C’è chi pensa che la Ferrari 250 GTO di Solido, uscita nel 1985, sia in realtà un Serie 100 mancato. Ma mancato non in senso figurato: mancato proprio nel senso di disegnato e progettato all’epoca dei Serie 100, abortito a suo tempo e tirato poi fuori vent’anni dopo. Chissà. Sta di fatto che a metà anni ’80, al momento di lanciare la serie 4500 (Age d’Or-Sixties), Solido tirò fuori questa GTO nel 1985, in un’epoca di modelli già oggettivamente migliori di questo, anche nella stessa gamma1. Commercializzato col numero di catalogo 4506 (senza numero di gara) e 4606 (con numero di gara), il modello ha avuto una carriera lunghissima, cucinato e ricicciato in tutte le salse.
Marzo 1986. Chi scrive era in settimana bianca con la scuola, stavolta non a Leontica2 ma a Corvara, in Val Badia. Prima di partire avevo passato un’ordinazione a Paolo Tron con una Ford Capri Le Mans 1973, una BMW 3.0 CSL Le Mans 1973 di Solido, un paio di set di cerchi BBS di Robustelli e poi? Poi, visto che Paolo nel TSSK aveva elencato alcune decals per la Ferrari 250 GTO stampate da Michel Elkoubi3, ne avevo approfittato per prenderne alcuni foglietti per trasformare il Solido, che inserii nell’ordine. Anni ’80, i Solido serie 10 raramente si compravano per fini diversi da quelli di trasformarli o migliorarli. Certo, c’era chi ne aveva in casa di intonsi (altrimenti oggi non ne troveremmo a centinaia come capita nella più scrausa delle borse) ma l’idea era quella di colmare delle lacune storiche in collezione. La Capri che mi arrivò era tra l’altro già un po’ elaborata, con le decals già applicate – molto bene peraltro – e con diversi ritocchi di colore bianco laddove serviva. Ne venne fuori un bel modello, così come riuscii a raggiungere un risultato più che decente anche con la BMW.


Quanto alla GTO, stesso discorso. Nella mia collezione, un Box Model conviveva pacificamente con un X-Nostalgia, purché le versioni fossero diverse. Il Solido che mi arrivò era del colore giusto per una delle varianti ottenibili col foglietto di Elkoubi. Le decals, non fustellate, avevano già allora il pessimo difetto di squamarsi riducendosi in tante sezioncine orizzontali. Non avevo a disposizione il liquid decal film di Microscale e mi arrangiai alla meno peggio riuscendo ad applicare, dopo aver ritagliato il tutto con normalissime forbicine, la decorazione della numero 24 Ecurie Belge di Le Mans 1963, pilotata da Blaton e Langlois. Non una delle elaborazioni più gloriose, lo riconosco. Già all’epoca riuscivo a fare cose un tantino più complesse.


Non furono sostituite le ruote, né ritoccati gli interni. Nella sua semplice umiltà, questo modello mi ha seguito per una vita, spesso occupando, senza fare storie, gli angoli meno confortevoli degli spazi riservati alla collezione, ritrovandosi magari all’aperto per mesi in attesa di essere infilato in un pertugio o caricandosi sul groppone tre o quattro invernate in un garage della montagna mugellana dopo essere stato per l’ennesima volta sfrattato a vantaggio di qualcosa di più importante. Eppure è ancora lì, la GTO di Solido, sostanzialmente integra, e ho voluto dedicarle un capitolo di “Storie di modelli”, per l’onorato servizio reso in quasi quarant’anni vissuti ai margini. Perché ci vuole classe anche per restare ai margini.
- Un modello, comunque, va sempre giudicato e inquadrato storicamente. Sembra un’indicazione scontata ma non lo è affatto. E alcune volte la 250 GTO di Solido è stata liquidata con giudizi quantomeno frettolosi. Tra l’altro, il modello come linee e proporzioni non è affatto male se è vero, com’è vero, che Jean Liatti è partito proprio dal Solido per realizzare il suo famoso Nestor. ↩︎
- https://pitlaneitalia.com/2024/09/12/la-lancia-delta-a-leontica/ . ↩︎
- La GTO di Solido attirò l’attenzione del negozio-produttore Automany di Nantes, che ne fece alcune belle serie limitate con decals speciali e ruote a raggi. Ne riparleremo magari un’altra volta. ↩︎
