Solido, il catalogo del 1973

Da sempre, la copertina dei cataloghi Solido che preferisco è quella del 1973, con la Matra-Simca disegnata frontalmente, in una fantasmagoria di colori psichedelici che ricordano la custodia dei dischi dell’epoca. Anni ’70 come di più non si potrebbe. Era di Landi o di Blanche, la copertina del ’73? Forse di Landi, perché Blanche i suoi disegni li firmava e questo non è firmato. Ieri, ritrovando alla borsa di Charbonnières un lotto di cataloghi Solido e Dinky France dei primi anni ’701, ho pensato che mi piacerebbe avere come quadro proprio questo disegno di copertina, che esprime molto più dei tanto celebrati “artisti” automobilistici la dinamica e la suggestione di una vettura da corsa. Mi rendo conto che uno come Turner venga celebrato da gruppi di petrolheads che di certe auto, piloti e gare si sono fatti un’idea distorta dalla nostalgia2 ma che cosa ti dà di più un quadro iper-realistico rispetto ad una bella foto, magari d’autore? Un bel nulla. Preferisco un disegno come questo e chissà che fine ha fatto l’opera originale.

“Les automobiles Solido photographiées dans ce catalogue nous ont été aimablement prêtées par un jeune collectionneur (Les décalcomanies sont toujours fournies avec le modèle)”

A pagina 7 dello stesso catalogo (immagine a sinistra), una bizzarra annotazione, che magari non tutti avranno notato: “Les automobiles Solido photographiées dans ce catalogue nous ont été aimablement prêtées par un jeune collectionneur (Les décalcomanies sont toujours fournies avec le modèle)”. La traduzione, essendo di una facilità estrema, la tralascio. Strano, no? Solido non ha i modelli da fotografare per il suo catalogo e li chiede in prestito a un “giovane collezionista”. Ovviamente la cosa non sta in piedi. Tra le poche ragioni che mi vengono in mente c’è forse quella di giustificare immagini con modelli più o meno abbelliti, creando così la favoletta del collezionista che se li è un po’ ritoccati a casa sua. Loro l’hanno scritto da qualche parte, poi se c’è chi non legge, affari suoi. Chissà. E sulla storia dei modelli dei cataloghi Solido modificati e leggermente ricicciati dovremo tornarci. Non che la casa francese fosse l’unica, ma per vari motivi il suo caso è abbastanza particolare.

Un consiglio finale. Non limitatevi ad affastellare modelli ma cercate anche la documentazione. Consiglio che vale anche per gli accumulatori seriali di Spark: la casa di Ripert jr fino a pochi anni fa ha prodotto dei bellissimi cataloghi, che probabilmente sono destinati a durare anche di più dei modelli che reclamizzano. Un paio d’anni fa, Mix Diffusion ne regalò diversi lotti ai rivenditori. La carta pesa, ingombra ma non ti penti mai di avere accumulato della documentazione in più.

  1. A proposito, sapete che certi cataloghi Dinky dei primi anni ’70 hanno lo stesso odore delle decals dei kit Solido? Eppure anche i cataloghi francesi erano stampati in Inghilterra, come tutto il materiale Meccano-Triang. Boh. ↩︎
  2. Non è bello autocitarsi ma se proprio non avete di meglio da fare potete leggere (o rileggere) questo articolo che scrissi anni fa: https://pitlaneitalia.com/2019/05/18/le-ipercorse-la-noia-e-un-passato-che-non-esiste-le-mans-1970-come-paradigma/ . E per certi versi l’iper-realismo di certe croste si accorda pochissimo – a pensarci bene – con la galoppante fantasia di certi tifosi che a forza di raccontarsi storie su piloti e gare che non hanno neanche mai visto finiscono per creare realtà parallele di cui approfittano sapientemente gli pseudoartisti più in voga. Per ottenere riconoscenza sempiterna, a loro bastano quadretti di genere, pedestri e veristici da dare in pasto a ricconi coi montaggi di Suber nello studio e a squattrinati sognatori che si accontentano delle riproduzioni. ↩︎

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