In questi giorni sono in vena di rievocazioni storiche. I lettori mi scuseranno per questo debordare di “modelli del passato” ma spesso ad alcune idee ne seguono altre e del resto rimembrare anni lontani serve a digerire meglio il presente.
Della famosa Ferrari 250 LM Le Mans 1968 di David Piper parlai già molto tempo fa, a proposito dell’uscita del modello Looksmart1. Torno sull’argomento con qualcosa di più datato, tanto che quest’articolo avrebbe anche potuto essere inserito nella serie “Storie di modelli”, per le sue implicazioni emotive e autobiografiche.
Il volume di Antoine Prunet sulle Ferrari Sport fu uno dei miei primissimi libri di automobilismo, sicuramente il primo in assoluto di quelli “seri”. Ricordo ancora la sorpresa, di trovarlo in regalo la notte di Natale del 1983, nella tipica carta della libreria Seeber di Firenze, insieme a due kit della Porsche 956 arrivati da Loano (e che ve lo dico a fare…). Già a 12 anni non potevano esserci regali migliori, anche perché il libro fu una sorpresa e i kit riproducevano delle auto che avevo visto al Mugello qualche mese prima per il Mondiale Endurance.
A quell’epoca, le foto di alcune vetture erano particolarmente rare e spesso con una visuale di tre quarti c’era chi ne ricavava un modello… intero, sicuro al 75% di essere nel giusto. Le insidie di questa strategia le conosciamo tutte e non è che allora fossero ignote, solo che ci si guardava molto meno e forse si campava anche più tranquilli.
Mi riallaccio quindi alla storia modellistica di questa 250 LM molto particolare. Tutti avranno imparato a memoria la foto apparsa nel libro di Prunet e la relativa didascalia, peraltro abbastanza sibillina. C’era ovviamente chi già aveva subito il fascina di questa vettura così tardiva, dalle carreggiate allargate e dalle forme gonfiate con una certa creatività.


Il primo modello di questa macchina non si deve né a MPA né a MG Model, bensì a BOF, marchio di cui ci siamo occupati giusto ieri2 a proposito della Ferrari 365 GT4/BB IMSA. Nel 1980, il produttore di Annecy uscì con una serie montata in resina, limitata a 100 esemplari, che se non sbaglio fu proprio il primo modello della gamma.

Nel 1983, Marcello Giorgetti aveva già da mesi annunciato la propria 250 LM di Le Mans 1968, e alla fine dell’estate presentò a Scarperia, in occasione di una rassegna di modellismo concomitante con l’annuale esposizione dei ferri taglienti, il master in ottone di quello che sarebbe diventato il kit MG Model, in metallo bianco.
Kit che ci mise diversi altri mesi prima di uscire, e in questa lunga elaborazione fu preceduto, seppur di poco (al contrario di ciò che avevo scritto nell’articolo del 2017) dall’MPA, parente stretto del BOF, e commercializzato sia in kit sia come montato semiufficiale attraverso il negozio Annecy Miniatures. MPA era un marchio fondato nel 1982 da Philippe Marteau a Meythet, in Alta Savoia, nei pressi di Annecy, che per Annecy Miniatures fece diversi montaggi e serie limitate.

In queste foto vedete una delle MPA montate per Annecy, risalente al 1985. Da notare che molti modelli venivano venduti con i cerchi senza gallettoni, cosa che all’epoca probabilmente si notava a stento. Successivamente, il produttore ricevette delle parti in alluminio, e poi anche in plastica cromate. Per la cronaca, quattro anni dopo, nel 1988, il marchio Uno43 di Rosario Zinzi (qualcuno ricorderà sicuramente i suo negozio in Via Pandosia a Roma) tirò fuori l’altra 250 LM “strana” di Le Mans 1968, quella di Paul Vestey.
I collezionisti si ritrovarono quindi di colpo con due nuove 250 LM di Piper: l’MG Model si faceva apprezzare per le belle decals Cartograf, mentre l’MPA era sotto questo aspetto leggermente inferiore. Naturalmente né l’uno né l’altro erano delle fedeli riproduzioni dell’auto vera: intanto nessuno aveva ancora notato le differenze a livello di numero di gara tra una fiancata e l’altra, per non dire di altri dettagli, come la presenza di due luci supplementari posteriori. Da questo punto di vista, il Tokoloshe in resina, uscito diversi anni dopo (poi commercializzato anche col marchio Remember) avrebbe segnato un notevole passo avanti.

Uscito l’MG Model, lo presi quasi subito, montandolo nei primi mesi del 1985. La scelta del colore non fu felicissima, visto che il mio modello lo verniciai in un bel VW-Audi L61B verde Sumatra, che al verde BP utilizzato da Piper non è che assomigliasse gran che, avvicinandosi forse di più al classico British Racing Green. In Italia, l’MPA era molto meno diffuso. Questo marchio era poco trattato anche da Paolo Tron, e la maggior parte dei modelli non varcava i confini francesi. A Marteau si debbono modelli di notevole qualità, come la Porsche 917/K81, la 914/6 o la Ford Zakspeed C1/4 Gruppo 4, di cui magari un giorno parleremo.

Ti scusiamo, ti scusiamo, basta che continui!
"Mi piace""Mi piace"
PS Auguri a tutti!
"Mi piace""Mi piace"
Salut David
Je te souhaite de bonnes fêtes de fin d’année et j’ai eu une pensée pour toi à la bourse de Coulaines le 15 du mois: j’ai acheté à un Monsieur de Versailles qui devait avoir 80 ans le fameux modèle Porsche Turbo de MRF , montage usine avec châssis non peint.
un très beau modèle gris métallisé acquis pour seulement 30€
Bien à toi
Pascal Husset
"Mi piace""Mi piace"