Tecno PA123-1 versione presentazione, Torino dicembre 1971

Base modello MG Model – kit MG102, con master per nuova carrozzeria realizzato da Corrado Crivellaro.

Decals disegnate da Corrado Crivellaro e stampate da Inkam di Genova.

Cerchi + pneumatici ottenuti di stampa 3D, disegnati e stampati da KMP Models.

Trasformazione e montaggio a cura di Corrado Crivellaro.

testo e foto di Gianluca Pizzi

La Tecno, un miracolo bolognese semiartigianale ed il sogno infranto di una F1 da protagonisti

Sulla storia della Tecno, piccola ma vincente realtà “corsaiola” tutta made in Bologna, si potrebbero scrivere ed anzi son stati scritti libri.

Per un paio d’anni la piccola casa Bolognese ha cullato il sogno, grazie al dispotico e romantico Patron Luciano Pederzani, insieme al fratello Gianfranco, di fare concorrenza alla ben più blasonata e vincente “contender” Ferrari.

I Pederzani guardavano verso Maranello con una sana dose di invidia e voglia di rivalsa e volevano dimostrare al “Grande Vecchio” che anche a Bologna si sapevano e potevano fare macchine vincenti.

Officina Pederzani & Zini a Borgo Panigale

Di famiglia molto benestante e proprietari della allora molto nota azienda Pederzani & Zini Oleodinamica che sorgeva a Borgo Panigale a pochissima distanza dallo stabilimento Ducati, i fratelli Pederzani (Luciano classe 1926 e Gianfranco classe 1934) fondano nel 1962 la Tecnokart e dopo aver vinto tutto nelle categorie “minori”, dal kart alla Formula 2, ed aver messo in pista piloti del calibro di Ernesto “Tino” Brambilla, Carlo Facetti, Giancarlo Baghetti, Clay Regazzoni, Jean-Pierre Jabouille, Ronnie Peterson, Jean-Pierre Jaussaud, Jo Siffert, Patrick Depailler e François Cévert, decisero che era arrivata l’ora di tentare il grande salto.

La stagione di Formula 2 del 1971 era iniziata anche piuttosto bene, Cévert vince due delle prime tre prove del campionato europeo, ma la voglia di F1 diventa sempre più forte. In quell’anno lo sviluppo della vettura di F2 viene sempre più trascurato e siccome alla fine del 1972 terminerà l’era della F2 con motori da 1.600 cc, i Pederzani non hanno voglia di ripartire con la nuova formula dei due litri.

Ormai nelle loro teste c’è un unico obiettivo: la F1! La voglia di puntare al top è troppo forte.

Prende così il via il progetto PA123.

Tutte le F1 dei due anni successivi avranno questa sigla dopo il PA, Pa123-1, PA123-2 e così via.

123 : 12 cilindri, 3 litri. Il contrario delle Ferrari, all’epoca denominate 312…

Per la realizzazione della vettura si segue comunque la strada della più blasonata casa di Maranello.

Ferrari si fa tutto in casa? Anche noi siamo in grado di farlo.

Ferrari ha un motore boxer 12 cilindri? Anche noi siamo in grado di farlo… anche se questa affermazione si rivelò in seguito quanto mai azzardata.

La differenza riguarda invece le sponsorizzazioni.

Ferrari non vuole gli sponsor? E noi troviamo la Martini, che arriva da anni di vittorie con la Porsche nelle gare endurance (fra tutte la recente vittoria alla 24h di Le Mans del 1971 con la 917K).

Si narra che la casa torinese fornisse un contributo tutto sommato non enorme anche per l’epoca (150 milioni di lire), ma forniva sicuramente un’immagine molto d’impatto…

Presentarsi da esordienti in F1 con uno sponsor di quel tipo avrebbe avuto sicuramente un grande effetto…

I rapporti con lo sponsor saranno però una delle cause principali dei problemi dell’anno successivo che decretarono la fine dell’avventura.

Infatti, dopo essere stati a contatto con la tedesca e maniacale precisione della Porsche, alla Martini proprio non va giù l’improvvisazione tutta italiana e la scarsa capacità di gestire un team sia dal punto di vista tecnico che organizzativo dei fratelli Pederzani, ai quali verrà imposto l’aumento di poteri del D.S. Yorke, già alla guida di team vincenti come Aston Martin e Martini Porsche e l’uso di una vettura progettata in Inghilterra, che si rivelerà però ancora meno competitiva della precedente made in Borgo Panigale…

Il mix esplosivo fu quello di mettere insieme un gentleman aristocratico inglese con l’educazione e l’intonazione giuste ed investito di pieni poteri, con un sanguigno “praticone” bolognese.

