
Franz Carl Weber è una catena di negozi di giocattoli e modellismo notissima in Svizzera e fa parte direi dell’immaginario collettivo del Paese. Da ragazzino, nei miei frequenti viaggi a Lucerna e nel resto della Svizzera centrale negli anni ’80, per me FCW significava le piste elettriche Faller Aurora AFX e i camion Tekno.
Ancora oggi, quando vedo uno di quei coloratissimi Scania e Volvo, il ricordo va alle pile di scatole arancioni e azzurre nel grande negozio a due piani di Falkenplatz a Lucerna, dove vi era anche un incredibile gioco elettronico a moneta col giro del Nürburgring, austero e fascinoso. Roba seria, mica il Game and watch o lo Schiacciapensieri Polistil. Ricordi che ti accompagnano per una vita senza lasciarti più.


Modellisticamente, la Svizzera è sempre stata affascinante ma non è mai stato facile reperire gli indirizzi e i contatti giusti. Nel mondo degli speciali potrei citare per un passato ormai abbastanza lontano Mario Pasquier (S.M.S.) oppure Rolf Müller di Romue Models, a parte ovviamente il notissimo Michel Sordet (MA Collection) o il negozio ginevrino Amacher; oggi c’è GCAM ma con Internet è tutto molto più semplice.
Nel settembre del 1996 mi trovavo a Lugano per il convegno annuale degli Svizzeri all’estero. Da Paradiso, ogni mattina, arrivavo verso il centro e, abbastanza poco interessato ai laboratori che si svolgevano nel corso della giornata, la testa andò quasi automaticamente alla possibilità di reperire qualche modello “locale”.

In tutti i paesi del centro-nord Europa c’è una cultura radicata per l’1:87 (l’H0 dei treni) e le principali case produttrici presentano di anno in anno edizioni limitate per i vari mercati. La Svizzera non fa eccezione, potendo anche contare su una profonda tradizione fermodellistica.
In quel periodo la catena FCW, che era stata acquisita nel 1984 da Denner, aveva due filiali anche in Ticino, a Lugano e a Morbio Inferiore, destinate ad essere chiuse pochi anni più tardi, nel 2002.
Quello di Via Nassa a Lugano era un bel negozio, non come quelli che trovavi nella Svizzera interna ma comunque molto fornito e attraente. Piantai al centro congressi la signora ultra-ottantenne che avevo accompagnato in auto da Firenze (che si dimostrò peraltro molto comprensiva e divertita all’idea che un giornalista venticinquenne se ne andasse in giro alla ricerca di “macchinini”, come li chiamava lei) e parcheggiai, con parecchia fortuna, poco lontano dal FCW. Chissà se in fondo in fondo sognavo di ritrovare alcuni Tekno il cui ricordo era ormai qualcosa di abbastanza distante. Niente Tekno, dovetti accontentarmi di alcune edizioni fatte per la Svizzera dalla Brekina in 1:87. Del resto anche quelle avevano il loro fascino: riviste come Modelauto Review, attente a queste tematiche, pubblicavano puntualmente le foto di queste novità in serie limitata per i vari importatori. Quella era l’Europa ancora lontana, delle partite di coppa ascoltate in AM, dei viaggi con i Travellers Cheques e delle telefonate una volta alla settimana (nel frattempo potevi anche essere rimasto ucciso in un attentato dell’IRA, se ne sarebbero accorti quando sarebbe stato il momento; quanta fretta perbacco).

La sorpresa fu tutto sommato gradevole: tre edizioni per il mercato svizzero, fra cui un VW T2 furgone nella livrea Migros, che più svizzera non si poteva. A distanza di trent’anni si è conservato anche il sacchettino di plastica che penso sia tutt’altro che biodegradabile. Ecco cosa volevano dire quando minacciavano che tra duemila anni ci saremmo ritrovati i tappi della Fanta in fondo al Mediterraneo.
E a proposito di plastica, i modelli stessi se la passano magnificamente, senza una piega. Hop Schwyz.
