Non sono molti i piloti, anzi andando a memoria proprio nessuno, che possono affermare di essersi calati nell’abitacolo di una McLaren, una Benetton e una Williams di Formula 1. C’è riuscito Giorgio Pantano, indiscutibile talento dell’automobilismo tricolore dei primi anni duemila, che dopo essersi costruito una reputazione da campione nell’universo del karting tanto da ricevere i sinceri complimenti di Fernando Alonso ha vinto la Formula 3 tedesca al primo tentativo iniziando quindi una solida scalata verso i piani alti del motorsport.

Come dimenticare infatti il titolo sfiorato nella Formula 3000 Internazionale del 2002 sulla rossa Lola-Zytek del team Coloni Motorsport nella stagione che incoronò Sébastien Bourdais? Una spinta propulsiva, quella di Pantano nella serie anticamera alla Formula 1, che lo condurrà a siglare un contratto con lo scaltro Eddie Jordan per correre sulla EJ14 del 2004 a fianco del tedesco Nick Heidfeld. L’amore tribolato tra Giorgio e la Formula 1 si concluderà dopo una sola stagione, nemmeno disputata per intero, complici soprattutto le tante fragilità del pacchetto Jordan EJ14. Dal 2005 al 2008 Pantano si rimbocca le maniche nella neonata GP2 ex Formula 3000 e conquista finalmente il titolo con il team spagnolo Racing Engineering.

Le porte della Formula 1 purtroppo restano chiuse perché uno dei suoi mentori, Adrian Campos, al vertice del gruppo Campos Meta che avrebbe dovuto esordire nel Circus con una propria squadra, all’ultimo cede la proprietà alla cordata che nel 2010 diventerà Hispania Racing Team.

Nella variegata carriera di Pantano c’è spazio anche per la Formula Indycar, un po’ a sprazzi a dire la verità, prima con il top team Ganassi che fece grande Alex Zanardi e poi con il meno blasonato Dreyer & Reynbold, oltre che per una puntata nella sperimentale Superleague delle squadre abbinate alle formazioni di calcio. Motorphone TV, il canale YouTube di Ermanno Frassoni, ha chiesto a Giorgio Pantano di raccontare i momenti salienti della sua avvincente parabola nelle corse che sicuramente, con una più accorta gestione manageriale, avrebbe potuto regalargli soddisfazioni molto più consistenti. L’ex pilota padovano è però da tempo tornato al primo amore, il karting, dove si cimenta da costruttore e proprietario di team allevando giovani talenti in cui va ricercando il suo stesso sguardo determinato di quand’era un ragazzo pronto a qualsiasi sacrificio pur di salire sul gradino più alto.