testo e foto di Marco Nolasco
Ero iscritto al Club delle Quattroruotine da pochi mesi, il n. 2 del 1969 della rivista era il quarto che mi arrivava e ad ogni numero scoprivo nuovi marchi e nuovi modelli che aprivano nuovi orizzonti e… il portafoglio di papà! In quel numero, nella rubrica “Panoramica”, si annunciava una nuova marca anglo-francese, la Faracars, che debuttava con la Paxton STP Turbocar 1/43 che, con Rufus Parnelli Jones, rischiò di vincere la 500 Miglia di Indianapolis del 1967. Quella vettura fece sensazione sia per come perdette la gara ritirandosi a poche miglia dal traguardo per un guasto alla trasmissione dopo averla dominata fino a quel momento, sia perché mossa da una turbina a gas.

Il trafiletto su citato rimandava alla rubrica “Qui Parigi”, dove Roland Gerin trattava molto esaurientemente questa novità e annunciava altre monoposto Indy e, forse, anche europee. All’epoca le monoposto, formula 1 o Indy che fossero, erano mosche bianche nell’1/43 e l’iniziativa della Faracars fece sensazione anche per l’elevata qualità del modellino, superiore, a parer mio, agli analoghi modelli anche di ditte primarie come Dinky France e Solido. Basti osservare i molti dettagli applicati in metallo, probabilmente ottone. Solo Kanda faceva di meglio, ma a costi esorbitanti. Questo modellino costava invece 1600 lire, non pochissime, ma adeguate alla sua classe.



Unico punto debole le decalcomanie, belle e complete da un punto di vista grafico, ma molto sottili e delicate (erano dei trasferibili), di difficile stesura rispetto a quelle dei marchi concorrenti. Quando le applicai al mio esemplare non avevo ancora quattordici anni e si vede… basta osservare le foto. La scatola è molto piccola, troppo. Bisogna forzare il modellino sia per inserirlo che per estrarlo. All’interno si trova un foglietto che ci svela che l’importatore esclusivo per l’Italia era la Dugu, che così facendo pensava forse di completare il catalogo con modelli di auto da competizione. Interessante l’elenco, in fondo al foglietto, dei tre modelli previsti successivamente, che purtroppo non videro mai la luce.


Allego tutte le note di allora di Quattroruotine, dall’annuncio del debutto a quello della cessazione dell’ attività dopo la STP, e qualche foto del mio esemplare. Ricordo che, trenta o quaranta anni fa, ne vidi in vendita diversi esemplari nuovi presso la biglietteria del Museo dell’Automobile di Torino. A giudicare dalle richieste anche di esemplari MB che si vedono in rete è oggi un modello sottovalutato.





