Lotus, essenza di guida

testo e foto di Roberto D’Ilario

Mi capita spesso di perdermi in riflessioni automobilistiche che mi allontanano dalle tendenze attuali tanto che il groviglio di emozioni, sensazioni e pensieri mi attanagliano stomaco e cervello. Una matassa difficile da dipanare aggravata dalla certezza di essere alieno da questa realtà. Sono da reparto psichiatrico? No, non credo, nulla di grave, si può curare e oggi la mia medicina è provare a scrivere qui alcuni dei miei pensieri.

Lo spunto è stato il raduno organizzato in Abruzzo dal Club Lotus Italia dove mi sono recato per catturare qualche immagine, salutare gli amici e respirare un profumo vivificante.

Le Lotus sono un mondo a parte. Guardarle lì tutte allineate con le loro forme sinuose e colorate è una gioia per gli occhi. Sembrano giocattoli, modellini per bimbi grandi ma pronte a ruggire al primo giro di chiave. Piccole e simpatiche ma cattive, pronte a pungere alla prima occasione. Terribilmente affascinanti. Fedeli a sé stesse da sempre, leggere, semplici, scarne ed essenziali, c’è solo quello che serve per godere della guida. Anche senza potenze esagerate, guidarle è come entrare in un mondo parallelo, ti regalano emozioni e sensazioni oggi purtroppo quasi introvabili altrove. È tutto diretto ed immediato, fulmineo e senza filtri. Sterzo duro, cambio contrastato, nessun ABS, nessun aiuto elettronico, abitacolo caldo e rumoroso, rigide che senti anche i sassolini, scomode per entrare ed uscirne. Inutilizzabili in città dove, a causa delle dimensioni lillipuziane,  rischiano  di essere schiacciate dai giganteschi elettrodomestici semoventi, sono poco sfruttabili, irrazionali inutili e anacronistiche… sì tutto vero però… però… appena la strada si dipana davanti a te scatta la magia e ti spunta un gran sorriso; di colpo tutto torna al suo posto, tutto ha senso e motivo di essere così com’è, il piacere di guidarle ti manda al manicomio, ti porta in una dimensione altra, il corpo si fonde con l’auto e l’asfalto, tutto fluisce senza sforzo e la strada danza con te che ormai sei diventato Re del mondo con la tua Principessa meccanica.  L’essenza è tutta lì, nelle sensazioni irripetibili che ti restano dentro.

Il caleidoscopio intorno a me continuava a muoversi allegramente ma di colpo si è ripresentato il Tarlo, il mio Tarlo persecutore e un nuovo pensiero prende il sopravvento: l’amara realtà è che questo mondo è finito, anche le Lotus sono finite perché le prossime saranno elettriche. Orrore! Grandi, pesanti e persino SUV con millemila inutili CV/kWh. Eresia! Anche la Lotus, ora cinese, ha tradito la sua storia cedendo ai dettami del nuovo trend voluto dai cosiddetti “governi”, dalle leggi del mercato o dai gusti dei nuovi consumatori. Emozioni svanite, purezza di guida scomparsa. “…eh, ma il futuro… la sicurezza… la tecnologia… la comodità… lo schermo da 99 pollici…”.  No, non mi va, non posso digerire anche questa. Mi dicono che sono talebano, estremista, ancorato al passato, anti-progresso, che rifiuto la tecnologia e le nuove tendenze: beh, non me ne importa nulla. Sono della generazione nata analogica ed evolutasi nel digitale, il progresso va bene ma solo se la direzione è a favore dell’uomo, l’elettronica o i carburanti alternativi d’accordo, le sperimentazioni ben vengano, ma lo sviluppo non deve perdersi in teorie finto-green che ci regalano costose auto anonime piene di orpelli inutili, ingombranti e pesanti come camion e assolutamente anti-ecologiche.

Siamo affetti da gigantismo.

Negli anni ’70 i progettisti sfornavano studi di auto piccole, leggere ed economiche per le città sempre più congestionate. Dove sono finiti questi progetti? Perché la tendenza è andata in senso opposto? Soprattutto, che senso ha tutto questo? Risposte non ne ho, per ora cerco di godermi gli ultimi scampoli di guida pura e se mi capita a tiro una Lotus non me la faccio scappare. Sono preistorico, lo so.

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