Collezionisti compulsivi e psicolabili assortiti consolatevi: ormai – ammesso che riusciate a farlo – potete girare i circuiti del mondo senza correre alcun pericolo di rovinare le vostre finanze. Non è certo un argomento inedito e ne abbiamo parlato più volte, soprattutto a proposito di Le Mans. E se il contorno della 24 Ore è diventato un piatto pronto indigesto, ancora peggiore è la situazione in posti come Spa, dove un tempo si riusciva invece a scovare qualche vera perla. Oggi nulla. Si trova qualche libro locale al bistrot nei pressi della rotonda all’ingresso della Source, mentre il negozio sulla terrazza del paddock ha definitivamente eliminato i modelli, conservando magliette, cappelli, cappellini e robaccia simile. L’unico stand ad avere automodelli è quello di Francorchamps Miniatures, dove ci aspetta una squallida teoria di volgari Spark. Del resto, all’appassionato che frequenta questi posti gliene importa assai (eufemismo) di trovare un MRF o un vecchio Provence Moulage. E anche all’epoca degli MRF, l’obiettivo era quello di colmare una lacuna nella collezione. I modelli costavano un occhio della testa non per snobismo ma per necessità. Oggi, in proporzione, costano meno (ma valgono anche enormemente meno) perché fatti in parti del mondo dove il lavoro costa una frazione rispetto ai paesi occidentali. Per uno che vuole una Porsche 908 perché gli manca proprio quella, uno Spark è la soluzione ideale, non ci vuole molto a capirlo. Fa comunque tristezza vedere l’omologazione imperante e il conformismo becero della maggior parte dei collezionisti.
In apertura, al posto dei cornetti, mettiamo delle molto più locali frites con tanto di acqua di Spa. Se non vi piacciono né gli Spark né le frites, potete sempre consolarvi con le iron dames. Scherzavo.




















