Dalla Opel Kadett Station Wagon alla Kadett Van per arrivare al Combo (quello, per intenderci, con il tetto rialzato nella parte posteriore per aumentare ulteriormente la capacità di carico): una caratteristica fondamentale di due derivati commerciali di grande successo come erano alla metà degli anni ottanta, Opel Kadett Van e Kadett Combo, derivati dalla quinta generazione di uno dei modelli-chiave della gamma della Casa di Rüsselsheim.


Un’evoluzione quasi naturale che quaranta anni fa, a fine estate 1985, fece la sua prima apparizione pubblica in occasione del Salone di Francoforte. E poco importa se quella prima edizione si chiamasse Kadett Combo (Vauxhall Astramax sul mercato britannico) e successivamente diventasse poi Combo-A per distinguerla dalle successive generazioni di questo veicolo commerciale.
1993: seconda generazione – Un moderno veicolo commerciale
Otto anni dopo, sempre al Salone di Francoforte, ne fu presentata infatti la seconda generazione ovvero Opel Combo-B, un veicolo completamente diverso, realizzato sulla piattaforma della Corsa-B, ma meno derivato commerciale ed un po’ più furgone leggero, ma soprattutto dotato di innovative soluzioni come lo scomparto portaoggetti ricavato davanti agli occupanti nello spazio del cupolino nero anteriore. Non a caso ancora oggi è probabilmente la generazione più originale di Combo. La seconda generazione non era più una station wagon priva dei finestrini laterali posteriori, ma un piccolo furgone vero e proprio, disponibile anche in versione Tour multispazio per trasporto persone.




2001: terza generazione – Compatto, comodo, sicuro, versatile
Nel 2001 il Salone di Francoforte ospitò il lancio della terza generazione realizzata sulla base della berlina Corsa-D che si andava a collocare in un segmento molto competitivo ed in grande espansione quale era quello dei piccoli veicoli commerciali e dei multispazio a 5 posti. Prodotto, come la generazione precedente nello stabilimento portoghese di Azambuja, era disponibile un’ampia gamma di motorizzazioni a benzina, gasolio, metano e poteva avere una doppia porta posteriore oppure, nella versione passeggeri, un ampio portellone.



Gli spazi destinati alle persone ed alle merci si presentavano otticamente come una sola cosa, una sorta di “monocabina” che comprendeva il vano di carico nel progetto generale, mentre il parabrezza spiovente creava un elemento dinamico di transizione con la linea convessa del tetto. «Questa forma insolita» spiegava Thomas Welsch, all’epoca responsabile marketing della linea Combo «ricorda la testa del delfino e, proprio come il delfino, ha un aspetto elegante ed una forma aerodinamica, nonostante la carrozzeria relativamente grande».
2011: quarta generazione – Una piattaforma inedita
Dieci anni dopo, sempre a Francoforte, debuttò il Combo-D, un veicolo visivamente imparentato con la seconda generazione del Fiat Doblò. Caratterizzato da un corpo vettura molto più grande delle precedenti versioni, era in grado quindi di offrire più spazio per merci o passeggeri (a seconda dell’allestimento). Il Combo-D condivideva anche gran parte dei propulsori presenti già nella gamma del furgone di Fiat Professional che lo produceva nei propri stabilimenti.

Hannover 2018: quinta generazione – Furgone dell’anno
Nell’estate 2018, in occasione del Salone di Hannover, fu introdotta la generazione oggi sul mercato. Opel Combo-E nasceva utilizzando pianale e scocca delle nuove generazioni di Citroën Berlingo e Peugeot Rifter con passo normale oppure lungo. Premiato come International Van of the Year 2019, il Combo-E Cargo, doveva questo risultato al piacere di guida, agli innovativi sistemi di assistenza alla guida, ai bassi costi di gestione. La giuria aveva apprezzato anche i numerosi sistemi di assistenza alla guida come l’indicatore di sovrappeso con sensori e l’eccellente visibilità: la seconda telecamera nello specchietto retrovisore esterno lato passeggero, per esempio, riduce l’angolo cieco del veicolo. Opel Combo Cargo ricevette molti apprezzamenti anche per il nuovo sistema di protezione della fiancata Flank Guard, anch’esso basato su sensori.


