Un’elaborazione d’altri tempi: Citroën Dyane “6 vetri” su base Pilen

Della borsa di Woluwe e della sua importanza storica abbiamo spesso detto. Tra l’altra, questa manifestazione belga è tutt’oggi viva e vegeta e meriterebbe un ritorno di PLIT dopo tanti anni di assenza. Si vedrà presto, perché chi campa solo di ricordi è già morto prima del tempo, indipendentemente dall’età anagrafica.

L’organizzatore della borsa negli anni ’80 era l’European Collectors and Modellers Association di Bruxelles (ECMA), fondata da rinomati collezionisti ed esperti: J. Gondry, J.M. Deroy, E. van Bemst, D. Esparcieux (ESDO) e D. Olislaeger. In quel periodo, Woluwe era riuscita ad arrivare a livelli di assoluta eccellenza, insidiando Windsor – considerata la più importante borsa europea – e lasciandosi alla spalle Ginevra, di eccelsa qualità ma condizionata spesso da prezzi troppo elevati.

Riordinando l’archivio mi è capitato sotto mano un numero del bollettino che l’ECMA stampava periodicamente. Meno conosciuto rispetto alle tradizionali riviste, esso è invece una preziosa fonte, soprattutto per periodi che rischiano di perdersi definitivamente nell’abisso dell’oblio. Inform-Ecma aveva una foliazione di una sessantina di pagine, ricche di spunti su modelli di ogni tipo, dagli speciali ai diecast, dai kit in plastica ai pezzi di antiquariato. Sempre originali erano i brevi commenti che vertevano un po’ su tutto, come i criteri di documentazione, le ragioni del collezionismo, le evoluzioni dei prezzi, la situazione delle borse e così via.

Nel numero dell’11 novembre 1984, che è quello che ho ritrovato mettendo a posto altre cose che non c’entravano nulla, mi ha colpito un breve articolo con un suggerimento di elaborazione per trasformare la Citroën Dyane di Dinky France o di Pilen da versione a 4 vetri a versione 6 vetri.

“Certi parleranno di sacrilegio – avverte J.M. Deroy nell’articolo – ma io mi rivolgo a coloro che desiderano inserire nelle loro vetrine dei modelli fedeli”. Già all’epoca c’era chi collezionava gli ultimi Dinky France senza avere l’ardire di toccarli. L’elaborazione, in teoria, non doveva imporre la sverniciatura della carrozzeria; l’apertura del terzo finestrino laterale si sarebbe fatta con una serie di fori, senza danneggiare il colore grazie a una dima da incollare sul montante. A giudicare dalle foto, un buon risultato era possibile. L’autore consigliava di privilegiare il Pilen, in quanto dotato di ruote più fedeli rispetto al Dinky France. Altri facili interventi, come la modifica dei paraurti, il perfezionamento dei colori degli interni e l’aggiunta dello specchietto retrovisore esterno, completavano il lavoro. Le istruzioni per ricavare lo specchietto meritano la traduzione: “Un pezzetto di PVC da mm 2×3, spesso più o meno mm 0,5 di cui vanno arrotondati i bordi e gli angoli. Ricavare un foro di 5 decimi di millimetro. Spogliare un cavo telefonico che costituirà il supporto, che piegherete a 90° e che incollerete alla parte in PVC. Forare la carrozzeria (5 decimi di millimetro) nella posizione mostrata nel disegno adattando l’angolazione”.

Le scansioni dell’articoletto dovrebbero essere abbastanza ben definite per leggerlo agevolmente nella sua totalità.

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