Elogio della banalità?

testo di Riccardo Fontana / foto di Riccardo Fontana e David Tarallo

La serie Gam 1 di Solido – che nell’ambito della Serie 10 è una vera e propria serie nella serie – è costituita da modelli strani per gli standard Solido, quasi estranei alle usanze solite della casa di Vélizy: molte vetture stradali contemporanee, dalla Volkswagen Golf alla Ford Fiesta passando per la Renault 12 Break e la Renault 4 Fourgonnette, un plateau decisamente inconsueto per una marca che aveva fatto delle vetture da competizione il proprio cavallo di battaglia per quasi vent’anni.

Quale che fosse la ragione di tale “invasione” di auto popolari – che poteva andare dal tentativo di rimpiazzare la Dinky ormai morta all’idea di tastare nuovi mercati, come ad esempio quello inglese – i modelli proposti erano sì belli, ma a tratti potevano sembrare meno attrattivi del solito, e sicuramente appaiono molto più belli oggi a quasi cinquant’anni di distanza di quanto non fossero alla loro uscita, anche se spesso la loro importanza non ha risieduto tanto nel modello base, quanto piuttosto nella base che hanno costituito per miriadi di elaborazione casalinghe o per il lavoro – più strutturato – di molti valenti artigiani.

Uno degli esempi forse più eclatanti di modello di per sé anonimo ma comunque importante per mille motivi (e che motivi) è sicuramente costituito dalla Ford Escort, uscita nel corso del 1976 con la referenza 45.

Un modello semplice ma abbastanza esatto (al netto di un muso dalla forma discutibile) riproducente un’auto – l’Escort 1300 L stradale – abbastanza anonima, e pertanto decisamente poco interessante, almeno all’apparenza.

Già, perché la (relativamente) inspiegabile decisione di Solido di non riprodurre direttamente la versione RS da rally (seguita dall’ancor più infelice decisione di ricavare una versione rally aggiungendo le decals ed un paraurti coi fari supplementari alla stradale, e qui si potrebbero aprire degli universi, che non aprirò per non apparire sgarbato) per concentrarsi sulla stradale “da padre di famiglia”, ha dato il via a tutto un filone di bellissime elaborazioni su base stradale, con firme come CG-Hobby e Tron a farla da padrone.

In cosa consistevano questi transkit? Principalmente in pochissimi particolari da aggiungere al modello base: quattro codolini riportati, un alettoncino, uno spoiler anteriore, l’antenna, a volte un archetto, quattro cerchi Minilite con gomme racing, ed un foglietto di decals relativo a questa o a quella versione: perfettamente aiutati dall’estrema popolarità (e dalle moltissime livree ufficiali e non) delle Escort RS 1.8 nei rally di quegli anni, Tron e CG-Hobby sfornarono centinaia di varianti di questi transkit, e ne vendettero letteralmente a migliaia (nella gallery in basso, una selezione di transkit CG-Hobby ancora sigillati, n.d.r.).

Un limitato investimento economico, sovrabbondanza di basi, appeal del modello finito (perché diciamocelo: tanto poco “diceva” l’Escort standard, quanto incredibilmente esaltante era quel mostro urlante che era l’RS 1.8, con quel Cosworth BDA preso direttamente dalle F2 che aveva più CV del Dino della Stratos in versione 2 valvole e la faceva andare di traverso a ruote alzate anche in rettilineo) ed il gioco era fatto: moltissimi collezionisti si cimentarono nell’elaborazione di una o più Escort, e moltissimi di quei modelli sono arrivati in buone condizioni fino ai giorni nostri, con la loro aria un po’ da specialini d’altri tempi che li rende così incredibilmente affascinanti.

La magia dei Solido è anche questa: non risultare mai inutili, e soprattutto non essere mai scontati, mai banali, anche nei casi apparentemente senza speranze.

Una opinione su "Elogio della banalità?"

Lascia un commento