Il primo convinto che senza i soldi dello sponsor non si può andare avanti e che quindi chi paga ha il diritto di comandare ed il secondo che sa benissimo che può permettersi di pagare di tasca propria ben di più di un team di F1 convinto invece di essere lui la mente tecnica insostituibile.

Risultato: fu creato il disastro perfetto.

Le polemiche sono furono sempre più insistenti, Tecno contro Yorke, stampa italiana contro quella inglese, con l’inevitabile epilogo che arriva al GP d’Austria del 1973.

È il 19 agosto e Chris Amon, dopo un complicatissimo turno di prove con la E371 scende dalla vettura, raccoglie la sua roba ed abbandona il team.

Tralasciando tutti gli aneddoti sugli altri episodi susseguitisi, tipo la stessa imposizione di Chris Amon come prima guida, i dispetti e dispettucci a Ron Tauranac, il ritiro dei finanziamenti della Martini prima del termine della stagione decreteranno di fatto la fine della scuderia.

Sono finiti i soldi ma soprattutto è finito l’entusiasmo, sostituito da polemiche, accuse reciproche ed avvocati.

Nonostante tutto a Bologna era già stato progettato un nuovo motore 8 cilindri per la vettura che sarebbe dovuta andare a Vittorio Brambilla l’anno successivo, ma dopo le ultime vicissitudini venne tutto abbandonato.

L’avventura della Tecno in F.1 finisce mestamente così. E finisce così anche l’avventura dei fratelli Pederzani nel mondo delle corse .

Gianfranco Pederzani in un’intervista qualche tempo dopo dichiarò:

“Avevamo perso l’entusiasmo e l’amore per le corse. Questo mondo ci aveva talmente nauseato che non sono più andato in una pista”.

Ma torniamo alla nascita della prima F1 che è anche l’oggetto del modello presentato.

Dicevamo sopra del “dispotico” Pederzani… Perché?

Il progetto del motore nasce in brevissimo tempo, Luciano interagisce (a modo suo) con Renato Armaroli e lo staff di giovani progettisti della Tecno per buttare giù le proprie idee ed intuizioni e farle diventare un vero progetto.

Per tutto il resto come modellisti, fonditori, accessoristi vari, usa i suoi fidati fornitori che già lavorano per la Tecno.

Si narra che Luciano avesse metodi abbastanza sbrigativi: una volta concordato il da fare col fornitore, lo blindava finché non produceva quanto gli era stato richiesto.

Tralasciando tutte le caratteristiche e i dati tecnici emersi dalle prove a banco (viene assunto anche un giovane ingegnere di Parma, Sandro Bocchi – ex Ferrari e Lamborghini e che in seguito lavorerà anche in MV Agusta e Ducati – esperto dell’albero motore del boxer Ferrari per cercare di ripulire il motore dai difetti) si dice che comunque non si sia mai riusciti a superare una potenza di 420-430 cv. cioè una ventina di CV sotto il dominante Cosworth dell’epoca, mentre invece il 12 cilindri del “nemico” Ferrari si dice che erogasse 485 CV a 12.600 giri…

Nella sua breve carriera agonistica, il 12 cilindri Tecno non è mai riuscito a raggiungere un grado di affidabilità decente, tormentato da problemi mai risolti di surriscaldamento e lubrificazione.

Nanni Galli diceva che aveva una tendenza distruttiva a vibrare, entrando in risonanza con il telaio in tubi, ricavato da quello della F2 tagliato ed allungato, incrinandolo all’altezza dell’attacco subito dietro l’abitacolo.

Armaroli, che lascia la Tecno subito dopo le prime prove della F1 per divergenze con Luciano Pederzani, sosteneva invece che la cronica mancanza di affidabilità derivasse dalla scarsa messa a punto, dovuta all’inesperienza ed alla scarsa preparazione di tutto il team.

La differenza di peso, 640 kg contro i 550 della Ferrari 312 B2 o i 575 della McLaren M19 furono un altro handicap notevole.

I piloti designati ai collaudi sono Nanni Galli e Luigi Fontanesi, già pilota ufficiale della Tecno in F.2.

Dopo le prime prove, che sembrano positive, i conti Gregorio e Vittorio Rossi di Montelera stipulano l’accordo, nasce così il nuovo Team Tecno-Martini.

Il 23 dicembre 1971 inizia ufficialmente l’avventura, con la PA123/1 e la squadra presentate alla stampa, nello stabilimento Martini di Torino.

I piloti sono Nanni Galli e Derek Bell, e David Yorke è il direttore sportivo.

Il prototipo PA 123/1 è di fatto una F2 con carrozzeria in alluminio e fibra di vetro e fiancate allargate per contenere i serbatoi. Questa tipologia di fiancate però è troppo larga rispetto al massimo di 1.100 mm consentito dal regolamento e si vedrà solamente nella macchina in versione presentazione.

