FIA-WEC ad Austin, James Calado analizza la pista americana

Per il secondo anno consecutivo il FIA WEC fa tappa al Circuit of the Americas, in Texas, sede del sesto atto della stagione 2025 che va in scena su uno dei tracciati più iconici degli Stati Uniti d’America. La pista “è una delle più impegnative della stagione” dice James Calado, pilota della 499P numero 51 condivisa con Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi. 

Un giro del COTA si completa in circa 1:53.145, prendendo in considerazione il miglior tempo registrato in gara nel 2024 dalla 499P numero 83 di AF Corse, che proprio in America ottenne la sua prima vittoria assoluta. “Dopo il rettilineo principale arriviamo alla prima curva, che ha una forte pendenza, decisamente maggiore di quanto si possa pensare osservando le vetture dalle tribune” spiega il pilota britannico. Curva-1 si affronta in prima marcia e ha un punto di corda “cieco” dove “bisogna essere molto precisi, preparandosi a dare gas per scendere lungo la collina: qui la trazione è davvero importante” mentre le vetture si preparano a entrare nella “sezione più famosa del circuito, davvero veloce, che è uno ‘snake’ sinistra-destra dove è fondamentale essere molto precisi tra i cordoli” sottolinea Calado. 

Segue una lunga curva a destra, a bassa velocità, “dove ci si concentra nell’usare al meglio il cordolo per massimizzare la velocità in uscita” e quindi, passando sotto l’iconico ponte, di nuovo in discesa “verso un altro tornante a sinistra dove inseriamo ancora la prima marcia: qui è fondamentale seguire la traiettoria perfetta per avere una buona trazione in uscita per entrare nel rettilineo più lungo del circuito che si caratterizza per alcuni dossi al centro della pista”. 

Dopo il secondo rettilineo principale “cerchiamo di rimanere al centro della pista, e non sul lato destro come al solito, per arrivare al tornante dove inseriamo ancora la prima marcia, quindi portiamo la vettura completamente a sinistra per la doppia curva che segue, una delle più difficili del circuito, molto impegnativa per le gomme”. 

Nel settore finale “si entra in una curva ‘cieca’ a sinistra che sembra non finire mai e, ancora una volta, sfruttando al meglio tutta la pista in uscita, si cerca di ottimizzare la trazione tra le curve 16 e 18 in una sezione dove è fondamentale evitare d’incorrere nei track limits – prosegue l’analisi il pilota classe 1989 –. Questa parte è molto impegnativa e può fare la differenza tra un giro discreto e uno ottimo, conducendo verso l’ultima curva a sinistra, a bassa velocità, che immette sul rettilineo d’arrivo”.

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