Sono passati oltre dodici anni da quando, sul vecchio blog, che ora è integrato nel sito PLIT, parlai di una Ferrari 365 GT4/BB di X-AMR molto particolare. Ne scaturì anche uno scambio di commenti a mio parere ancora oggi interessante. Vi rimando quindi all’articolo e alla relativa stringa di reazioni, che purtroppo nel passaggio dal vecchio sito su Blogspot a PLIT su WordPress hanno perso il nome dei loro autori1.



Oggi parleremo invece del modello standard, rischiando di dire cose che molti conoscono già. Mi andava però di riproporre all’attenzione dei lettori un kit che ha rappresentato tanto per la storia della produzione AMR.
A pochissima distanza da intransigenti interviste in cui aveva dichiarato che mai e poi mai si sarebbe messo a produrre kit, André-Marie Ruf tornò sui suoi passi, inaugurando nel 1977 una gamma propria (lavorava già per conto di altri come MRE e Manou2), che battezzò col nome un po’ folle di “X”. La prima referenza fu un bellissimo transkit per l’Alpine Renault A110 di Solido, che consentiva di ottenere le vetture 1800 del Tour de Corse 1975.




Nel 1977 uscì il terzo modello della serie montata, la Ferrari 365 GT4/BB stradale. Non fu probabilmente un caso se il primo kit completo della gamma X (art. 3)3 fu un’altra GT4/BB, stavolta da competizione, la vettura del team NART che aveva corso alla 12 Ore di Sebring due anni prima.

E’ forse opportuno – se è troppo noioso i lettori potranno tranquillamente saltare a piè pari questo paragrafo – tornare rapidamente sulle vicende e sulle ragioni di quella vettura, che tutte le fonti più autorevoli danno come telaio numero 18139 e quindi prendiamo per buona questa informazione. La metà degli anni ’70 fu un periodo piuttosto critico per il mercato dell’auto e in particolare per le esportazioni dei nostri prodotti di lusso negli Stati Uniti. Le regole anti-inquinamento sempre più stringenti avevano di fatto messo fuori gioco diversi modelli potenzialmente di successo. Nel 1975, la sola Ferrari legalmente importata negli USA era la… Dino 308 GT4 2+2. Una vettura ben più attraente come la BB era rimasta fuori listino, anche se gli importatori e i distributori si organizzarono per metter su una sorta di mercato parallelo, riuscendo a far entrare negli Stati Uniti un certo numero di vetture ufficialmente non disponibili. Alla fine del 1974, la famiglia Chinetti riuscì ad importare una BB, con l’intenzione di prepararla per le competizioni, anche se la Ferrari si era già dichiarata non interessata ad un impiego agonistico del modello. Seppure in presenza di soluzioni tecniche interessanti che rendevano la vettura molto compatta, la BB portava con sé alcuni difetti strutturali, come un centro di gravitò piuttosto alto, che ne avrebbero pregiudicato le prestazioni in pista. François Sicard, uno dei tecnici di riferimento del NART, si occupò della preparazione della BB, che esordì alla 24 Ore di Daytona, dove si dimostrò lentissima, compiendo poi in gara solo un giro giusto per riscuotere il premio di partecipazione.

Andò molto meglio alla 12 Ore di Sebring, gara che era stata salvata dalla nuova associazione IMSA, che l’avrebbe riportata ai fasti degli anni ’60. Un ottimo sesto posto assoluto premiò gli sforzi del team e dei piloti Milt Minter ed Eppie Wietzes. La BB si rivide in un paio di occasioni nel 1975 ed è opportuno ricordare che l’esemplare iscritto dal NART, che disputò le prove della 24 Ore di Le Mans quell’anno, fu un’altra vettura, la 18095, praticamente di serie. La 18139 venne poi venduta a Howard O’Flynn (New York) alla fine del 1976: nel 1977 partecipò alla 24 Ore di Le Mans, iscritta dal NART che non ne era più il proprietario, per poi terminare la propria carriera nel 1978 (Daytona, Road Atlanta, Le Mans, Watkins Glen), equipaggiata con un 5 litri della 512BB4.


