Collezionismo e scuola non vanno mai molto d’accordo. Alle medie passavo le mattinate in classe a sognarmi quei kit AMR che erano fuori produzione ormai da due o tre anni. I TSSK che divoravo in autunno e in primavera erano già pieni di “buchi”, difficili da indovinare in mancanza di fonti certe. La Corvette Greenwood della X aveva su di me un fascino ammaliante. Ignoravo che nel ’76 era stata realizzata una versione montata. Successivamente, in kit, uscirono altre versioni, come la Mancuso o la Bar-Baron. Mancuso… Mancuso… introvabile. I Tron non l’avevano più e comunque a 40-45000 lire a modello bisognava stare attenti. Chissà che colore aveva la Mancuso. Foto non ne avevo ma il modello era in cima alla mia lista dei desideri con l’Alpine A210, la Lancia Beta Montecarlo di Brands Hatch (Bam-X) e le Formula 2 di X-Tenariv, anch’esse difficilissime da reperire.
Dicevo della scuola. Dopo una prima media con risultati eccellenti, nei restanti due anni del ciclo campai più o meno di rendita. Quando mi accorgevo che un recupero di quota era necessario, mi mettevo a studiare un paio di settimane e la situazione era bell’e che rimediata. Non potevo mica sottrarre troppe risorse ad attività che consideravo ben più rilevanti, come il già ricordato studio accanito del TSSK, del catalogo di Progetto K o la lettura di Autosprint e AutoModelli.
Un giorno il professore d’italiano ci fece fare il riassunto di quel celebre e bellissimo racconto del Basile, Cagliuso. Lo lessi senza neanche troppa attenzione, e con poco sforzo ne buttai giù un condensato, cercando di far presto per tornare prima possibile alle mie fantasticherie modellistiche.
Qualche giorno dopo, il professore portò in classe i compiti corretti. Era solito commentarsi uno a uno nonostante che nella sezione B della II Media fossimo più di trenta. “David, sunto ottimo, completo e che dimostra che hai capito pienamente il testo. Ma (silenzio perplesso): chi è questo Mancuso?”
Lo guardai stranito e in un baleno capii che i fantasmi della Corvette si erano infiltrati nel foglio protocollo.
Ci son voluti 39 anni per avere la Mancuso in collezione. Non che successivamente a quelle allucinate stagioni da ragazzino delle medie mi sia accanito più di tanto per trovarla. Ma quando qualche giorno fa mi è capitata l’occasione di prenderne un esemplare montato benissimo (e secondo lo stile dell’epoca), mi è sembrato che si sia chiuso un cerchio.


Fantastico, poesia…
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Veramente un bel racconto… queste “storie di modelli” sono tra gli articoli che leggo con più interesse!
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Bella storia! Le ricerche del Sacro Graal sono il sale della vita del collezionists
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