In Belgio, Le Moniteur Automobile è un’istituzione. Fondata nel 1950, la rivista ha accompagnato l’intero sviluppo automobilistico nazionale ed europeo, accogliendo gli articoli delle migliori firme del settore, fra cui il leggendario Paul Frère. Dal 1984, il Moniteur ebbe un’edizione francese, che seppe imporsi con la stessa serietà e la stessa competenza della sorella maggiore.
Già in un’epoca in cui gli articoli, fossero essi test, commenti o semplici presentazioni, tendevano a una sempre maggiore brevità e semplificazione, il Moniteur andava controcorrente, con testi ricchi e mai banali, in una ricerca di completezza e approfondimento sconosciuta alla maggior parte delle altre riviste. La crisi del settore che investì la Francia a partire dai primi anni 2000, e in particolare intorno al 2002, portò a una veloce perdita di copie vendute dell’edizione transalpina. Malgrado gli ingenti aiuti economici da parte dell’amministrazione belga, il Moniteur francese chiuse i battenti nel gennaio del 2009. Fu un momento triste, in cui gli appassionati più seri si resero conto che spariva dal panorama un elemento quasi insostituibile. L’edizione belga, per contro, continuava il proprio cammino senza soluzione di continuità.
Eppure, a volte le storie belle esistono. Nel corso del 2024, l’idea di riprendere il Moniteur francese si è fatta strada nelle intenzioni di Nicolas Gourdol e Stany Maurer, insieme alla NG Presse di Lione. Dopo alcuni mesi di preparazione, il Moniteur è tornato nelle edicole proprio in questi giorni, riprendendo la propria cronologia dal numero 1 (prezzo di lancio € 5,90) ma mantenendo orgogliosamente il sottotitolo “passion et expertise depuis 1950”.
Ora, ci si potrebbe chiedere: è questo il momento di far rinascere una testata automobilistica, per di più con intenti che esulano dal comune agire della più parte delle riviste di settore, ossia con articoli approfonditi, tecnicamente “seri” e possibilmente autorevoli? La risposta, teoricamente, sarebbe sì, ma sappiamo che fine facciano i nobili intenti di fronte alle brutali reazioni del mercato. Forse, stavolta, i responsabili di questa ripresa ci hanno azzeccato, o almeno speriamo.
Di riviste come il Moniteur si sente il bisogno. Certo, citando il commento di Jean-Jacques Cornaert (caporedattore dell’edizione francese dal 1984 alla chiusura) in ultima pagina, rispetto al 2009 sembra passato un secolo. Probabilmente la sfida sta tutta qui, nel sapersi distinguere in un contesto caotico, opaco e in rapidissima evoluzione.
La qualità è quella di sempre. Certo, sei costretto a leggere l’anteprima della nuova Renault 5 Turbo… elettrica, ma già lo spirito con cui viene affrontato l’argomento, il cosiddetto taglio, si distingue per originalità di vedute e anche per capacità di analisi. Non mi illudo sulla totale onestà intellettuale, che nel giornalismo si è persa non da ieri ma da decenni, ammesso che sia mai esistita. Detto questo, il Moniteur non mi pare schierato apertis verbis per l’elettrico: al contrario, cerca di equilibrare i giudizi, anche perché la questione, più che tecnica, è politica e finanziaria.
Per ora potremmo allontanare il sospetto che l’idea della rinascita di una rivista “seria” sia l’ennesima mossa di un sistema corrotto fino alle ossa che cerca di convincere tutti, ma proprio tutti, della bontà di una tecnologia voluta e sostenuta artificialmente, con il colpevole sostegno, almeno iniziale, delle case automobilistiche.
Nel frattempo, in un’epoca in cui l’automobile sta rischiando di sparire passando per la fase intermedia di oggetto politicamente scorretto, godiamoci questa rivista, sicuramente meno banale della media, scritta bene e con un retroterra culturale di eccellente livello. Inevitabilmente troverete articoli sui SUV compatti e meno compatti, SUV elettrici e Mercedes da cinesi con maxischermi ma per lo meno non leggerete le solite idiozie copiate dai comunicati stampa. Troverete anche qualche confronto del passato (bello in questo nuovo numero il parallelo fra VW Lupo GTI e Renault Twingo RS).
Imparerete anche qualcosa di inedito sulle supercar, dalla Ferrari 12Cilindri alla Porsche 911 (992.2) GT3. E rendere appena interessante un articolo sulla Tesla Model Y o sulla Grande Panda non è cosa da tutti. I giornalisti del Moniteur ci riescono. Vi pare poco?










