Mario Zodiaco, i Motor Show mai raccontati

Dici Motor Show e pensi subito a Bologna. L’idea di un Salone dell’automobile non più solo statico ma con esibizioni e spettacoli per tutti i gusti viene a Mario Zodiaco, in precedenza primo importatore di dune buggies in Europa tramite la sua azienda Autozodiaco, che nel 1976 trasforma il suo progetto in realtà gestendo la kermesse motoristica bolognese appoggiandosi inizialmente a icone assolute del motorsport quali Giacomo Agostini, campionissimo delle due ruote, Sandro Munari, fuoriclasse dei rally, e Renato Molinari, funambolo della motonautica.

Zodiaco resterà al vertice del Motor Show fino al 1980 compreso, momento del passaggio di consegne con il nuovo patron Alfredo Cazzola. La manifestazione, già ottimamente oliata, andrà avanti pur tra alti e bassi fino al 2017, cedendo poi il passo al Motor Valley Fest, festival che celebra la terra dei motori ma nulla ha a che vedere con la kermesse delle origini.

Ermanno Frassoni, a destra, intervista Mario Zodiaco per Motorphone TV

In Italia nella seconda metà degli anni 70 c’è grande fermento e passione per tutto ciò che riguarda il mondo dell’automobile anche nella sua declinazione sportiva, tant’è che Zodiaco nei padiglioni fieristici di Bologna ospita personaggi del calibro di Niki Lauda, reduce dall’incidente del Nürburgring nel 1976, James Hunt, Mario Andretti, Clay Regazzoni, Jody Scheckter, Nelson Piquet e così via.

1977: James Hunt con la McLaren-Ford Cosworth M26 F.1 che porta il numero 1 riservato al pilota campione del mondo in carica

Il Gotha della Formula 1 di quei tempi, insomma, al punto che sarà proprio Andretti a proporre a Zodiaco di esportare il “giocattolo” Motor Show negli Stati Uniti d’America, patria delle dune buggies uscite dal film “Il caso Thomas Crown” del 1968 con Steve McQueen protagonista, in una nazione sempre pronta alle novità e agli show più rocamboleschi. Purtroppo non se ne farà nulla, come Mario Zodiaco ha raccontato a Motorphone TV, il canale YouTube di Ermanno Frassoni, anche se resta l’originalità dell’idea e quel desiderio impossibile da soddisfare di scoprire cosa sarebbe potuto essere un Motor Show itinerante nei vari Stati d’America.

Emerson Fittipaldi accanto a un giovane Nelson Piquet, che indossa già la tuta della Brabham: col team di Ecclestone, Piquet esordì al GP del Canada del 1978 dopo una gara con la Ensign e tre con la McLaren

Archiviato il sogno del Motor Show a stelle e strisce per le ragioni che scoprirete nel video, ecco che dopo aver salutato Bologna sul finire del 1980 Zodiaco si butta a capofitto nell’ennesima impresa: organizzare un Motor Show a Rio de Janeiro, in Brasile, complici la Riotur che già si occupava del mitico carnevale e i campioni del volante dell’epoca Emerson Fittipaldi e Nelson Piquet. Sarebbe stato possibile bissare il successo travolgente del Motor Show di Bologna anche in Brasile? Questo non lo sapremo mai perché il progetto di Zodiaco, nei primi anni ottanta residente in Brasile e da lungo tempo di stanza a Panama, non superò la fase preliminare. Sarà anche vero che con i se e con i ma non si fa la storia, eppure da questi Motor Show esteri mai realizzati traspare la voglia di esplorare nuovi orizzonti e tracciare confini inediti sia sotto il profilo imprenditoriale che culturale.

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