Già nelle prove seguite a Dicembre sul circuito di Modena e poi nella successiva “scampagnata” sulle colline del Mugello (si trattava di un circuito di un chilometro scarso autocostruito nelle colline fiorentine da tal Lando Baldassini, nella vita produttore di macchine tessili) la vettura presenta fiancate più strette, conformi al regolamento.

Il resto dell’avventura Tecno nei vari G.P. del 1972 e 1973 è nota, con magrissimi risultati e vita brevissima.

Per i Pederzani la F1 è stata un’avventura più grande di loro, che in meno di 2 anni ha cancellato dal panorama motoristico un nome glorioso del motorsport italiano, un nome carico di creatività, genialità tecnica, sregolatezza e improvvisazione tutta italiana.

IL MODELLO

Il modello qui presentato raffigura la prima versione presentazione della PA123/1, allo stabilimento Martini di Torino nel dicembre 1971.

La base di partenza è un kit MG Models MG102 della versione PA123/3.

Mio primo tentativo di modifica della carrozzeria

Nessuno ha mai prodotto questo modello (salvo qualche elaborazione di qualche collezionista/modellista francese su basi esistenti per ricavarne un unico esemplare), perciò per ottenerlo bisognerà utilizzare una base esistente della macchina già in versione gara.

Inizialmente avevo pensato di realizzarlo da me, modificando la scocca ma poi, viste le difficoltà e la mia scarsissima abilità, la scatola è rimasta chiusa nell’armadio per diversi anni fino al momento in cui ho chiesto aiuto a Corrado Crivellaro, conoscendo le sue capacità di elaborazione per i diversi modelli che già mi ha realizzato.

E lui ha accettato la sfida.

Dopo un periodo di riflessione/studio servito per capire come realizzare il modello, Corrado ha deciso di non utilizzare la scocca originale del kit (che già io avevo assai maldestramente iniziato a modificare), ma di ricostruirla di sana pianta, solo basandosi sulle fotografie della macchina.

Lavoro da grande modellista…

Unione abitacolo e muso/spoiler anteriore

Partendo da questa nuova scocca è stato poi ricavato uno stampo che è servito per ottenere le altre scocche che, con varie modifiche ad hoc, permetteranno di ottenere gli altri due modelli raffiguranti la PA123 impegnata nei successivi test all’autodromo di Modena e del Mugello.   

Le decals sono disegnate ad hoc per il modello da Corrado e prodotte da Inkam, mentre i cerchi e pneumatici sono progettati e realizzati da KMP Models in stampa 3D. Ben poco è rimasto del modello originale…

Le considerazioni di Corrado sulla realizzazione del modello.

Quando Gian Luca mi ha chiesto di fare il prototipo della Tecno di F1, subito ho detto: anche stavolta niente montaggio di un kit normale, pazienza,  forse diventerà un kit normale una volta finita la scocca.

Usando i braccetti senza modificarlo, la larghezza del treno posteriore sarebbe stata eccessiva, così è stata ridotta la larghezza fino a trovare un compromesso

Per cui sono partito dalla completa autocostruzione della scocca, ho ritenuto fosse il modo migliore, mi sembrava più semplice e con meno condizionamenti che non modificare una scocca esistente della Tecno.

Per fare la scocca, riferendomi a disegni portati in scala, ho utilizzato del plasticard da utilizzare come base, il resto è stato fatto con blocchetti di resina, tagliati con una piccola fresa da banco. Questo mi ha permesso di avere superfici perfettamente perpendicolari o parallele.

Il kit per quanto possibile è stato montato come fosse da scatola, utilizzando un kit della Tecno F1 di MG. mi sono avventurato solo nella realizzazione di un nuovo roll bar in ottone, di qualche altro particolare nel retrotreno, come la barra di torsione.

L’alettone è stato modificato nelle dimensioni, in quanto risultava più largo.

Per quanto riguarda le ruote, quelle del kit non andavano bene, Gian Luca ha provveduto a farmi avere delle ruote splendidamente realizzate in 3d.

Disegno decals realizzato in casa e stampato da Inkam.

2 pensieri riguardo “Tecno PA123-1 versione presentazione, Torino dicembre 1971

  1. Tutta la realizzazione della scocca è fantastica, ma due appunti bisogna farli: nei cerchi ci sono i fori per i 4 dadi, ma mancano i dadi. Si vedono bene nelle foto della vera.
    Le fiancate vere si allungano fino quasi a coincidere con il serbatoio (olio?) dietro al rollbar. Quelle del modello finiscono un po’ troppo presto e si nota.
    Comunque un lavoro superlativo. Complimenti a tutti quelli coinvolti.

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