testo e foto di Riccardo Fontana
Oggi affrontiamo un argomento decisamente insolito per gli strali di PLIT, e questo nonostante una certa qual liaison con alcuni spunti già trattati precedentemente1.
Tralasciando i Solido, gli speciali storici e non, le elaborazioni e la storia del modellismo a noi tanto cara, entriamo in punta di piedi nel mondo – nemmeno tanto piccolo in realtà – dei modelli militari, e lo facciamo ricollegandoci per l’appunto alla genealogia dei modelli di produzione sovietica con il bel T34/85 protagonista di questo servizio, un modello che esula dai “soliti” cosiddetti Saratov che rappresentano l’élite della produzione in miniatura dell’ex Unione Sovietica, perché prodotto in quel di Leningrado.



Un modello molto fedele nelle forme, molto ben eseguito ed in una scala insolita per questo tipo di riproduzioni: si tratta infatti di un modello in scala classica 1:43, fatto che lo rende decisamente massiccio, per quanto non molto pesante.
Diciamo che questo T34 sia più o meno della taglia di un Carro Tigre I Solido (il che fa ben capire la differenza di scala), ma decisamente più leggero.
La riproduzione è completata da decals ad acqua di buona qualità e torretta girevole (senza però il cannone orientabile come negli omologhi Solido Serie 200).
I cingoli, degnamente riprodotti e girevoli, sono in gomma, molto meno pregevoli degli elementi metallici dei Solido ma comunque belli.





Questo T34/85 è stato recensito assieme al resto della produzione di Leningrado sul numero 106 di giugno 1988 de l’Argus de la Miniature, dove appare in compagnia di un altrettanto bello SU100 caccia carri e di altri modelli, tutti decisamente meno comuni dei Saratov, che hanno goduto di diffusioni e produzioni decisamente maggiori e più diluite nel tempo.


Un modello dunque decisamente permeato di un certo spirito d’oltrecortina che peraltro è comune al vero T34: semplice ma efficace, lontano da certe sofisticazioni occidentali ma perfettamente in grado di adempiere al suo.
Il T34 vero era un carro abbastanza piccolo se paragonato a certe fortezze cingolate come il Tigre, ma certe sue soluzioni come la corazza inclinata e la semplicità costruttiva ne hanno fatto uno dei migliori carri della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nella versione T34/85, che è quella “immortalata” da questo Leningrad.
Ci si immagina modelli del genere sulla scrivania di qualche ufficiale decenni addietro, oppure si può goderseli ascoltando Alessandro Barbero che parla della Battaglia di Stalingrado, ed anche questo strano filo conduttore tra storia vera e storia in miniatura è uno dei molti lati belli del collezionismo e del collezionare.
O almeno, certamente lo è per chi scrive…