Dell’importanza e anche della bellezza del kit X scrissi nel vecchio articolo del blog. Si trattava di un modello di lusso, contraddistinto da un’eccezionale fusione (marchio di fabbrica di tutta la produzione AMR) e da un livello di dettaglio che all’epoca era prerogativa di pochi se non di nessun altro. Ruf sfruttò lo stesso master modificandolo per fare anche il kit della versione Le Mans 1977, che uscì a tempo di record, pochi mesi dopo la gara.



Ufficialmente, la 365 GT4/BB di X fu disponibile solo in kit. In realtà, come capitava per tutti i modelli AMR (inclusi quindi i BAM, i Minichamps e così via), alcuni esemplari venivano montati per i distributori, per i negozi e per la stampa, anche automobilistica, come AutoHebdo. Alcuni collezionisti privilegiati potevano acquistare questi modelli direttamente da Ruf o alla BAM di Parigi. E’ difficoltoso riconoscere un factory built di questo tipo da un normale kit montato; oltre al dato oggettivo derivato dalla sicurezza dell’origine di un singolo esemplare (ed è il caso della BB che vedete in queste foto), esistono comunque altri parametri, meno certi ma comunque utili, in mancanza di uno “storico” conosciuto. Ne parleremo in un’altra occasione per non finire oggi fuori tema.

Quanto costava un kit di questo genere all’epoca? Restando in ambito italiano, i fratelli Tron di Loano lo vendevano nel 1977 a 22.500 lire5, e presto tutta la linea degli X sarebbe salita a 25.000 (per poi superare tranquillamente le 60.000 nell’arco di un decennio). Giusto per fare qualche confronto, nello stesso periodo un John Day costava 10.000 lire, un Hobby Tecnica 9.800, un FDS 8.800, un Mikansue 11.000, un Classic Car 12.500, un Modelos 3J 8.000, un Mini Racing 16.500. Sui prodotti esteri gravavano ovviamente le spese d’importazione, ma la differenza rispetto ai kit “normali” restava notevole. E comunque, tutta la famiglia di modelli riconducibili a Ruf aveva prezzi di questo tipo.


Restano ancora molti kit della BB di Sebring in giro? No: ormai i primi “X” sono piuttosto difficili da reperire e chi li ha, ammesso che abbia voglia di cederli, se li fa pagare. Se non se ne desidera uno intonso da conservare come memoria storica, conviene piuttosto cercare qualche vecchio montato di minor valore per poi rifarlo da capo. Il metallo bianco è eterno e la minuteria si trova o si ricostruisce facilmente.
- https://pitlaneitalia.com/2012/10/18/ferrari-365-gt4-bb-nart-road-atlanta-1975-x-amr/ ↩︎
- Già nel 1976, ad esempio, aveva prototipato le Porsche 908/3 e 935 di MRE e la Maserati Tipo 63 di Manou, ma anche la Triumph TR3A per Tilbury Jouets di Grénoble. ↩︎
- La gamma X esordì nel 1977 con dei transkit per basi Solido: BMW 2002 Gruppo 2 Schnitzer Atomic Ski 1974 (art.1) e Alpine-Renault A110 1800cc Tour de Corse 1974 (art.2A) e 1975 (art.2B). ↩︎
- Dovrebbe essere ancora proprietà di Robert Coates (New York), che l’acquistò e la restaurò negli anni ’90. ↩︎
- Tra l’altro, già nel TSSK numero 7 dell’autunno 1977 il modello era dato come completamente esaurito. I tre transkit X (vedi nota numero 3) costavano 15.500 lire. E in quell’epoca da noi un factory built AMR come la 917/20 Pink Pig viaggiava sulle 50.000 lire. ↩︎
