di Riccardo Fontana / foto Media Ferrari
Quest’anno, proprio perché i “tifosi” ed i “giornalisti” italiani sono sempre estremamente restii a smentirsi esibendosi in comportamenti sensati, lo sport nazionale è il “tiro al Leclerc”, reo di essere inconsistente, di non tenere fede alla sua nomea di Predestinato, costruita forse troppo in fretta da quella stessa infame casta mediatica che ora gli aizza contro un popolino di imbecilli analfabeti – ma tuttologi – senza qualità.
Il giornalista è un lavoro di… Beh, è materiale organico, mettiamola così, e lo dico pur essendolo, ben conscio del livello medio di ciò che la categoria abbia da offrire là fuori.
“Leclerc picchia, Leclerc sbatte, Leclerc è inconsistente”.
Leclerc, con un minimo di equilibrio, è nella stessa non invidiabile situazione in cui versava Gilles Villeneuve nei suoi anni: un supercampione mortificato dalle prestazioni di auto quantomeno discutibili, costretto a rischiare l’osso del collo per spremere l’inspremibile da un contesto surreale: le due pole di Monaco e Baku del 2021 di Leclerc con l’SF-21 probabilmente non valgono le due vittorie di Monaco e Jarama di quarant’anni prima del Piccolo Aviatore con una macchina col telaio in tubi e pelle collaborante, ma sono quanto di più simile la storia recente della F.1 abbia da offrire.
Parimenti si glorifica Verstappen: “non sbaglia mai, è un computer, è infallibile”.
Eh già: non sbaglia mai Verstappen, adesso.
Adesso, perché “prima” era un po’ diverso: dal 2016 al 2020, pur senza mai (sottolineo: mai) avere avuto per le mani una macchina palesemente inferiore come le Ferrari del 2020, 2021 e 2023 (ed anche le altre non è che fossero propriamente dominanti), ha distrutto una quantità di macchine più che rispettabile, per un paio di stagioni (2017 e 2018) è stato l’incubo nella veglia di Sebastian Vettel, che si divertiva a lanciare fuori pista ogni volta che ne avesse occasione, e si è guadagnato il poco lusinghiero nomignolo di “Versbatten”, a sottolinearne l’estrema consistenza in corsa.
È facile essere “perfetti ed infallibili” quando puoi guidare con un dito nel naso: è facile per Verstappen nel 2023, era facile per Schumacher nel 2002 e nel 2004, era facile per Prost e Senna nell’88, per Mansell nel ’92, per Vettel nel 2013, per molti lo è stato, ma quando devi emergere con mezzi inadeguati, giocoforza, l’errore è sempre dietro l’angolo.
Sempre.
Poi c’è Salvato’ da Polignano a Mare, aspirante (sostanze proibite) Team Principal Ferrari che la sa più lunga, ma è un altro discorso.
Ecco, i media classici amplificano questa tendenza cialtronistica delle masse, la cavalcano, giocano su quella tendenza odiosa e meschina che è il “clickbaiting”, il titolone fuorviante o troncato per convincere i “poveri scemi” a cliccare.
Ebbene, questo non è giornalismo, è una spirale che non solo non fa informazione, ma che concorre a precipitare ancora di più le masse in una spirale di analfabetismo funzionale e perniciosità.
E parliamo solo di Motorsport, lo stesso vale per argomenti ben più seri come la società e la politica, con effetti ben immaginabili.
L’equilibrio, l’onestà e la memoria dovrebbero essere alla base di tutto, e troppo spesso la mia categoria sembra dimenticarsene.
Più o meno scientemente.

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