Gran Premio del Giappone… correva l’anno 1989

di Marco Giachi

Il Gran Premio del Giappone sul circuito di Suzuka ha riportato alla memoria, anche dei commentatori televisivi, l’anno 1989 dando per scontato che tutti sapessero cosa è accaduto quell’anno. Ma si parla di quasi 40 anni fa e ci sono persone, anche appassionate di Formula 1, che ora hanno figli grandi e famiglia, che non erano ancora nate! A quei tempi in Giappone si andava a fine anno, più o meno a ottobre, e il Gran Premio era decisivo per l’esito del Campionato come era accaduto già 13 anni prima, nel 1976, quando Niki Lauda si era fermato sotto il diluvio lasciando il Campionato a James Hunt. Nel 1989 i contendenti erano i due piloti della McLaren (Ayrton Senna e Alain Prost) che, visti dagli occhi di oggi, sembrano due signori attempati al confronto dei ragazzini odierni, cresciuti a pane e simulatore, che fanno il giro veloce a 18 anni (beati loro!). Alain Prost e Ayrton Senna erano due “cagnacci” tosti, come si dice in gergo ciclistico di quei corridori anzianotti e navigati che ne sanno una più del diavolo pur di vincere. In più, al vertice della FIA c’era un francese (Jean-Marie Balestre), che non conosceva cosa fosse il “politically correct” che va tanto di moda oggi, ed era in lotta perenne con l’altro boss della Formula 1, ovvero Bernie Ecclestone, che era al comando della FOCA, l’associazione delle squadre che sentiva il morso dell’ordine costituito rappresentato dalla FIA. Insomma, per farla breve, alla fine del Gran Premio i due erano ovviamente in testa e alla chicane prima del traguardo Alain Prost entrò a “gamba tesa” all’interno della prima piega a destra, speronando la vettura di Senna, convinto che, andando fuori entrambi, lui sarebbe rimasto in testa alla classifica. Il brasiliano, invece, riuscì a ripartire con il musetto danneggiato, si fermò al box, cambiò il musetto e con una rimonta che solo lui poteva fare si riportò in testa alla corsa. Ma non gli servì a nulla perché dissero che il suo rientro in pista non era avvenuto secondo le regole e fu clamorosamente squalificato lasciando la vittoria del Gran Premio al nostro Alessandro Nannini sulla Benetton e il Titolo Piloti ad Alain Prost. Ayrton Senna si ritenne vittima sacrificale della lotta politica in atto fra la FIA e la FOCA e giurò vendetta. Non si limitò a farlo capire, disse proprio esplicitamente che l’anno dopo si sarebbe vendicato: “occhio per occhio, dente per dente”, funzionava così la Formula 1 a quei tempi). E così fu.
Peccato che l’anno successivo Alain Prost correva per la Ferrari e, sempre a Suzuka,
rimase vittima della vendetta annunciata coinvolgendo però la sua Ferrari che in
effetti non c’entrava nulla. Andò così in fumo il Titolo Mondiale per la Casa di
Maranello che rimandò la vittoria di diversi anni fino all’arrivo di Michael
Schumacher.

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