Le Alfa Romeo 33 competizione di Solido

testo di Riccardo Fontana / foto di Riccardo Fontana e David Tarallo

La Solido è stata qualcosa di assolutamente irripetibile e fondamentale nella storia dell’automodellismo, e ha avuto negli anni ’60 e ’70 il suo periodo di maggior fulgore: ciò che maggiormente la distingueva dagli altri “big” dell’epoca, principalmente Dinky e Corgi, era la grande attenzione che riservava alle vetture da competizione, soprattutto alle sport-prototipo che animavano la 24 Ore di Le Mans e il Campionato del Mondo Marche, la vera classe regina delle corse di quell’epoca.

Solido, con l’estrema fedeltà di riproduzione che la contraddistingueva, era un cardine per ogni collezionista e, più in generale, per ogni ragazzino appassionato, perché all’epoca difficilmente le due cose si discostavano troppo.

Da buona protagonista delle corse di durata, l’Alfa Romeo 33 non poteva assolutamente sfuggire alle mire della casa di Vélizy, che infatti l’ha riprodotta in due versioni nel corso degli anni.

Due versioni che, con facilità, avrebbero potuto essere quattro, ma andiamo con ordine e dipaniamo il tutto con calma: la prima 33 marchiata Solido compare a catalogo a maggio del 1971, ed è la 33/3 V8 lunga di Le Mans 1970, numero 187, e cioè una delle ultime meravigliose esponenti della nobile Serie 100, come dire The Dark Side of The Moon per il Rock.

La vettura prescelta, col la numero 37, sembra ispirata a quella che disputò i test preliminari, quindi senza il colore blu.

Il modello ha avuto molta fortuna, come pressoché ogni modello della Serie 100.

Salto temporale: a marzo del 1976 arriva il Solido numero 41, facente parte della Serie 10, relativo alla 33 TT12, fresca campionessa del mondo marche 1975 col WKRT di Willi Kauhsen.

Per dirla con Arturo Merzario, che di quell’iride Alfa fu il più fulgido alfiere, Wurstel & Krauti Racing Team…

Modello molto ben fatto questo numero 41, caratterizzato da buon Solido della golden age dalla riproduzione del motore, messo in bella evidenza dal cofano posteriore apribile (tutte caratteristiche in comune con la 33/3 di LM ’70 numero 187).

Anche questo modello fu un grande successo di vendite, sia come montato che come kit: in quegli anni infatti Solido iniziava a strizzare l’occhio al mondo dei modelli in scatola di montaggio, solitamente delle referenze di normale produzione arricchire da ottime decals utili a realizzare versioni diverse (e solitamente più esotiche, in numero di tre per ogni modello) delle vetture già riprodotte nella serie montata.

Un trait d’union tra il “vecchio” mondo dei diecast e l’allora nascente mondo degli speciali, e dai re incontrastati dei modelli da competizione non ci si poteva aspettare altro. Questo per ciò che riguarda i modelli effettivamente arrivati nei negozi e “sulle tavole” degli appassionati ma, come dicevamo, c’è stato di più.

Nel catalogo Solido del 1973, alla voce novità, ecco infatti comparire un bel disegno  relativo ad una 33/3 in versione Le Mans 1972, che avrebbe dovuto avere il numero di catalogo 19, e qui inizia a correre la Fantasia, quella con la F maiuscola, finendo poi per posarsi sul catalogo dell’anno successivo, in cui la stessa referenza 19 era diventata una sfavillante 33 TT12 in versione 1973, rimasta pressoché inedita per anni e anni, fino all’avvento della bellissima riproduzione firmata Madyero.

Riguardando le pagine di questi vecchi cataloghi Solido, bellissimi e coloratissimi, non si può fare a meno di pensare a cosa sarebbe stato se tutto ciò che veniva annunciato fosse effettivamente stato prodotto, e se vorrete seguirci proveremo a raccontarvelo di volta in volta.

Una opinione su "Le Alfa Romeo 33 competizione di Solido"

  1. I modelli di carta, quelli annunciati sui cataloghi, ma mai commercializzati, sono molti. Per rimanere in casa Solido ricordo una Mercedes 350SL e una Renault R16TX, ma se ne trovano presso molte altre firme. Per esempio, chi ricorda la Pininfarina Sperimentale Modello “X” (quella con le ruote a rombo) della Mercury? Nel 1972 aveva tanto di numero di catalogo (312) , lunghezza indicata in 88 mm, sospensioni e cofano motore apribile, ma non vide mai la luce.
    Sarebbe un argomento molto interessante da approfondire. Chissà se in qualche caso furono prodotti degli esemplari pre-serie?

    PS L’ Alfa Romeo 33-3 1973 fu all’epoca riprodotta in resina dalla DRS Manou, la cui gamma, in un certo senso, completava il catalogo Solido, tanto che spesso veniva fornita solo la scocca da adattare su di un telaio Solido.

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