessanta la mia passione divenne “consapevole” e i miei la coltivarono con molti Corgi e Dinky regalati nelle occasioni importanti che ho sempre conservato.
    Sono d’accordo con voi anche nell’approccio circa l’omogeneità della collezione (Alfonso, preferisco questo termine a “raccolta”, mi sembra più idoneo a rappresentare un insieme di oggetti affini in qualche modo scelti e selezionati). Affianco da sempre senza problemi obsoleti anni ’50 o ’60 a kits montati da me, a (pochi) supermodelli di modellisti veri e anche a industriali più recenti.
    La ratio è quella di cui parla Riccardo, la qualità non in assoluto, ma in relazione all’epoca di uscita del modello. Per questo apprezzo particolarmente i Dinky France anni ‘60 o le due Kanda di formula 1 del 1968-69, ma anche la grande capacità dei progettisti Mettoy di coniugare il realismo con il “play value” dei Corgi Toys dell’epoca d’oro.
    Anche se mi muove di più lo stomaco l’arrivo di un pacchetto contenente un obsoleto rispetto a uno con un industriale moderno, non sarei così severo verso Spark e affini. Non ne ho molti, solo poche decine, tutti da competizione, sport e prototipi, ma mi permettono di riempire buchi a costi ragionevoli. Certo, non sono perfetti, ma subentra anche l’aspetto economico e, contrariamente a David, spesso preferisco cinque Spark a un Marsh. Forse perché per me prevale da sempre la collezione sul singolo modello. Per esempio, non mi interessa fermarmi ai soli vincitori della 24 ore di Le Mans, cerco di allineare anche gli sconfitti, anche perché sono il loro numero e la loro qualità a dare la misura del valore della vittoria, senza peraltro esagerare con vetture differenti solo per il numero di gara o per pochi dettagli.

    "Mi piace"

    1. Marco, anch’io sono un appassionato di certe versioni “peregrine” che probabilmente neanche Spark avrebbe il coraggio di fare, tipo certe Gruppo 1 del Trofeo Trans Europa o le Formula 2 di inizi anni ottanta, tanto per dire. Spark ha comunque fatto tanti, tantissimi modelli che né Starter né Provence Moulage si sarebbero sognate di fare nemmeno nei loro periodi più audaci. Questo però non significa che quando Spark mi farà la Ford Capri vincitrice della 24 Ore del Mugello del 1981 correrò a comprarla se avrà i vetri plotterati o i cerchi in plasticaccia cromata. Da sempre i collezionisti amano le versioni strane, e io non faccio eccezione. Ma preferisco restare – come si suol dire – con la voglia e sognarmele di notte piuttosto che fare compromessi che non mi convincono. Sono consapevole che la maggior parte dei collezionisti è in un certo qual modo ossessionata dall’accumulo e una Spark che gli faccia tutte le Alpine di Le Mans oppure tutte le GT40 costituisca per loro una tentazione alla quale è difficile cedere. Io da lunga pezza ho scelto diversamente e per ora non me ne pento. Una volta i collezionisti compensavano alla scarsità dell’offerta con le elaborazioni e tutto sommato non è che mi paressero troppo frustrati. Fatto sta che personalmente non capisco chi abbia fatto di Spark la colonna portante della propria raccolta. Ognuno qui dà degli avvisi strettamente personali e io vi do il mio: mi pare una scelta (potrei parlare di investimento) oltremodo azzardato, dettato dalla voracità del momento. In ogni caso una scelta molto lontana dal mio modo di sentire. E dire che di Spark – in quanto rivenditore – posso e ho potuto averne a bizzeffe a prezzi estremamente ridotti. Non me ne son rimasti in casa che pochi: qualche turismo della 24 Ore di Spa, un paio di Porsche 917, la Ralt-Honda F.2 del 1981 legata ai ricordi di ragazzino e davvero poco altro.

