di Riccardo Fontana
Il periodo in cui stiamo vivendo è molto strano: si possono percepire un po’ in tutti i campi forti pulsioni verso cambiamenti epocali, ma l’idea è più quella di una deradicazione imposta “dall’alto” che non di un “progresso” genuino e sentito che parta dalla base, cioè dal “grosso” della popolazione.
Prendiamo ad esempio la nostra “carissima” (in tutti i sensi, e mi viene in mente l’Avvocato quando parlava di Schumacher) auto elettrica: tutto questo casino inaudito – che per inciso ci sta portando ad un passo dalla fine della libertà per come la conosciamo – non è frutto di una qualche forma di consapevolezza acquisita da parte del grosso della popolazione, né tantomeno può essere figlio di una qualsivoglia superiore competitività tecnologica (o economica) dell’auto a pile nei confronti della tradizionale auto termica, ma è un problema (altra parola non casuale) che nasce e – si spera – muore in UE, dove “dobbiamo rendere giuridica la spinta al cambiamento” (cit. Magda Goeb… Ehm, Ursula Von der Leyen).
Stessa cosa per il politically correct e l’inclusività a tutti i costi, una porcheria insopportabile vincitrice del Premio Nobel per l’ipocrisia, nata presso le élite più ricche e procrastinata da multinazionali come la Disney: non c’è film o serie TV senza una scena (a sproposito) di sesso gay, non c’è cine-comic senza un’eroina donna, magari nera, e magari anche volutamente brutta, che il body shaming è sbagliato, dissero quelli che trombano solo con delle modelle californiane bionde alte uno e ottanta, ed alle commesse obese del McDonald’s al massimo fanno la carità.
Poca però, perché il capitalismo è un valore positivo, e quindi si dessero da fare per migliorare la loro condizione.
In ultimo abbiamo la battaglia al patriarcato dalle trincee di Capalbio e dalle case di lusso: un esercito di ragazzine coi capelli fucsia, i piercing e gli anfibi, reddito familiare medio-alto se non direttamente alto, che strillano contro gli uomini ed al loro presunto predominio sulla società, dimentiche del fatto che, se di predominio di un sesso sulla società si voglia parlare, sarebbe semmai quello femminile ad averne da vendere.
Però c’è un però, e cioè che la storia ci insegna che tutti i cambiamenti non sentiti ma imposti hanno vita breve, e sono per loro stessa natura destinati a fallire miseramente, e d’altronde basta guardare fuori dalla finestra per vedere come, poco a poco, il mondo dia forti cenni di rientro nei ranghi: dalle grandi case automobilistiche che chiudono o riconvertono stabilimenti destinati all’elettrico perché non c’è una domanda tale da giustificare l’esistenza di una giga-factory (questo per chi – illuminato – argomenta con “che ci piaccia o no il futuro è quello e bisogna adattarsi”), all’amministratore delegato della Disney che, a seguito del flop colossale del loro ultimo… “Capolavoro” (The Marvels, costato 300 milioni e che si prevede arriverà ad incassare si e no 100 milioni nel mondo, un crack degno del Monte dei Paschi dei tempi d’oro) ha dichiarato che, forse, la Disney dovrebbe preoccuparsi più delle storie che del messaggio.
Il che, a fronte di un film (The Marvels suddetto) che ha un trittico di donne protagoniste di cui una nera e una brutta e particolarmente scema, e una storiella lesbo a corredo di tutto pare proprio una bella dichiarazione di resa da parte dei paladini dell’inclusività mentolata.
Si riscrive Shakespeare perché potrebbe urtare la sensibilità di chi assiste alle opere teatrali: a me, ad esempio, urta tantissimo la sensibilità chi riscrive Shakespeare.
La gente il cervello se lo lascia lavare fino a un certo punto, è tutto da vedere che qualche miliardo di bestie da soma vogliano effettivamente vivere in un mondo a misura di mentecatti, e le imposizioni possono tranquillamente essere rigettate. È nell’ordine delle cose: l’ammutinamento della Corazzata Potemkin (sì, proprio quella), era iniziato perché si voleva imporre all’equipaggio di mangiare della carne guasta su minaccia della fucilazione: qualcuno che avrà detto “il futuro è questo è ci dobbiamo adattare” ci sarà sicuramente stato, ma il risultato è stato comunque che ad essere fucilati erano stati gli ufficiali.
