Di paralogismo in paralogismo

Con la rubrica “Corti circuiti” (chissà se c’è un richiamo ai nostri beneamati autodromi?) inauguro una serie di brevi interventi che metteranno in luce una serie paradossi e artifici che il sistema di comunicazione giornalistica mette in atto, quasi sempre in malafede, per rafforzare certe idee e screditarne altre.

Schemi di questo tipo si ritrovano sistematicamente, tanto per fare qualche esempio, sugli editoriali e sulle risposte alle lettere dei lettori dei vari Gramellini, Cazzullo o Severgnini sul Corriere della Sera. Qualche tempo fa, proprio Cazzullo rispondeva piccato alle critiche mosse al suo giornalone dalla Verità di Belpietro. Senza neanche citare io nome della testata (artificio retorico) ne metteva però in evidenza, come argomento principale, la sua scarsa diffusione. Io scrivo su un giornale letto da milioni di persone, quindi i miei pareri sono più autorevoli o più degni di fede. Anziché smontare le argomentazioni contrarie con elementi validi, si vanno a cercare “punti deboli” laterali, sperando che attecchiscano nelle menti poco allenate dei lettori. Come se la verità (o almeno un concetto da prendere in considerazione) dipendessero dalla loro diffusione. Spesse volte accade proprio il contrario ma non spingiamoci verso quello che potrebbe sembrare un voluto paradosso.

Lascia un commento