      "Mi piace"

  7. David, neanche io ho l’ossessione di comprare tutto quello che propone (o propina, qualche volta) un produttore. Non l’ ho mai avuta. Mi sembra però che non sia un fenomeno nuovo, credo che anche con i Minichamps successe qualcosa di simile. Anzi, questo fenomeno mi ricorda, mutatis mutandis, quello di chi insegue ogni minima variante dei Dinky Toys e affini e allinea molti modelli differenti tra loro solo per i cerchioni diversi o per qualche rivetto in più o in meno.

    "Mi piace"

    1. Direi che il caso delle varianti connesse ai vari modelli d’antiquariato sia una cosa leggermente diversa e non la trovo lontana da una ricerca storica. Le varianti in quel caso possono dirci anche molte cose non solo sulla cronologia della produzione ma anche sulla diffusione di un tale modello in una determinata area geografica di mercato. I veri esperti Dinky, Corgi o anche Maercury o Politoys sapranno dirti molte cose scoperte con criteri realmente filologici. Dietro a tutto questo ci vedo quella che potrei definire una cultura, su oggetti che oggi vengono ritrovati casualmente (come reperti archeologici) ai quali bisogna dare un’interpretazione storica. Io personalmente non sono un fissato delle varianti, ma le guardo abbastanza, anche perché ci sono dei modelli che mi piacciono di più con certi tipo di cerchio piuttosto che con altri. Ad esempio, la Porsche 356 della Dinky mi piace molto di più con i cerchi fine-serie in alluminio. Sono anche molto attento alla compatibilità delle scatole con determinate configurazioni, anche se recenti ricerche sulla Politoys hanno dimostrato che alcuni accoppiamenti un tempo ritenuti inesatti in realtà sono storicamente plausibili. Mi piacciono anche, e concludo, certe Solido serie 100 con scatola tardiva, quando avevano iniziato la loro carriera ancora con la scatolina senza rhodoid. Giusto per fare qualche esempio, eh. Ma ritornando ai nostri giorni, quelli che si ostinano a mettere uno accanto all’altro decine di Spark tutti uguali (ma potrei citare anche Make-Up, forse quelli sono ancora più picchiati in testa) proprio non li capisco.

      "Mi piace"

  8. Non le ricerco, e non solo per motivi economici, ma è vero, le varianti negli obsoleti ci possono dire molto della storia del marchio, le decine di varianti attuali sono rarità costruite a tavolino.
    Comunque, alla fine della fiera, queste discussioni sono estremamente interessanti, spero davvero che il blog possa continuare così.

    "Mi piace"

  9. Quello che ha scritto David sulle varianti, mi ricorda un po’ certe referenze rally di HPI: con i fari supplementari, senza fari supplementari, con i cerchi da terra/neve o con quelli da asfalto.
    Dato che sono un bambino di 52 anni, non si sarebbero potuti mettere questi particolari a parte dentro lo scatolino?
    Così che il collezionista potesse cambiare configurazione a piacimento?
    Ecco dei Dinky e dei Corgi mi manca questo aspetto giocoso.
    Ma qui vado veramente fuori tema.
    Buona serata

    "Mi piace"

    1. L’aspetto giocoso dei Dinky e soprattutto dei Corgi Toys secondo me è dato soprattutto dai colori, dagli accessori e dalle scatole, compresa la parte interna di alcuni di essi, con i loro suggestivi disegni, nonché dai numerosi e fantasiosi gadget di cui erano dotati.
      E’ una caratteristica che manca a quasi tutti gli altri marchi. Per esempio i Politoys M. Nella seconda metà degli anni sessanta erano tra i migliori in assoluto, quasi lo stato dell’arte dei die cast, però erano presentati in confezioni eleganti, ma “serie”, niente accessori, i cataloghi recavano una foto ritoccata dei veicoli veri senza disegni d’ambiente. L’aspetto giocoso non era messo in evidenza.

