Negli anni ’70 il Mini-Kits-Club (M.K.C.) di Parigi era una delle associazioni più attive nel settore del modellismo, ribollente di talenti destinati a scrivere la storia degli speciali per interi decenni. L’associazione pubblicava una rivista-bollettino, Minia-Cars, che nel 1975 adottò una nuova veste grafica, più professionale e meno “underground” delle edizioni del periodo precedente. Minia-Cars, diretta da Jean-Jacques Dufourd con la redazione di Jacques Ribière, oltre a dar conto dell’attività del club, recensiva modelli industriali e speciali, pubblicando ovviamente consigli di montaggio e di elaborazione, molto precisi sotto l’aspetto storico e tecnico. E’ dalle recensioni spesso al veleno sulle novità Solido, Mercury, Norev, Mebetoys e compagnia bella che si intuisce lo spirito che animava il gruppo di Minia-Cars e del club: persone che ponevano al primo posto la fedeltà e che si rendevano perfettamente conto che la qualità proposta dai principali marchi industriali non era all’altezza delle aspettative del collezionista adulto. D’altra parte, aziende come Solido o Norev dovevano tirare a far ciccia, con prodotti sì decenti (o decorosi) ma adatti anche alle famiglie con bambini. Anzi, principalmente adatti alle famiglie con bambini. E’ un concetto che abbiamo ribadito spesso, ma che giova ripetere perché a distanza di 40-50 anni può apparire meno evidente.
Nel primo numero con veste rinnovata, Minia-Cars pubblicò un’intervista di quattro pagine con Andrié-Marie Ruf, socio del club, che aveva appena fatto uscire il modello del debutto, la Porsche Carrera RSR Le Mans 1974, destinato a restare nella memoria collettiva di collezionisti e modellisti, è quasi inutile ricordarlo. Ebbene, nei giorni scorsi ho ritrovato la rivista e ho pensato di pubblicare una traduzione in italiano del pezzo. Non credo ci siano ormai problemi di copyright a distanza di ormai cinquant’anni. In calce riproduco anche le pagine dell’intervista, che contenevano foto di diversi modelli elaborati e montati da Ruf. Dall’intervista emergono diverse curiosità, la più particolare delle quali mi pare il rifiuto espresso dal modellista di produrre kit. “Nessun kit con nome AMR”, dichiarò categorico. In realtà fu fedele all’intento perché i suoi kit uscirono… col marchio “X”! Battute a parte, emerge un personaggio con le idee già ben chiare, determinato a distinguersi dal gruppo. In un modo o nell’altro, ci riuscirà per trent’anni.
Con questo articolo, Minia-Cars inizia una nuova serie il cui obiettivo è di fare maggior conoscenza con alcuni membri del club, le cui attività ci sembrano particolarmente interessanti.
Oggi è la volta di André-Marie Ruf che vincendo la sua timidezza naturale ha accettato di ricevere la comare di turno.
Minia-Cars:
André-Marie Ruf, ecco che hai fatto il grande salto e per te la passione è diventata professione; l’appassionato esperto diventa professionista. Perché?
André-Marie Ruf:
Tutti uguali, i giornalisti, dieci parole e già quindici stupidaggini! Non sono un professionista, io voglio restare un DILETTANTE. Capiamoci: per far uscire modelli come i miei bisogna innanzi tutto amare, amare l’aspetto della vettura, sentirla in tutte le sue linee, assimilarle fino a sentire i formicolii sulle dita davanti al blocco di “Sintofer”. Ecco! Mettere i piedi sotto il tavolo con la propria Gauloise, la radiolina e l’Alpine parcheggiata davanti a casa (fra qualche tempo) facendo il lavoro che si ama. E’ tutto.
MC
D’accordo. Molto freudiana come risposta ma lasciamo stare. Beh, comunque, conservare lo spirito dilettantistico non impedisce un approccio professionale dei problemi tecnici e commerciali?
