Old Cars e… new camions

testo di Riccardo Fontana / foto di Riccardo Fontana e David Tarallo

Dopo tanti sport-prototipi e tantissima Solido (“che palle”, inizieranno lievemente a vociare i più attenti tra i nostri lettori, ma intanto Solido l’abbiamo nominata anche qui completamente a caso, e ve la beccate in silenzio e rassegnazione) è arrivato il momento di qualcosa di completamente diverso, come ad esempio di qualche veicolo commerciale bello colorato che ci riporti agli anni ottanta ed al loro benessere, e quindi parliamo di Old Cars.

Già, Old Cars, ma perché un nome come Old Cars se il core business dell’azienda non è la produzione di auto veteran alla Rio sulle rive della Sesia ma piuttosto di Iveco Turbostar, di miliardi di (bellissimi) Daily, e di autobus e corriere tutte piuttosto contemporanee dati i tempi?

È certamente un’ottima domanda che è più che lecito porsi, ma andiamo con calma ed ordine: il marchio Old Cars nasce, per mano della famiglia Castellani, a Quarona Sesia nel 1975, ed inizialmente si dedica proprio alla riproduzione di auto veteran (o comunque d’epoca) per scopi più o meno promozionali.

Nella prima produzione troviamo delle Fiat 24 HP, delle Ford Modello T, e delle Opel Doktorenwagen, con l’aggiunta di due auto di Formula Uno degli anni cinquanta, a Maserati 250 F del 1957 e la Talbot-Lago 4500 del 1950-1951 (ndr: quest’ultima nelle foto sotto, anche insieme ad un’illustre sorella, fatta da MRF nel 1976).

Non è che si tratti propriamente di modelli esaltanti, siamo più sul livello dei Models of Yesteryears della Lesney piuttosto che su quello dei Dugu Miniautotoys, ma comunque Old Cars è nata e lotta con noi.

Quasi istantaneamente si iniziò la produzione di camion e veicoli commerciali in genere, aiutati dal fatto che proprio la Dugu – geograficamente abbastanza vicina, essendo di Varallo Sesia – stava chiudendo, ed aveva girato i suoi stampi alla nuova casa, permettendole di iniziare a produrre gli autoarticolati Fiat 130 NT, con marchio Fiat, OM o Unic che fosse, i Fiat 90 NC, e poi miriadi di camion piccoli e medi OM bellissimi, fedelissimi, ed oggi anche decisamente molto rari e quotati.

Lo stacco di livello tra le veteran e i veicoli commerciali si faceva sentire, e visto che comunque la Rio esisteva ed era in buona salute, rendendo tutto sommato di scarsa utilità l’esistenza di certi modelli, ben presto Old Cars si concentrò solo sui veicoli commerciali, con un’ovvia predilezione per il marchio Fiat – nel frattempo diventato Iveco – con cui si instaurò un rapporto di natura commerciale molto proficuo.

Si propose una Campagnola con un non so che di già visto, che altro non era se non il modello Mercury appena dismesso e rivestito con qualche cura in più e con le ruote del Daily, che fu invece la vera spina dorsale della produzione Old Cars per vent’anni.

Inizialmente, la Campagnola Old Cars era veramente assolutamente sovrapponibile alla Mercury anche come versioni: non ci vennero risparmiate neanche le giocattolosissime versioni militari, che ben poco potevano avere del modello da collezione, anche se (molto) meglio rifinite, ma col tempo si proposero delle versioni più sobrie e proprie, come le classiche di Polizia, Carabinieri e Vigili del Fuoco, che ancora alla fine degli anni novanta si sarebbero trovare bene nei negozi del nord-Italia, confermando la validità di alcuni stampi partoriti dalla Mercury in fase terminale.

Il Daily, dicevamo: uscito in contemporanea al Daily vero – quindi nel 1978 – questo bel furgoncino ha permesso ad Old Cars di vivere in discreta tranquillità, potendo essere declinato in – e non esageriamo – centinaia di versioni tutte diverse, e tutte degnissime di essere collezionate, soprattutto con gli occhi del 2024.