      "Mi piace"

  10. Marco… Siamo in due.
    Io collezione (e costruisco) anche moto, aerei, e se sul momento mi gira anche carri armati e mezzi agricoli.
    Per il gusto di costruire (no, un par di balle, le moto, ne ho anche parecchie vere, sono una passione bruciante all’esatto pari delle auto, gli aerei ad elica della seconda guerra mondiale quasi, ma ne ho fatti fortunatamente pochi).
    È qualcosa di impalpabile, una certa quota di irrazionalità c’è e ci sarà sempre, per tutti, ma di base è proprio la voglia di “possedere tutti i veicoli del mondo”.
    O anche, e qui sfondiamo un Freud aperto, di sentirsi grossi ed onnipotenti, collezionando oggettini minuscoli riproducenti belve indomabili.
    Può essere eh, le vie del subconscio sono infinite, qualcuno ci ha mai pensato?

    "Mi piace"

    1. Le origini del collezionismo sono un tema interessante, di cui si sono occupati già psicologi e psicanalisti. Queste ragioni possono essere sicuramente giuste. A queste aggiungerei forse un atavico gusto per la caccia, che spiegherebbe anche la prevalenza dell’istinto collezionistico nei maschi piuttosto che nelle femmine. Forse anche un bisogno di avere davanti a sé una realtà da controllare e manipolare a proprio piacimento, cosa che è possibile fare con una raccolta, fosse di modelli, di francobolli o di soldatini. Mi convincono meno – forse anche perché più scontate – altre interpretazioni, tipo quelle sui “vuoti da colmare”. Più che di vuoti da colmare parlerei di emozioni molto antiche da ritrovare. Del resto i modelli sono oggetti in grado di portarti nel tuo personale passato procurandoti emozioni forti che tra poco manco l’LSD riuscirebbe a farti provare. Sono una vera e propria macchina del tempo.

      "Mi piace"

  11. Mai pensato a questo, però, tra i tanti, mi piacciono molto anche veicoli come i dumper da cava o le autogru telescopiche, a proposito di belve indomabili. Ogni tanto vagheggio di mettere le mani su di una Liebherr LTM 11200 NZG (il prezzo di listino finora me lo ha impedito, ma mi pare che ora si trovi a prezzi se non umani, un po’ meno proibitivi).
    Quindi chissà che tra i meandri del mio subconscio, ben nascosta, non ci sia anche questa motivazione..

    "Mi piace"

    1. Nota a latere: da qualche parte è stato scritto che nella maggior parte dei casi si colleziona per portarsi in casa (e a casa!) riproduzioni di auto che non potremo mai avere nella realtà. E’ vero. Anch’io ho iniziato con questo spirito. Ma collezionare significa inevitabilmente acquisire prima o poi anche il gusto del modello. Ed è con questo spirito che nessuno si sognerebbe di mettere i tergicristalli fotoincisi alla prima GTO factory built di AMR. Voglio dire che il fascino, o meglio la fascinazione, dell’auto vera restano, ma subentrano più o meno direttamente altre suggestioni, come il gusto dell’oggetto riprodotto, legato a doppio filo con l’interesse nei confronti della sua storia, ovvero nei confronti di chi l’ha ideato, creato, montato e financo commercializzato. Il collezionismo è un’integrazione proficua tra queste due istanze: la passione dell’auto e la passione per il prodotto in scala.

      "Mi piace"

  12. Assolutamente si, e lo conferma il fatto che io l’interesse per certe macchine (vedasi le Ferrari GT degli anni ’50-’60) l’abbia sviluppato sospinto dall’interesse per i modelli.
    Tradotto in volgare: io, assai onestamente, della 250 GTO o della Tour de France, prima di imbattermi nei modelli AMR o MRF me ne sono sempre altamente fregato.
    Non che non mi piacessero eh, ci mancherebbe altro, solo che in cima alla mia personale wishing list automobilistica c’era, e c’è tutt’ora volendo, dell’altro.
    È veramente un concetto difficile, particolare e parecchio introspettivo quello legato al collezionare modelli, effettivamente anche il senso primordiale della caccia non l’avevo considerato ma trovo che sia molto calzante e appropriato.

    "Mi piace"

Lascia un commento