La collaborazione fra il negozio parigino Modélisme e Yves Evrat è stata già messa in luce con ampio dettaglio nel blog dell’Autojaune (link: https://autojauneblog.fr/tag/yves-evrat/ ), ragion per cui non è necessario tornarci sopra, neppure per sommi capi. Più che altro, in queste poche righe, ci preme ribadire la rarità di questi modelli ma anche la loro importanza storica. Usciti agli inizi degli anni settanta, rappresentarono uno degli anelli di congiunzione fra la produzione diecast e le serie artigianali.



E in quanto artigianali, la distribuzione fu sempre molto confidenziale. Massimo Martini ricorda di averli presi direttamente a Parigi, e la foto in apertura ritrae i quattro modelli in suo possesso (ne mancano due per completare la serie). Tra l’altro, confrontando diversi esemplari della versione Sonauto 1000km di Spa 1971, si scopre che Evrat montò tanto lo specchietto tradizionale della 908/2 Flounder quanto l’elemento più alto che poggiava su un treppiede.


In realtà la vettura a Spa aveva entrambi gli specchietti, curiosamente sovrapposti, forse per garantire ai piloti una miglior visione nei saliscendi del circuito belga. Chissà con quale criterio venne scelto prima un tipo di specchietto, poi un altro: scarse foto in appoggio? Certamente all’epoca l’accesso alla documentazione non era facile come al giorno d’oggi e spesso i modellisti erano costretti ad arrangiarsi con qualche sgranata immagine in bianco e nero trovata su riviste e su libri difficili da reperire. La scelta di riprodurre la versione di Spa e non quella di Le Mans merita forse un’ulteriore osservazione: la numero 28 della 24 Ore era stata già riprodotta da Raymond Daffaure nell’inverno 1971-72.

Per inciso, Daffaure aveva fabbricato anche alcuni esemplari generici, ossia con i semplici tondi bianchi senza numeri. Forse Yves Evrat aveva voluto evitare inutili doppioni, puntando comunque su una gara di prestigio come la 1000km di Spa. Del resto non è escluso che ci siano in giro degli Evrat con il numero 28, realizzati su richiesta specifica di qualche cliente. La produzione Evrat era molto ricercata all’epoca e certamente la domanda superò sempre l’offerta. Si trattava di modelli in resina, dipinti a pennello (la livrea della Porsche Sonauto è un pezzo di bravura), con decals certo un po’ raffazzonate e prese qua e là ma in quel periodo non ci si badava troppo. Le ruote erano di derivazione Safir, esattamente come lo sarebbero state quelle della Porsche 917/20 Pink Pig Le Mans 1971 di AMR, uscita un paio di anni dopo.

Una opinione su "Qualche nota sulla Porsche 908/2 di Evrat-Modélisme"