Cornici cornute

I quattro modelli che vedete in foto sono dei costosi factory built prodotti artigianalmente. Abbiamo cancellato il marchio per evitare inutili polemiche, tanto chi ha un minimo di pratica riesce a indovinare, e poi il discorso deve restare generico. Queste sono le conseguenze non solo di una cattiva prototipazione (le cornici dei vetri non hanno un alloggiamento) ma anche di un montaggio poco adeguato, che non tiene conto di alcune banali norme fisiche: la fotoincisione non si adatta e oltretutto viene incollata su un fondo nero opaco che non favorisce la tenuta nel tempo, anzi. Risultato, dopo 800 euro spesi, il povero compratore finisce per dover rivolgersi a qualche artigiano volenteroso per farsi sistemare questi disastri. Non è così che si combatte il fenomeno dei resincast. Così lo si incentiva.

4 pensieri riguardo “Cornici cornute

  1. Ciao David,
    Argomento spinoso…
    Quando iniziai a montare i kit, quasi trent’anni fa, la mia prima esperienza con le cornici laterali fotoincise fu disastrosa.
    Non avevo alcuna nozione in merito e non c’erano certo i tutorial su internet…
    Sul momento pensai ad un mio errore o alla mia incapacità, ma la verità era semplicemente che le cornici e gli incassi non erano complanari.
    Evidentemente, chi aveva realizzato i disegni per le fotoincisioni, non aveva tenuto conto dei ritiri e delle asimmetrie che pure ci sono in master realizzati a mano o che si possono creare successivamente in fase di stampo.
    Ma è inutile dilungarsi sull’argomento.
    Il fatto è che questi problemi non risparmiano neanche i resincast, ossia i modelli in resina di fattura industriale, dato che mi è capitato di vedere sia distacchi che ritiri su modelli di questa tipologia, anche in referenze appena uscite.
    Chi si salva?
    Be’, nessuno… Come sai, mi stampo in casa modelli in resina e, malgrado le mille attenzioni, i risultati sono altalenanti.
    Nei processi produttivi più professionali, ci sarà sicuramente più tecnologia e conoscenza, ma a chi non è mai capitato, ad esempio, un kit con la resina presa da umidità? O con differenti ritiri tra un pezzo e l’altro?
    Potrei continuare con gli esempi…
    In realtà non esiste ancora una soluzione ottimale per produrre midellini, sicuramente la resina è la più flessibile e, quindi, economica, ma con tante incognite.

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  2. L’altro giorno, proprio qui su Pitlane Italia, rispondendo ad un articolo di Riccardo Fontana, accennavo ai modelli in plastica di Herpa.
    Purtroppo l’automodellismo si è fossilizzato su due linee di prodotti (zamak e resina) e non si va più oltre, non si sperimenta.

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  3. Beh, alcuni esperimenti anche recenti, anche molto recenti, ci sono comunque stati.
    C’è stato qualche modello Minichamps in plastica (904), molti Trofeu, e sempre in tema Trofeu stanno iniziando anche a fare quelli stampati in 3D, che secondo me sono il vero futuro.
    Esperimenti ci sono, è pur vero che il grosso di chi c’è già di tecniche nuove o anche solo diverse vuole a stento sentire parlare

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