Testo e foto di Riccardo Fontana (in redazione David Tarallo)
Era un sabato pomeriggio dell’estate 1995, avevo tre anni, e dopo aver accompagnato al lavoro mia madre, di turno in ospedale, mio padre mi aveva portato a fare il solito giretto, tipicamente a tema motoristico: quella volta eravamo passati alla concessionaria Toyota di San Martino Siccomario, e all’entrata ero rimasto folgorato da una grande fotografia appesa al muro dietro al bancone della reception: c’era una macchina in volo, molto staccata da terra, con dietro una montagna innevata e due neri a piedi fermi che la guardavano passare a bordo strada, impassibili e maestosi come lo stesso panorama d’Africa che li circondava.




Io all’epoca non lo sapevo, ma quella foto di McKlein, forse la più straordinaria ed evocativa di tutta la storia dei Rally, ritraeva Ian Duncan in volo con la Toyota Celica GT-Four ST 185 durante le ricognizioni del Safari 1993. Il tarlo di quel momento mi è rimasto a lungo, quindi che fare? In primis procurarsi un bel modello della Celica ritratta, e in secundis, come se n’è presentata l’occasione, procurarsi anche una bella Celica GT-Four Carlos Sainz Limited Edition vera, ma questa è un’altra storia che non approfondiremo in questa sede.
Il modello prescelto è il noto (e vetusto) kit Hasegawa in scala 1:24, nato in contemporanea all’auto reale, ma aggiornato in alcuni dettagli nel corso degli anni. Un modello per nulla privo di difetti, ma che se ben montato è comunque in grado di fare la sua figura. Innanzitutto, cominciamo col dire che il kit di partenza soffre dei tipici difetti della solita produzione Hasegawa: è troppo stretto, ha delle ruote un po’ troppo piccole (anche se sulle versioni da terra, come questa, si nota poco rispetto a quanto accade per i modelli relativi a gare “full-tarmac”), un assetto di fantasia, e dei sedili più vicini alla scala 1:32 che all’1:24 di riferimento.




Finito? No, manca completamente ogni accenno di pedaliera, che comunque non si vede (ma su 50€ tondi tondi di modello di taglia media è una dimenticanza che inizia a lasciare l’amaro in bocca anche a me che sono di bocca buona) e tutta la rete di protezione e le relative fascette di supporto da fissare al bull-bar anteriore. Finito? No, le fotoincisioni sono ridotte al minimo, e gli sponsor tabaccai sono ovviamente censurati, ma questo non è un neo imputabile ad Hasegawa, quanto alle ben note (e incomprensibili) gogne legali.
Come affrontare il montaggio di un simile modello da persona normale? Signori, io non sono Luca Cavicchi, non sono Manuel Olive Sans, ho una manualità buona ma, causa cheratocono, nonostante i miei trent’anni appena compiuti inizio a vederci pochissimo da vicino, quindi un modello per mio conto dev’essere pulito, ben realizzato, ed aderente al reale almeno per le cose “macro”. Tradotto: l’assetto deve essere giusto, la livrea deve essere giusta, i dettagli visibili devono esserci tutti e devono essere ben realizzati. Ho tralasciato la pedaliera, perché veramente, complice l’esiguità dell’abitacolo, non si nota assolutamente, ma tutto il resto ho voluto realizzarlo. Per le referenze fotografiche mi sono affidato sia alla rete che a Rally Cars di McKlein, una vera bibbia per ogni appassionato di Rally. A questo punto, prescelta la versione di Juha Kankkunen, vincitrice di quel Safari e del Mondiale dello stesso anno, c’è stata solo una cura dei dettagli e della verniciatura al massimo delle mie possibilità, con l’aggiunta a parte delle decals Marlboro e della rete anteriore. La griglia di sfogo dell’intercooler, agghiacciantemente realizzata in blocco pieno con la carrozzeria è stata aperta e completata con un pezzo di rete avanzato da un altro kit dello stesso produttore (Lancer Evo I), in modo tale da avere un livello di realismo almeno accettabile.
Il risultato finale è quello che vedete nelle foto: nessuna difficoltà particolare a parte la costruzione delle cinture e il relativo imbocco nelle (troppe) minuscole fotoincisioni che le compongono, ma quello è un problema dei miei occhi, anche se per cinquanta euro una soluzione un minimo più pratica e “pronta all’uso” si potrebbe trovare. Molto apprezzabile, da parte di Hasegawa, il completo rifacimento dei cerchi O.Z. e degli ammortizzatori, disastrosi nella prima edizione di questo kit (datata tardo 1993) ed oggi molto belli.
Confrontate questo modello con le foto che trovate su internet dei montaggi di scatole vecchie, capirete di cosa sto parlando. Come volevasi dimostrare, con ruote e assetto (quasi) perfetti, il modello cambia completamente faccia, e le pecche di forma che lo contraddistinguono (l’Hasegawa è talmente stretto che, più che una Celica GT-Four, sembra una 1.6 a trazione anteriore con la presa d’aria sul cofano della GT-Four) non si notano più.


Ho un altro modello, trovato già costruito, relativo alla vettura di Carlos Sainz del Tour de Corse 1992: il modello all’80% è lo stesso, ma il cambiamento di colpo d’occhio è disarmante. Quindi, ancora una volta possiamo dirlo: le ruote fanno quasi da sole la riuscita o meno di un modello, almeno a livello di percezione di chi guarda. Le fascette di supporto della rete della protezione anteriore sono state realizzate con del semplice fil di ferro sottile e sagomato, una cosa alla portata di molti. Alla fine, il montaggio è stato molto divertente e appagante, restano due punti fermi: il primo è relativo al costo, perché il kit è costato 50€, e poi tra bombolette, ammorbidente, boccette di colore, decals aggiuntive, rete, eccetera eccetera abbiamo superato i 100€ totali, che iniziano ad essere una signora spesa di questi tempi, e il secondo è il tempo e la cura che in simile lavoro richiede: io sono dimissionario, e con le molte ferie arretrate che ho beh, ho del tempo libero che mi permette di perdermi in questi lavori, ma non in molti potrebbero fare altrettanto, e non in molti saprebbero ricavare un modello buono da un simile kit così antiquato, anche con la visione semplice e lineare del sottoscritto.

Quindi, la domanda vera rimane: se Ixo proponesse un simile modello già pronto, anche leggermente meno curato, per una cifra oscillante tra i 25 e i 30€, in quanti semplici appassionati se la sentirebbero di spendere ancora certe cifre per un kit solo per andare incontro all’ignoto? A voi l’ardua sentenza…
Un bell’articolo, semplice e fresco (due caratteristiche che io apprezzo sempre molto). La Toyota, a giudicare dalle foto, sembra molto ben montata, l’autore si è divertito… cosa vogliamo di più?
Certo, l’ultimo interrogativo è cruciale: adesso stanno uscendo tanti ottimi modelli già “pronti”, soprattutto ad opera di IXO Models… vale la pena tuffarsi nelle problematiche che comporta il montaggio di un kit? Se ci si vuole divertire (e se ne hanno le capacità) la mia risposta è positiva, viceversa se occorre stare attenti anche al budget… forse no.
Ad ognuno le sue valutazioni, quindi…
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