Vent’anni fa, Porsche a Le Mans: un percorso un po’ casuale

Per qualche strano appiattimento prospettico, tutto quello che è accaduto a partire dal 2000 a oggi, sembra perennemente recente. E invece ci pensi e ti rendi conto che è passata una vita. Dici vent’anni e torni al 2005, che pare ieri. C’è gente nata quell’anno che è già a metà dell’università.

Sono periodi non abbastanza recenti per attirare l’attenzione dell’attualità e non abbastanza remoti per assurgere a dignità storica. E così restano a mezz’aria, sospesi e magari semi-dimenticati a causa della scarsa documentazione che andava on line. Vent’anni fa, dunque, ed è un anno a cui ho ripensato mettendo mano ad alcuni modelli di Provence Miniatures Automobiles, tra l’altro rari perché factory built (e all’epoca costicchiavano).

Che mondo era quello? Dal punto di vista dell’endurance, l’anno prima era nata la Le Mans Endurance Series, da una brillante idea dell’ACO in collaborazione con Peter Auto. Ci si riprendeva seriamente, insomma, dopo un periodo caotico, ricominciando a parlare di gare miste tra prototipi e GT. Il futuro era brillante e sappiamo com’è andata. L’attuale FIA-WEC è figlio di quei tempi.

Modellisticamente parlando, tanti dei marchi artigianali erano già andati e anche un mostro sacro come Provence Moulage aveva già avuto il tempo di morire e rinascere un paio di volte. Nell’ottobre del 2004 era stata fondata a Trets, non lontano da Marsiglia, la Provence Miniatures Automobiles S.à.r.l., su iniziativa di alcuni ex-dipendenti di Provence Moulage. La cosa ebbe vita breve: abbiamo sfiorato l’argomento nella terza parte della storia di Provence Moulage, che vi invitiamo a (ri)leggere1.

Appariva evidente che i tempi erano cambiati: molti modellisti faticavano ad accumulare kit su kit nei cassetti e negli armadi, soprattutto dopo che Minichamps e poi Spark avevano invaso il mercato con prodotti dal costo contenuto (soprattutto Spark, che si stava definitivamente aprendo la strada, mentre Minichamps aveva già iniziato la propria parabola discendente dopo i fasti degli anni precedenti). Con un minimo di “conoscenze” – anche se sprovvisti di partita IVA – ci si poteva intrufolare nel capannone della PEGO a Sesto Fiorentino, procurandosi le ultime novità Spark a 30-35 euro: apparentemente una manna per chi una certa qualità, solo quindici anni prima, avrebbe dovuto pagarla 200.000 lire, magari dopo mesi di ricerche estenuanti.

Spark era l’innovazione ed era l’illusione della pietra filosofale del modellismo: uno speciale montato bene al prezzo di un kit. Minichamps era la tradizione nell’ambito del diecast, regina incontrastata dell’1:43 da quando era arrivata nei primi anni ’90 con prodotti che avevano fatto invecchiare di colpo Vitesse e compagnia.

Si capirà come in tale contesto un produttore di kit tradizionali facesse non poca fatica a sopravvivere. Del resto anche il settore del lusso accusava il colpo: anche uno come Ruf avrebbe dovuto quantomeno correggere il tiro, cosa che stava iniziando a prendere in considerazione poco prima della sua scomparsa. Altri, come BBR o Tecnomodel, avevano praticamente chiuso con i kit, puntando esclusivamente sui factory built2.

A Le Mans 2005, il team di Jean-Luc Alphand schierò una GT3 RS con uno dei numeri di gara più ambiti almeno dai team francesi, ossia quello che corrisponde al dipartimento della Sarthe. Pilotata dallo stesso Alphand con Christopher Campbell e Jérôme Policand, chiuse al 5° posto di GT2. Spark si dedicava con sempre maggiore impegno all’attualità della 24 Ore. Prodotti fatti con cura a prezzi imbattibili, capaci di esercitare un fascino ossessivo-compulsivo sui nostalgici di Starter e Provence Moulage. Oggi il clan dei tifosi di Spark si è parecchio imbruttito

In qualche foto, ecco una panoramica di una Le Mans modellistica di quei tempi. La maggior parte dello spazio è occupato dalle Porsche di PM, con un accenno a Minichamps e a Spark (così avremo parlato di tutte e sette le 911 GT3 presenti a Le Mans 2005).

Un ricordo, nulla più, di quel periodo già così moderno ma ormai lontano.

  1. https://pitlaneitalia.com/2021/04/14/la-storia-di-provence-moulage-parte-3-gli-anni-di-elkoubi-provence-miniatures-e-un-inevitabile-tramonto/ ↩︎
  2. Sopravviveva, almeno in Italia, tutto un sottobosco di produttori che avevano saputo trarre il massimo dai montati low cost. Loro erano stati bravi a intuire le potenzialità di un mercato “sotterraneo”, aiutato enormemente dall’espansione del web, prima con iBazar, poi con eBay e così via. ↩︎

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