Nel 1991 le edizioni EPA pubblicavano quella che viene considerata la bibbia della produzione Solido. Jouets Solido de 1932 à 1991, a cura di Bertrand Azéma, era un’opera ciclopica, composta da due tomi per complessive 1350 pagine. Gli inizi degli anni ottanta furono turbolenti per il marchio, che già dalla metà degli anni settanta non navigava in buone acque. La famiglia De Vazeilles aveva ceduto Solido al gruppo Le jouet Français, lasciandone definitivamente la direzione nel 1977-1978. Oltre ad una gestione poco efficace, i gestori di Le jouet Français crearono Heller-Solido, società amministrata dal britannico Thomas Sebestyen (nato nel 1927), che fu messa in liquidazione alla fine del 1980. Il marchio Solido fu ripreso in luglio da Majorette e ceduto a “Solido SA” il 10 febbraio 1982, conservando quindi il proprio nome. Fondata nel 1961 da Emile Véron (nato nel 1925, fratello del fondatore di Norev, Joseph, e morto nel 2013), Majorette si avviava così a divenire il primo fabbricante francese di giocattoli. Per Emile Véron il grande pubblico era un obiettivo privilegiato di Majorette e un’impostazione generalista (troppo generalista) fu programmata anche per Solido, che per decenni aveva fatto invece del prodotto raffinato e del rapporto confidenziale coi dettaglianti – e non con la grande distribuzione – le proprie linee guida. I rivenditori, tremila solo in Francia, e i collezionisti si sentirono traditi. Non poteva funzionare. Solido fu coinvolta nel fallimento della controllante nel 1992. Nel maggio del 1993 il gruppo Idéal Loisirs riprese Majorette, e con essa Solido e Verem, che di Solido era a sua volta un’affiliata.
I risultati commerciali non furono quelli attesi e i problemi del gruppo crebbero col passare degli anni, finché nel gennaio del 1996 Triumph Adler, attraverso Tectro, che raggruppava aziende del giocattolo, prese il controllo di Solido. Un cambiamento societario testimoniato, per chi ci fa caso, anche dalla dicitura presente sulle confezioni dei modelli Solido: non più Solido SA ma Societé Nouvelle Solido SA. Il 1° gennaio 1999 Verem seguì il destino di Solido all’interno di Triumph Adler. Il 17 giugno 2003 venne annunciato un altro cambio di proprietà: la Smoby acquisiva i marchi Solido e Majorette Toys da Adler Triumph, che aveva manifestato l’intenzione di disfarsi delle attività legate al gioco. L’accordo venne siglato ufficialmente il 4 agosto 2003. In quel decennio abbondante, la produzione di Solido aveva continuato con tantissime referenze, nonostante le ripetute crisi. Fu così che Azéma decise di riprendere in mano l’argomento, scrivendo un volume che riprendesse le fila del discorso da dove l’aveva lasciato con i due tomi EPA per arrivare all’epoca contemporanea. Nell’aprile del 2004 uscì per i tipi dell’editore Drivers di Tolosa, nella collana Les carnets du collectionneur, “Les automobiles de Solido 1991-2004”. Il cerchio si chiudeva. Tra parentesi, nella collana era apparso anche un bello studio sulla produzione CIJ in zamac.
Il volume del 2004 non aveva la raffinatezza dei precedenti, con la sua copertina in brossura abbastanza “povera”, ma costituiva indubbiamente un’altra pietra miliare nell’opera di Azéma. E’ certo un libro meno conosciuto rispetto ai primi due, ma è un complemento essenziale nella comprensione della storia di Solido, tanto più che nel periodo preso in esame le serie si moltiplicarono e la produzione esplose in una miriade di serie speciali, promozionali, celebrative, in confronto alle quali la “vecchia” Solido impallidiva. Questo volume di 224 pagine è un catalogo ragionato che fornisce un’informazione competa su ogni modello, comprese le varianti di colore e di confezione. Anche i più esperti a volte faticano a farsi largo nell’offerta Solido di quel quindicennio, per cui ci sentiamo di consigliare l’acquisto di questo libro, ormai fuori stampa, ma abbastanza facilmente reperibile presso i rivenditori specializzati o anche alle borse di scambio. La produzione dal 1991 al 2004 non è certo la più gloriosa ma non mancarono belle riedizioni, collaborazioni con altri produttori come Detail Cars ed esperienze allora all’avanguardia come la collezione da edicola Hachette.