Cambiando la mascherina venne prodotto il Fiat Daily, l’Iveco Daily, l’OM Grinta, l’Unic Daily (per la Francia), e l’Alfa Romeo AR 8 (ecco, se già incontrare dal vivo un Grinta può essere arduo, per un AR 8 si rasenta l’impossibile), ma non solo: ogni marchio di declinato in versione corta, lunga, con ruote gemellate o no, con tetto alto o no, con finestratura o no, pick-up, a trazione posteriore semplice o 4×4 rialzato, e poi ciascuna di queste varianti fu prodotta come civile, come Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco, scuolabus, ed in migliaia di versioni promozionali commissionate dalle più svariate aziende o dai più svariati enti organizzatori di eventi, basti pensare che un Daily promozionale fu creato anche in occasione della mostra scambio di Novegro del 1981, ed è solo il primo esempio che mi viene in mente.

Ad avere la pretesa di collezionarli tutti – perché sono bellissimi, forse molto più ora che superano i quarant’anni e di Daily veri per strada se ne vedono pochi – si potrebbe riempire un appartamento e non avere comunque la certezza di aver trovato tutte le varianti, il che non è male se pensiamo alla vocazione prettamente artigianale ed alla conduzione familiare di Old Cars.

Naturalmente quando ai Daily normali si aggiunsero i Turbo Daily (ed il Turbo Grinta) Old Cars fu lesta a proporre anche queste versioni, così come fece per la seconda serie di fine anni ’80, con altre centinaia di varianti.

Parallelamente ci furono i camion, con il Turbostar a farla da padrone, e poi gli autobus, con l’Iveco 370 e tutti i suoi derivati a rappresentare pezzi di indubbia bravura, con un numero di aperture per modello che arrivò a dodici (!) ed un livello di esecuzione eccellente anche per i giorni nostri.

Si tentò, in via eccezionale, l’esperimento della scala 1:21, con un Daily (strano…) ed un Turbostar (a ri-strano…) ma restarono casi isolati, per quanto oggi questi modelli siano rarissimi e decisamente molto quotati.

Non mancarono altre produzioni, come quelle di muletti meccanici e carrelli elevatori (Fiat, stranamente), e questo fu forse il sintomo di una volontà di esplorazione di nuovi orizzonti commerciali, diversi da quelli che si erano intrapresi fino a quel momento.

A fine anni ottanta partì il filone delle bisarche della Scuderia Ferrari, che continua ancora oggi, e che ormai è l’unico punto di contatto di Old-Cars – tutt’ora esistente – con la sua vecchia produzione, visto che principalmente si occupa della riproduzione di aerei della seconda guerra mondiale, decisamente molto belli in realtà.

Ed ecco quindi la storia – a grandi linee – di un bel marchio del panorama italiano del tempo che fu (e che è) diventato “obsoleto” senza che quasi nemmeno ce ne accorgessimo, da tanto siamo stati abituati per decenni ad incontrare i suoi bei prodotti un po’ ovunque come modelli promozionali.

Il tempo passa, e noi con lui.

4 pensieri riguardo “Old Cars e… new camions

  1. Quanti ricordi e quanti strepiti per ottenere, da ragazzino, il daily scuolabus… il negoziante che pure era mio parente non voleva vendermelo perché avevo 12 anni invece dei 14 prescritti 😅

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  2. Mi pento ancora adesso di non averne presi di più a suo tempo! Ricordo un episodio, nel 1992 comprai l’ articolato 190 Turbo della Ferrari; il negoziante mi convinse all’ acquisto di un esemplare mancanti di alcuni particolari con un robusto sconto e con il suggerimento di rivolgermi alla ditta. Beh, in pochi giorni mi arrivò una busta con le parti mancanti del tutto gratuitamente! Una cortesia e una cura per il cliente difficili, credo, da trovare altrove, salvo presso la Brumm del gentilissimo Rio Tattarletti.

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  3. Come tutte le cose (clamoroso fu il caso dei motori Sachs a 7 marce, che prima che io e mio padre recuperassimo un Hercules GS 250 del ’77 quasi quasi ti pagavano per portarteli via a Novegro, e diventarono istantaneamente “merce rarissima e quotata” non appena ci servirono delle cose) iniziano a scarseggiare ed a valere dei soldi quando cominciano ad interessarmi.
    Sigh!…

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