CMC e il presepe più costoso del mondo

Non sono mai stato un estimatore di CMC. Scusate la bestemmia ma li considero dei Norev di lusso. Lo so che esagero ma era per rendere l’idea. Sempre cinesate sono, e non serve nobilitare un po’ la produzione pubblicando foto degli “atelier”, peraltro popolati da schiavi che potrebbero indifferentemente stare montando gatti della felicità in plastica o stare dipingendo copie illegali dei giocatori del Subbuteo. Non serve. Non nobilita. Anzi, schifa pure anzichenò. E guardate che non è il discorso della volpe e l’uva. Semmai è il discorso della volpe che dice che l’uva non è buona per fare il vino che vorrebbe. Ognuno hai i suoi gusti e le sue priorità. Se avessi un magazzino pieno di CMC mi comporterei come se avessi un magazzino pieno di Tesla. Anzi, nel secondo caso mi spiccerei in tempo ancora minore ma ci sarebbero in ballo altre ragioni.

Si vocifera che le edizioni “sporche” o “vissute” di un marchio servono per smerciare modelli che gli son rimasti sullo stomaco. Vale per Kyosho ma può valere anche per CMC. Stavolta la proposta è di quelle in grado di far tremare le vene ai polsi agli incondizionati dell’1:18, scala che peraltro, da bravo classista, considero adatta a truzzi di bassa lega (quelli che si comprano l’Arna o la 75) o a riccastri ignoranti, tipo quelli che si portano a casa la Ferrari 250 LM di Amalgam coi gallettoni alla rovescia che fa tanto snob. Via i primi (non ce li vedo a ficcarsi nel tinello una roba come quella di cui sto per parlarvi), l’obiettivo primario di questa edizione “esclusiva” di CMC sono i secondi. Un bel dioramone – in trenta pezzi trenta già esauriti – riproducente un vecchio camion Mercedes in stato di semiabbandono lungo una via periferica, magari di Berlino, Lipsia o Potsdam. Con tanto di lampioncini. Una sciccheria da mostrare agli amici ammirati o alla compagna che dopo cinque minuti telefona all’amante per un weekend all’estero.

Quasi duemila euro. Premesso che noi collezionisti siamo tutti drogati, non starò a dirvi che non li spenderei. Li spenderei eccome ma ci prenderei tutti vecchi Solido, tiè. O magari anche qualche RD Marmande. O anche un paio di Ediltoys. In ogni caso senza l’incubo della zamak che ti si sbriciola in mano, delle plastiche che fondono o della vernice che si ingiallisce.

Altrimenti potremmo definirlo un bel presepe. Pensate che ideona metterci accanto sacra famiglia, più il corredo di bue, asinello, pastori, pecorelle e magi il 6 gennaio. Salvo poi fare i “Season’s greetings” a tutti gli amichetti del gruppettino di Facebook perché augurare buon Natale è razzista, bianco e divisivo.

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