La Perrier nella bottiglia di vetro

Dietro la stazione di Bercy c’è un passaggio pedonale che probabilmente i viaggiatori non abituali e quelli distratti non conoscono. E invece è un pezzo di città sì periferico ma che consente – seppur per i brevi momenti che separano un impegno da un altro – di immergersi in quella frenesia distratta e ordinaria del giorno qualunque. E’ pieno di bistrot neanche troppo cari, ti servono ovviamente la Perrier nella bottiglia di vetro, con la scorza di limone, e resti lì, a rimuginare, a immaginare di scrivere qualcosa, a pensare di farlo, insomma a sperare che ti venga un’idea decente perché in ogni caso se non scrivi stai male (peggio per voi).

E mi veniva in mente qualcosa di non del tutto nuovo, che riemerge puntualmente ogni volta che arrivo da queste parti o me ne allontano alla fine di un giro. Rétromobile, d’accordo, con le sue luci, con le sue contraddizioni sempre più evidenti (ne riparleremo), con tutti i personaggi perfettamente calati in una città che non potrebbe essere un’altra. Ti ritrovi nello zaino alcuni Solido, come sempre, con le loro scatole che sembrano scalcinate anche quando sono quasi nuove (ecco, il quasi nuovo è un tema tipicamente francese: in altri posti una scatola con due o tre sbrecciature è da scartare, qui è quasi nuova).

Quasi nuovo con un paio di R4 Fourgonnette che ti ficcano in testa Quand on arrive en ville di Balavoine per tre ore oppure una R14 con tanto di quel giallo da bloccare le porte. Quasi nuove. E una Ferrari 512S, anch’essa quasi nuova, da portare a qualcuno che l’aspettava da tempo (22 euro, se la trovate a meno fatemelo sapere).

Immaginavo. Mi figuravo i collezionisti che arrivavano qui col treno, da Milano, da Firenze, da Roma e compravano i serie 1000, quelli che in Italia non li importavano. O ancora più indietro nel tempo, negli anni ’70, andavano alla BAM a prendere le elaborazioni di cui avevano sentito favoleggiare dagli amici o magari di cui avevano letto sui fogli ciclostilati di MA Collection. Oggi quella casualità non esiste più. La diversità è imposta e non è più il felice passo laterale dell’azzardo che contraddistingueva non solo il collezionismo ma in genere i viaggi, le relazioni, le esperienze. A Rétromobile c’è chi compra gli Spark. Per carità, anche comprare uno Spark alla Spark può essere fonte di emozione collezionistica, eh.

Io non condanno nulla. Ma di fronte alla Perrier nella bottiglia di vetro ci sta meglio la Renault 14 gialla di Solido, col suo fondino traslucido che era già imbarcato da quasi nuovo.

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