di Marco Giachi
Chissà perché, stamani mentre guardavo il Gran Premio, mi è venuta in mente la canzone di Francesco Guccini “Il vecchio e il bambino”. Ovviamente non si possono emettere sentenze alla prima gara dell’anno però la prestazione di Kimi Antonelli è indubbiamente stratosferica e lo è anche di più confrontandola con quella di Lewis Hamilton. Devo dire che non conoscevo molto la “carriera” (difficile usare questa parola per un diciottenne) e sono andato a vedere fidandomi di quello che si legge su Internet1.
Antonelli è nato a Bologna, ha vinto tutto nel kart ed ha esordito, in campo automobilistico in Formula 4, con la scuderia Prema di Vicenza nel 2021. Poi ha trovato anche il tempo per occuparsi di Gran Turismo con la scuderia fondata insieme al padre (la AKM Motorsport) e a seguire la Formula 2 nel 2024, saltando di fatto la Formula 3.
In Formula 2 ha faticato un po’ e nelle prime quattordici gare non è mai andato a podio fino alla gara Sprint di Silverstone quando è partito dalla pole, grazie all’inversione della griglia, conquistando la prima vittoria sotto la pioggia (segnale premonitore? Mi viene in mente un altro pilota che ha fatto capire a tutti di che pasta era fatto con una prestazione superba a Montecarlo sotto la pioggia così forte che sospesero la gara)
Il contatto con una Mercedes guidata in pista risale all’esperienza delle Gran Turismo con la AMG GT3 della Casa tedesca a Misano ma già durante l’esperienza in kart e in Formula 4, sin dal 2019, Antonelli faceva parte del Mercedes Junior Team.
Si potrebbero elencare infiniti dettagli delle sue gare e vittorie ma non cambierebbero in modo significativo la descrizione del pilota la cui vicenda sportiva è stata riassunta nelle righe precedenti.
Ora mi riviene la stessa domanda (forse ingenua per le dinamiche della Formula 1 moderna) che mi è venuta stamani quando ha tagliato la linea del traguardo: perché guida una Mercedes? Si può considerare l’ennesimo caso di un talento italiano costretto a recarsi all’estero?
