Con la prima giornata di verifiche tecniche il prossimo 7 giugno ha inizio il lungo percorso che porterà alla 24 Ore di Le Mans, che prenderà il via sabato 15 giugno. La gara di quest’anno si annuncia ricca come non mai, con numerosi costruttori in grado di puntare al successo assoluto. E se le cifre spesso non sono sufficienti a spiegare la storia, ogni tanto è comunque utile citare qualche dato interessante o per lo meno curioso.

Il record sulla distanza è uno dei dati in grado di impressionare maggiormente, perché fornisce subito uno degli aspetti fondamentali di ogni singola edizione. Il primato stabilito nel 1971 dalla Porsche 917 K di Helmut Marko e Gijs van Lennep (km 5335,313 alla media di 222,304 km/h) rimase in piedi per una quarantina d’anni, finché nel 2010, in una gara senza pioggia e con poche interruzioni, l’Audi R15 plus TDI LMP1 di Timo Bernhard, Romain Dumas e Mike Rockenfeller (foto di apertura e qui sopra) riuscì a percorrere 5410,713 km, alla media di 225,228 km/h.
E’ chiaro che comparare record stabiliti su circuiti via via modificati nel tempo è un esercizio abbastanza accademico, ma tali confronti possono essere indicativi in termini assoluti, poste tutte le debite premesse.
Il giro più veloce in gara appartiene invece a Mike Conway che nel 2019, al volante della Toyota TS050 Hybrid di classe LMP1, fece segnare il tempo di 3’17″197 alla media di 248,600 km/h (foto sotto).

Nelle qualifiche, il miglior tempo risale al 2017, ed appartiene a Kamui Kobayashi (Toyota TS050 Hybrid LMP1), in 3’14″791 alla media di 251,882 km/h (immagine sotto).

