testo e foto di Marco Nolasco
Prendo spunto dall’interessantissimo articolo di Claudio Neri1 e aggiungo qualche considerazione sull’argomento che riguarda un’epoca ormai lontana. Non è farina del mio sacco, ma di quello di Van Cleemput, che nella prima parte del suo librone sulla storia della Corgi Toys parla proprio dell’interpretazione delle linee del veicolo reale nella sua riduzione in scala e cita un effetto ottico dovuto al diverso punto di vista da cui si guarda un 1/43 rispetto al vero.
Normalmente il modello è visto da un punto di vista molto più alto rispetto al reale e ciò causa un effetto di “restringimento” del modello. Per compensare ciò, tutti i modelli Corgi Toys fino al 1983 erano realizzati a partire da un master diviso a metà longitudinalmente, in modo da poter inserire, spiega Van Cleemput, degli spessori tra i due gusci via via crescenti per allargare il modello fino a compensare l’effetto di cui sopra.
Come esempio più significativo cita le due Triumph Herald di Corgi, la coupé, e della concorrente Dinky Toys, la berlina, e con questa foto cerca di dimostrare la sua tesi.

Ovviamente la conclusione sottintesa da Van Cleemput è che, nonostante il Dinky Toys abbia tutte le dimensioni in scala, il Corgi Toys è più fedele perché sapientemente deformato per rendere un’immagine più realistica del modellino. e che quindi in Mettoy erano più bravi che in Meccano…
Aggiungo foto dei due esemplari della mia collezione, purtroppo
tutt’altro che perfetti.