AMR
Sì, e per il primo modello abbiamo colpito nel segno, credimi. Non parlerò del casino per trovare un buon fonditore, i problemi di fonderia e i rompicapi giuridici (è il mio socio che se ne occupa). Iniziando con un modello di trenta-trentacinque pezzi con trentadue decalcomanie da far realizzare in modo corretto e poi da applicare, non abbiamo scelto la strada più facile. Si ha già così un’idea delle complicazioni potenziali e degli errori marchiani da evitare, certo, ma questo genere di cose è abbastanza nocivo per il morale! In più, questa gente che ti ritrovi davanti, questi famosi professionisti, non è che sappiano sempre discernere: giocattolo o pezzo da collezione, per loro è uguale!
MC
In più il tuo carattere perfezionista non aiuta gran che.
AMR
Ascolta, John Day esiste già, non ho intenzione di impegnarmi a costruire una fabbrica per far concorrenza a Solido, non ne ho né i mezzi né la volontà; dunque, una sola soluzione: QUALITA’. Far pagare il cliente, d’accordo, ma per un modello interessante e corretto, suscettibile di aumentare di valore. Voglio fare entrare nella testa del cliente che A.M.R. = QUALITA’, credo che sia una politica destinata a pagare.
MC
Fa piacere sentirlo. Dunque, qualità tecnica, questione risolta.
AMR
Posso anche dirti che il mio fonditore, il quale sembra averci preso gusto, pensa di potersi spingere ancora più avanti quanto a finezza di esecuzione e precisione dei dettagli. Ma ora che ci siamo lanciati, non si pensi che il percorso sia liscio come un biliardo.
MC
La gamma AMR è quindi da seguire con interesse. Parliamo di progetti, se sei d’accordo.
AMR
Completamente d’accordo, personalmente non trovo nulla di più stupido di mantenere segreti da due soldi. I collezionisti hanno abbastanza desideri perché i produttori non si pestino i piedi l’un l’altro. Bene, ecco i miei progetti alla rinfusa, senza ordine temporale: JAGUAR XJ 12 LWB, Porsche Carrera 3L (per riposarmi), SIMCA C.G., Ferrari Berlinetta Boxer (spero siate contenti), CHEVROLET Big One Greenwood, MONTEVERDI 450 SS “HAI” (forse) e se tutto va come deve andare, per il mio divertimento, un coso ingombrante: MACK Cabover a 3 assi con benna infulcrata.
MC
I tuoi criteri di scelta?
AMR
Ovviamente le discussioni al club, ma soprattutto l’aspetto della vettura. Torno sull’argomento perché per me è molto importante: perché il prototipo in “Sintofer” esca bene, bisogna che mi senta addosso le forme. Attualmente sto esitando un po’ sulla Jaguar, mi manca ancora qualcosa, una piccolezza; stesso discorso per la BB, che mi lascia ancora un po’ troppo freddo per attaccarla. Eppure m’intriga, soprattutto con la semplicità delle sue linee. Contrariamente a ciò che tu pensi, non credo che Bertone avrebbe fatto di meglio…
MC
Modelli montati o kit?
Nessun kit a marchio AMR. Se devo impazzire col primo che passa che viene a rompermi le scatole perché non è capace di montare correttamente le mie macchine, meglio lasciar perdere. E poi di kit ce n’è una marea, la gente non ha neanche il tempo di montarli. La differenza di prezzo non sarebbe neanche eccezionale. E poi AMR equivale a qualità!
MC
Non ti fa paura la saturazione?
AMR
Per niente. Prima di tutto devo far decollare la mia impresa, accontentando la clientela. Non scordarti che mia moglie mi aiuta con la posa delle decals e la verniciatura la commissiono in esterno e questo a volte ha dato problemi! Ma penso che una verniciatura cotta in forno abbia un livello di finitura impossibile a ottenere con la bomboletta, senza contare che alla lunga i polmoni finirebbero per soffrire. E non dimenticare neanche che amo i modelli che faccio.
MC
Ultima domanda: nessun “classico” nella tua gamma. Come mai?
AMR
La risposta è molto semplice: da una parte non conosco abbastanza quel periodo della storia dell’auto; dall’altra penso di sapere che certi furbetti hanno alcuni progetti in materia e non ho intenzione di tirar fuori la 97ma versione di questa o quella Bugatti!
E’ raccogliendo queste prime confessioni che lasciamo André-Marie Ruf alle sue meravigliose Porsche. Un consiglio: collezionisti francesi, sbrigatevi perché non ce ne sarà per tutti!




