La TE2800

di Elio Venegoni

Ognuno di noi “petrolhead” ha una o più automobili nel cuore, automobili che mette ai vertici della propria classifica di gradimento indipendentemente dal loro valore storico e/o sportivo.

Io in cima a questo elenco ho l’immortale Porsche 911 nelle sue varie declinazioni, e non credo di essere stato molto originale; a seguire l’Alpine A110 e la Ferrari 308 GTB, a completare questo podio virtuale. Ancora una volta non ho certo indicato vetture sconosciute ai più, tutt’altro…

Tra le prime cinque ne inserisco però una che forse non moltissimi conoscono… la TE2800.

Ho sempre ritenuto l’Opel Manta “A” un capolavoro di design; la sua linea affilata ed elegante ricorda effettivamente la manta, uno degli animali marini più affascinanti mai apparsi. Un design senza tempo che mi colpisce ancora adesso come dieci, venti, trent’anni fa…

A mio parere, però, il vertice non è la Manta di serie bensì una sua versione chiamata TE2800, della quale ora vi racconterò sinteticamente la storia.

Il reparto sportivo della Opel, all’inizio degli anni Settanta, si trovava nella necessità di dover sostituire il modello Commodore, ormai non più competitivo contro le vetture di BMW e Ford.

Si fece avanti Vic Heylen, titolare della Transeurop Engineering, una ditta belga che aveva sede a Bolderberg (Zolder), il quale propose di omologare una versione dell’Opel Manta con motore 2.800 a 6 cilindri.

La discussione fu portata avanti insieme a Bob Lutz, direttore marketing della Opel, agli ingegneri Chuck Chapman ed Alex Cunningham del reparto corse ed a Bob Price, amministratore delegato della Opel Anversa.

Di perplessità ce n’erano diverse, soprattutto da parte degli addetti del reparto sportivo, ciò nonostante fu permesso ad Henley di costruire un prototipo della vettura, modificata non solo per quanto riguarda la motorizzazione ma anche a livello telaistico ed aerodinamico.

La traversa anteriore fu segata ed allungata, il radiatore spostato in avanti, le sospensioni modificate e la batteria situata nel bagagliaio; il cofano anteriore fu ridisegnato ed i passaruota allargati mediante appendici realizzate in poliestere.

La distribuzione dei pesi fu variata, con conseguente miglioramento della tenuta di strada, ed infine furono adottate per questa versione delle ruote ATS – tipiche delle Opel da corsa – con pneumatici 195/70 da 13 pollici.

Lo scatto da 0 a 100 chilometri orari era di 7,9 secondi, la velocità massima di 207 chilometri orari. Niente male!

Fu quindi approvata la produzione di 500 TE2800 (che si chiamava così perché negli accordi iniziali era stato vietato di utilizzare il marchio Opel).

Sarebbero stati necessari 1000 esemplari di questa Manta per ottenere l’omologazione, a termini di regolamento, ma si ritenne che 500 sarebbero stati sufficienti, dato che la Ford ottenne lo stesso scopo costruendo solamente poche centinaia di Capri V6.

Nel frattempo, però, vi fu la crisi petrolifera iniziata nell’ottobre del 1973 e le cose cambiarono notevolmente.

Gli ordini per le TE2800 furono annullati in quanto i rivenditori ritenevano che il momento non fosse più adatto per puntare sull’auto di Henley, tanto è vero che non fu neanche ammessa al Salone di Ginevra del 1974; nel frattempo Bob Lutz lasciò la Opel per passare alla BMW all’inizio del 1974, proprio mentre anche l’amministratore delegato Alex Cunningham veniva sostituito.

René Tricot e Willy Lux (TE2800 Proto), Boucles de Spa 1974

Bob Price, dal canto suo, si era già trasferito al reparto sudafricano della General Motors, invitando peraltro Vic Henley a ridiscutere della TE2800, però anche questa volta le cose non andarono bene in quanto trasferire in Sud Africa l’intero progetto sembrò quasi subito ben poco pratico.

Ad Henley non rimase perciò che un’ultima occasione, ovvero aggiudicarsi un appalto per la vendita di 135 auto alla polizia belga; la concorrenza della Porsche 911 Targa sarebbe stata battuta sul fronte delle facilitazioni economiche che la Opel poteva offrire, a differenza appunto dell’azienda tedesca, però… però vi fu l’ennesimo intoppo!

Gunther Monnens e Chris Debuyser, Rallye du Condroz-Huy 2016

Le specifiche del modello richiesto dalla polizia belga cambiarono e fu necessario dotare le vetture di una scocca di tipo Targa; Henley corse al riparo approntando un tetto rimovibile ma, dopo continui ripensamenti e ritardi, l’idea dell’ingegnere belga fu abbandonata definitivamente, anche se nelle prove sul circuito di Nivelles le TE2800 mostrarono performances migliori della Porsche 911 Targa (guidata da Peter Falk). Non da ultimo la stessa Manta “A” fu sostituita dalla versione “B” ed è così che tutto ebbe fine…

Evidentemente non era destino che il progetto TE2800 fosse coronato dal successo, anche se alcuni esemplari dell’auto furono impiegati con discreta efficacia nelle corse in pista e nei rally; per quanto mi riguarda la TE2800 è stata sì un’auto indiscutibilmente sfortunata ma resta sempre viva per l’incomparabile eleganza!

Un ricordo di quest’auto possiamo averlo ugualmente, però, dato che la TE2800 è stata ben riprodotta in scala 1/43 da NEO (sotto a destra) ed in 1/18 da BoS Best of Show (sotto a sinistra)1. Non è come possedere la vettura vera ma dobbiamo accontentarci!

  1. Se ne occupò il vecchio blog il 30 settembre 2015: https://pitlaneitalia.com/2015/09/30/quasi-una-gruppo-2-te2800-la-versione-cattiva-della-manta-modello-bos-models-scala-118/ ↩︎

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