Modelli del passato: Porsche 911 1973

Si è scritto spesso su PLIT che le variazioni sul tema Solido sono praticamente infinite e il discorso è ancora più evidente se si pensa a qualche modello in particolare, che ha costituito la base di tante collezioni tra gli anni ’70 e i primi ’80. La numero 24, uscita a 1973 inoltrato, riproduceva – come tutti sanno – la Porsche 911 Carrera RSR 2.8 da competizione. Fu una specie di avvenimento: com’era suo solito, la casa francese si limitò a una sola versione scria-scria, seppure piuttosto bella (la vettura psichedelica del Tour Auto) ma elaboratori, produttori di decals, transkit e carrozzerie speciali in resina si mobilitarono quasi subito, tanti erano i soggetti che l’apparizione di quel modello ispirava.

Mi è capitato di trovare di recente in Olanda questo pezzo abbastanza particolare. Si tratta di una Porsche 911 S del 1973 ricavata, appunto, dalla Solido numero 24. Direi che tutta la storia di questo modello è riassunta sull’etichetta scritta a mano in bella grafia e incollata al fondino su un’area fresata e completamente piatta. L’elaborazione è datata “6-75” (giugno 1975) ed è opera di Dale W. King per Gene Parrill – si veda la foto a destra.

Ora, né l’uno né l’altro sono degli sconosciuti, anzi. Gene Parrill fu il fondatore a Caosta Mesa, California, di Precision Miniatures. Era il 1977 e Parrill aveva già rilevato, da alcuni anni, Replicars, ossia il primo negozio di automodellismo americano specializzato in vendita per corrispondenza. Rapidamente la ditta – ribattezzata “Marque Products” da Parrill – divenne una delle due o tre realtà leader del settore negli States.

La 911 che vedete nelle foto è un’elaborazione fatta per Parrill da Dale W. King, abile modellista che avrebbe realizzato anche alcuni master per la stessa Precision Miniatures, fra cui la Porsche 718 RSK (numero 004) e almeno un’altra Porsche1.

La parte più notevole dell’elaborazione comprende l’eliminazione del paraurti da competizione presente sulla Carrera di Solido e ovviamente l’asportazione dello spoiler posteriore a coda d’anatra. Le ruote sono state “svuotate” e sul fondo del cerchio è stata applicata una rondella di alluminio sui cui si sono incollate le cinque razze, fabbricate probabilmente in alluminio con l’aiuto di una dima.

Il colore prescelto è un nero profondo, dato con tutta probabilità a bomboletta nitro. Alcuni tocchi di colore, come il nero opaco degli interni e l’arancione delle frecce anteriori, hanno completato l’opera. In quel periodo, King realizzava spesso elaborazioni di modelli Porsche. Ho trovato anche una 917 PA su base Politoys molto bella, di cui vi parlerò in un’altra occasione.

In rete potrete trovare lavori di King molto più recenti, fra cui diverse autocostruzioni in scale grandi2.

Come sarà finita in Olanda questa 911? L’elaborazione era per la collezione di Parrill oppure era stata eseguita per il negozio Marque Products? Difficile, se non impossibile, ricostruire il percorso di questo modello in quasi cinquant’anni di vita. Resta, al di là di tutto, la testimonianza di un’epoca che vide i modelli Solido al centro di tanta parte dell’attività modellistica. Del resto, lo stesso Parrill racconta che l’idea di collezionare modelli 1:43 gli venne dopo aver trovato in un negozio la Porsche RS numero 134.

  1. Non sarà forse inutile ricordare che i master dei primi due Precision Miniatures, la Porsche RSK Formula 2 1958 e la Porsche America Roadster 1952, furono opera di John Day. ↩︎
  2. Si veda, anche per alcuni lavori in 1:43, https://gpma.org/index.html/. ↩︎

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