di Marco Giachi
Commentare i Gran Premi è sempre più difficile. A sentire i gestori di tutto il business della Formula 1 c’è grande interesse e entusiasmo, mai come in questo momento gli affari vanno a gonfie vele.
Effettivamente, il numero dei Gran Premi è aumentato e la lista d’attesa dei paesi che ne vorrebbero organizzare uno dicono sia sempre più lunga. Sarà vero… se lo dicono loro. A me, però, che non sono cresciuto con i “track limit”, i “compound” o gli “under cut” i Gran Premi mi sembrano un po’ noiosi e ripetitivi. Allora cerco di guardarmi intorno, trovare motivi che possano solleticare la mia curiosità che spesso, anzi quasi sempre, si rifanno all’aerodinamica, per due motivi: è rimasta l’unica cosa che si può ancora vedere (anche in televisione), è la materia di cui mi sono sempre occupato per motivi professionali e mi fa anche piacere trovare legami con il passato.
In Bahrain mi sono “cascati gli occhi” sui primi piani dei bordi laterali del fondi delle vetture e mi è venuto in mente, inevitabilmente, quando tutto cominciò: era il 1977, quarantasette anni fa! L’dea di sagomare la parte inferiore della carrozzeria a forma di profilo alare girava già da qualche tempo, vedi i serbatoi la March 701 di sette anni prima, ma l’idea, per quanto valida, stentava ad affermarsi perché mancava appunto il sigillo laterale e l’aria sotto il fondo andava un po’ dove voleva lei e non dove voleva il progettista.
Nel 1977 uscì in Sudafrica la Lotus tipo “78” che aveva delle “banali” spazzole che strusciavano a terra. L’ingegner Forghieri mi ha spiegato che, a rigore, non sarebbe stata regolamentare ma, grazie all’inadeguatezza dei commissari locali, la macchina fu fatta correre e questo aprì la strada ai sigilli laterali, diventati poi “minigonne” rigide scorrevoli, fino ai generatori di vortici e le barriere pneumatiche odierne. Ho verificato di persona, con la simulazione numerica, l’effetto di quel sigillo che è veramente notevole, e capisco il lavoro dei progettisti moderni nel curare tanta attenzione in quella zona.

Linee di corrente sotto il fondo di questa Ferrari 312 T4 “virtuale”, ricostruita nel
computer su disegni originali dal sottoscritto con il supporto diretto del suo
progettista, l’ingegner Mauro Forghieri [dal libro: “Capire la Formula 1, 6a edizione” di M.Giachi e M.Forghieri, ed. Minerva]
