Giorni scartabellavo vecchi numeri di Road and Track alla ricerca di documentazione sulla Allard J2. Come spesso accade, si inizia per cercare una cosa e si finisce per imbattersi in vicende e personaggi che non hanno nulla a che vedere con ciò che si voleva trovare.
Giusto non molto tempo fa parlavo con un collega americano di Tommy Lee, un personaggio probabilmente sconosciuto da noi, ma noto negli USA, e neanche a farlo apposta, nel numero di settembre 1950 di Road and Track (ancora scritto per esteso: la & al posto dello and sarebbe venuta successivamente) ritrovo l’annuncio della vendita forzata della collezione di Lee. Ho pensato quindi che un paio di righe su di lui non avrebbero guastato su PLIT. Mi scuso in anticipo con chi queste cose le conosce già.
Thomas Stewart Lee, per gli amici Tommy, nacque il 4 maggio del 1906 in California. Il padre, Don, era un rinomato distributore di autovetture. Lee jr, oltre ad ereditare una fortuna dal padre, nonché la stessa passione per i motori, fu uno dei pionieri delle trasmissioni radiotelevisive nella parte meridionale della California. Pilota di aerei, sponsor di team alla 500 di Indianapolis, Tommy Lee iniziò a collezionare auto di alto livello, venendo a contatto con Luigi Chinetti, che gli vendette diversi pezzi di valore. Ma la vita di Lee prese gradualmente una brutta piega, soprattutto dal dopoguerra, fino ad essere dichiarato incapace d’intendere e di volere nell’agosto del 1948.

La sua morte fu tragica: il 13 gennaio 1950 cadde dal dodicesimo piano del Pellissier Building in Wilshire blvd a Los Angeles, in circostanze sulla quali si formularono le ipotesi più fantasiose. Tommy Lee lasciava un patrimonio di oltre 7 milioni e mezzo di dollari dell’epoca.
Ed ecco la sua collezione di auto – o almeno una parte di essa – apparire in un annuncio di Road and Track, che in copertina ha una bella foto di Villoresi sulla Ferrari Formula 2. La Ferrari Barchetta di Lee non appare nell’annuncio della vendita, essendo la vettura già finita nelle mani dell’amministratore Willet H. Brown, su cui non mancarono a loro volta dicerie che non trovarono però mai conferma, nonostante alcuni movimenti finanziari quantomeno sospetti.


Passiamo in rassegna le sei vetture pubblicizzate: troviamo un’Alfa Romeo 2,9 convertibile coupé carrozzata Farina, grigia con interni blu; c’è poi una seconda Alfa 2,9 tipo Mille Miglia, con carrozzeria e interni rossi, restaurata. Buone condizioni per una Mercedes 540K, mentre l’interesse di Lee per le Talbot Lago è dimostrato dalla presenza di due esemplari: una 4,5 litri convertibile blu con gli interni in pelle e una 4 litri il cui colore è definito “Parma wine”, ossia un bellissimo azzurro. Con questa vettura, che era una 150SS telaio 90108 del 1938, che disputò anche alcune gare di trial con Roger Barlow. Lee possedé in totale tre Talbot Lago, tutte sopravvissute. Infine, una Fiat 1100 compressore carrozzeria Castagna in verde oliva con capote grigia. Immatricolata nel 1949, questa vettura aveva percorso meno di 500 miglia.
Tommy Lee riposa al Mountain View Cemetery di Altadena, in California. Pur in un periodo abbastanza limitato di tempo, il suo contributo allo sviluppo del motorismo nella West Coast fu determinante, precorrendo alcune tendenze che si sarebbero imposte in modo sempre più chiaro tra gli anni ’40 e gli anni ’50, periodo in cui la parte orientale e quella occidentale degli Stati Uniti percorrevano strade divergenti dal punto di vista delle strategie commerciali ma anche da quello delle scelte sportive.
