Flashback 1: Ero a Monza verso l’inizio degli anni duemila e Mario Acquati organizzava una delle sue vendite promozionali nella leggendaria bottega nel paddock dell’autodromo. Fra i tanti volumi proposti a prezzi bassissimi ve n’era uno, inglese, di fine anni settanta, che stupidamente non presi e che non ho più ritrovato. Era una specie di guida ragionata a tutti i libri di automobilismo usciti fino a quel momento.
Oggi un volume così sarebbe impensabile ma all’epoca non lo era affatto, in un periodo in cui Internet ce l’aveva solo l’esercito americano, le foto quando uscivano su un settimanale stavi una settimana a guardartele e la maggior parte degli archivi era praticamente irraggiungibile.
In un contesto simile, una guida come quella poteva essere indispensabile per qualsiasi ricerca storica. Era un mondo in cui le squadre di Subbuteo erano ancora meno di duecento, in cui nessuno probabilmente aveva sotto mano la lista completa della Serie 100 della Solido e in cui se volevi un John Day o un Auto Replicas dovevi andare a Radlett da GPM. All’epoca i libri e i modelli più che rari erano rarefatti. Ma era proprio tale rarefazione a dar loro un peso specifico particolare.

Flashback 2: Primi anni novanta, all’università decisi che i libri che mi piacevano di più erano quelli della Oxford University Press perché erano quelli che avevano il miglior odore. Quasi di pane fresco ancora caldo. Per l’automobilismo, non erano male quelli di P.S.L., guarda caso ancora inglese.
Girando si fanno strani incontri. Ho recuperato di recente in Germania un volume di Doug Nye, certo non uno dei suoi più conosciuti, ma ugualmente degno di considerazione. S’intitola Motor Racing in Colour e uscì nel 1978 edito da Blandford. Di piccolo formato, in quel tempo aveva un suo senso: è una specie di compendio di storia delle competizioni, arricchita da una straordinaria appendice fotografica, per lo più a colori, come promette il titolo, con immagini che credo siano anche rimaste inedite dopo quell’uscita. Penso al ruolo di un libro come questo oltre quarant’anni fa.
Oggi sembra una cosa scontata, ma quanto doveva essere complicato procurarsi un’immagine del motore della prima Renault di Formula 1 o della gara di F.3 a Monte Carlo? Tutto era meno banale e molto più disconnesso, almeno parlando di connessione fra appassionati. Ci si scriveva, ci si telefonava ma le domeniche pomeriggio – io me lo ricordo appena anche se ho fatto in tempo a viverne una parte – erano lunghe e mortalmente noiose.
Tutto si diluiva e si prolungava e nessuno aveva da ridire perché non c’erano alternative. Se ti arrabbiavi ti cantavano Voglio l’erba voglio dei Gatti di Vicolo Miracoli e zitto.
Potevi passarle con un kit o con un libro, quelle domeniche. Oggi trascorrere una giornata all’antica, staccati da tutto e da tutti può costituire una scelta snob o una sana reazione all’esposizione mediatica. Quando ti sei stancato del silenzio, riattacchi l’USB e ti getti di nuovo della mischia globalizzata. Allora no. Allora dopo una giornata appiccicosa guardavi il TG1 delle otto e mangiavi con le posate dal manico di plastica verde acqua.
Non necessariamente quel passato va rimpianto, ma va ricordato. E va ricordato anche quando si giudicano gli oggetti che da quel passato arrivano. Il libro di Doug Nye oggi non avrebbe senso, questo è ovvio, ma apporta molte più informazioni a proposito della sua epoca di quante non si potrebbe immaginare ed è bello farlo rivivere.

Il libro è inglese, l’odore è buono. Se lo sai ascoltare ti racconterà dei regolamenti del Campionato europeo turismo e dei vincitori della 500 Miglia d’Indianapolis, di Mario Andretti recente campione del mondo di F.1 e ti fornirà l’indirizzo postale della Arrows, della Hesketh e della Copersucar.


Forse altrove in questo sito scrissi che il libro di Jess Pourret sulle Ferrari 250 GT va assaporato con una GTO di AMR davanti. A ogni volume corrispondono determinati modelli, noi collezionisti siamo fortunati. Accanto a questo di Nye metterei le vituperate March 761 della John Day, di quelle in diecast, vendute solo montate. L’abbinamento può avere un senso. Saponette colorate e giacche con le toppe; moquette in bagno e piatti con steak ricoperto di crema di whisky fino all’orlo. Le liste dattiloscritte di Brian Harvey e l’adesivo del BRDC.
“Today, motor racing at all its many levels is one of the most popular spectator sports in the world. More than a million people flock to watch the World Championship races of each year, fought out by highly sophisticated Formula 1 cars and the most talented drivers of their day in circuits from Buenos Aires in Argentina, through Long Beach on America’s West Coast, across to Europe and the classical venues such as Monte Carlo, then back to North America in the autumn”.