Per quanto riguarda questo miserabile femminismo da nuovo millennio, che non è neanche lontano parente acquisito del nobile e serio femminismo delle Streghe che lottavano per la parità dei salari e per non avere nessuno stronzo di imprenditore che, durante un colloquio, chiedesse ad una ragazza “lei ha un fidanzato? Avete in mente di avere figli?”, più che altro mi viene da ridere: non vedo perché io dovrei, in quanto uomo, sentirmi in colpa a prescindere per dei crimini altrui, e francamente vedere la sorella di una povera ragazza uccisa da un demente che incita (leggendo un gobbo, riguardare per credere) gli uomini a pentirsi in quanto uomini e il mondo a “bruciare tutto per Giulia”, mi sembra la versione di Neri Parenti e Carlo Vanzina delle femministe durante il processo ai massacratori del Circeo: tragedia da una parte, farsa spietata dall’altra.
Le ho viste sfilare a Bologna, con cartelli che parevano scritti da Syd Barrett sotto acido, con frasi del tipo “la zootecnica è patriarcato”.
Perché? A parte che, con molta malizia, si potrebbe dire che sempre di rinchiudere vacche si stia parlando, ma cosa c’entra – seriamente – la zootecnica col patriarcato? Perché non scriverci “la Fiat 500 è il Monte Rosa” su quel cartello?
Ai posteri l’ardua sentenza, comunque provate ad andare dai carabinieri a denunciare per stalking la vostra ex-fidanzata, e poi illustratemelo questo bel patriarcato, dopo che i carabinieri vi avranno riso in faccia invitandovi “a darcelo a ‘sta povera guagliona”, oppure a separarvi, con casa, figli, e mantenimento che restano alla ex-moglie anche se fedifraga (con magari il vostro “cornificatore” che viene a vivere in casa vostra coi vostri figli), e poi mi dite chi comanda veramente nel mondo, se gli uomini o le donne.
Provate, brutalmente, ad andare a cena con una di queste scombinate coi capelli viola e gli scarponi per invadere il Vietnam: quando arriverà il conto le vedrete istantaneamente trasformarsi in vedove addolorate di Corleone, anno domini 1870, altroché patriarcato.
Il problema, in fondo, è proprio questo: a fronte di un paese in cui i salari sono sempre più bassi, le pensioni sono un’opinione e non c’è più uno straccio di diritto che sia uno, si incita alla rivoluzione perché una ragazza si è tenuta uno psicopatico – che ha fatto di tutto per convincere lei e il resto del mondo di essere completamente psicopatico per anni ed anni – fino a farsi ammazzare invece di esercitare il costituzionalissimo “calcio nel culo”.
E per carità, dispiace tantissimo, ma ci sarebbero una trentina (stima enormemente al ribasso) di motivi più stringenti per “bruciare tutto”.
La natura comunque è autolivellante, basta solo vivere normalmente ed avere fede: tutto si aggiusterà da sé.

Ciao a tutti. Concordo in tutto.
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Politicamente scorretto, iconoclasta e dissacratore, antifemminista e retrogrado automobilistico, anti-progresso e non-inclusivo, mettiamoci pure negazionista che si permette addirittura di pensare com la propria testa…ORRORE… ma concordo in pieno su tutto e rincarerei anche la dose, bravissimo, siamo in pochi forse ma abbiamo ancora il cervello che funziona. Grande articolo!
RobiX
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Grazie per le belle parole, l’unica cosa in cui proprio non mi vedo, pur con tutta la buona volontà del caso, è l’essere “antifemminista”: il femminismo – di suo – è una bellissima cosa ed un valore estremamente condivisibile, è nell’ordine delle cose che le donne vogliano emanciparsi, avere parità di salari, e non avere nessuno stronzo di turbocapitalista che conta loro i chiodi nelle lenzuola prima di assumerle.
Le ragazze che presenziavano alle udienze durante il processo ai massacratori del Circeo erano un bel movimento, e lo dico davvero.
Tutto ciò, però, non ha nulla a che fare con la merda rappresentata da Barbie, dalle troniste con le sopracciglia perfette ed i peli sotto le ascelle “contro il patriarcato”, ed a qualcuna coi capelli fucsia e i tatuaggi satanisti che deve colpevolizzarmi in quanto uomo.
Dire che tutti gli uomini sono colpevoli perché un mentecatto ti ha ammazzato la sorella è, più o meno, come dire che tutte le donne sono troie perché la tua fidanzata ti ha fatto le corna con l’idraulico.
Si può provare a dirlo, ma non credo che le stesse che criminalizzano il genere maschile tutto apprezzerebbero particolarmente.
Ecco, questo mi fa schifo, e penso ad alta voce che sarebbe bene per l’umanità che certa gente scomparisse con uno schiocco di dita.
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