Formula 1 in diecast 1:43

di Riccardo Fontana. Foto Riccardo Fontana, David Tarallo, archivio Carmodel

La riproduzione in scala delle vetture di Formula 1 è sempre stata particolarmente difficile e laboriosa: se pensiamo che con l’inizio degli anni settanta anche dei produttori storici come Solido abbandonarono totalmente l’idea di riprodurre nuove vetture a ruote scoperte, e che i “rincalzi” pronti a seguire le orme dei pionieri non è che abbondassero, possiamo capire quale fosse la situazione all’epoca.
Il principale fattore di ostracismo a questo genere di riproduzioni era rappresentato principalmente dalla crescente complicazione delle vetture reali, che malissimo si adattava alle logiche imposte dalla produzione diecast degli automodelli, contrariamente a quanto avveniva per gli Sport Prototipi e per le vetture da Rally o da Turismo.
Esistevano comunque dei produttori specializzati nelle ruote scoperte: senza scomodare i vari artigiani come John Day o Jean-Pierre Viranet, vi erano dei produttori come Eidai Grip, Yaxon e Polistil che non disdegnavano affatto la riproduzione in scala di buona parte della griglia di partenza dei gran premi di quegli anni: sfornavano bei modelli in verità, ma sempre leggermente sospesi tra il giocattolo e la miniatura da collezione, con forse maggiore vicinanza alla prima di queste due categorie, e questo non tanto per volontà commerciale, quanto appunto per logiche produttive imposte dalla tecnologia dei tempi.
Ci fu poi negli anni ’80 l’embrione di un riavvicinamento tra mondo industriale “collezionistico” e monoposto con l’avvento della produzione Onyx prima, e Minichamps poi, ad inizio anni ’90 (si potrebbero aggiungere anche i Quartzo, già più raffinati degli Onyx. E Brumm, a metà anni ottanta, aveva prodotto una Ferrari 126 C4 che venne molto apprezzata dai collezionisti, anche perché in quella fascia di prezzo non c’era nient’altro e per la prima volta il marchio italiano si allontanava dalle F.1 anni cinquanta, ndr).
Gli Onyx erano modelli di assoluto pregio per la loro epoca, per quanto siano, rivisti con gli occhi di oggi, quantomeno ingenui, per non dire, in certuni casi, assolutamente infedeli: semplici, grossolani e scarni nei dettagli, avevano il pregio di esistere e di avere livree molto curate, e va ricordato come, all’epoca, dopo il fallimento di realtà come Polistil e Yaxon ci fosse stato un interregno di quasi dieci anni in cui se si voleva una monoposto di Formula 1 in scala 1:43 era obbligatorio rivolgersi alla produzione artigianale.

I Minichamps dapprima affiancarono e poi sostituirono gli Onyx, ma almeno inizialmente il livello di dettaglio era assolutamente equiparabile a quello dei primi, ovverosia molto scarso, e fu solo col passare degli anni che Minichamps si raffinò e arrivò a produrre delle monoposto sempre più fini e fedeli.

F-92A Minichamps: pilota con casco taglia 98, proporzioni da caricatura, e tutti allegri


Vi fu verso la fine degli anni ’90 l’apparire di altre case, come ad esempio Mattel, che produssero buoni modelli di monoposto, ma fu l’arrivo di Spark che rivoluzionò il concetto dei (cosiddetti) modelli industriali a ruote scoperte.
Spark fagocitò in breve tempo tutto l’esistente, fino ad arrivare all’attuale situazione, in cui abbiamo anche i modelli Minichamps prodotti dai service Spark.
Già, tutto bello, peccato che i costi, mai come ora, si siano pericolosamente avvicinati (superandoli anche in certi casi) a quelli dei modelli speciali, con le ovvie conseguenze sulle tasche dei collezionisti interessati.

Ferrari F310B vincitrice a Magny Cours 1997 di Minichamps nella Michael Schumacher Collection. Nella foto di apertura un altro modello della stessa serie, la Ferrari F310/2

Quindi?
Quindi, forse, la soluzione c’è, perché i “giocattolai”, nonostante limitazioni sia di costi che di produzioni ancora più stringenti, ormai riescono a produrre delle miniature che, francamente, hanno un grado di fedeltà che lascia quasi senza parole: poche settimane fa ho comprato la Ferrari F1-75 di Charles Leclerc della Burago, in versione semplificata peraltro, vale a dire senza pilota, costo 11€.
Ebbene, il modello è molto fedele: certo, ha dettagli grossolani e semplificazioni, ma rende benissimo la vettura reale, e per ciò che deve fare, almeno personalmente, trovo che vada benissimo.

Questa F1-75 offre oltretutto spunti parecchio interessanti alla luce di tutto quello che ci siamo detti più sopra: voi paragonate una Ferrari F1-92 Minichamps da sessantamila lire di inizio anni novanta alla F1-75 Burago da 11€ di oggi, e potrete facilmente vedere che, delle due, quella che rasenta maggiormente l’idea del giocattolo non è la più moderna.
Il mondo evidentemente avanza, anche per gli aspetti legati al nostro piccolo mondo.

22 pensieri riguardo “Formula 1 in diecast 1:43

  1. Gli articoli di Riccardo sono sempre interessanti e stimolanti, ma lo sono in generale tutti gli articoli del blog.
    Per vari motivi, che non starò qui a raccontare, per vari anni mi è capitato di “entrare nella casa degli italiani”, non come dicono di fare i personaggi della TV, ma proprio fisicamente.
    Il più scemo ha montato, nella parete del tinello, un LCD da 80 pollici.
    Ovviamente questo pretende e consente di ricevere immagini ad altissima risoluzione e, quindi, qualità.
    Ma ve li ricordate voi i gran premi degli anni ottanta?
    Considerate dimensioni dello schermo e qualità delle immagini, le monoposto si distinguevano giusto per le livree.
    Il massimo della qualità, che ci potevamo permettere allora, erano le immagini pubblicate dai vari settimanali o dagli annuari,foto che comunque non andavano oltre il formato A3.
    Quindi le “nostre” formula 1 erano generalmente fatte di immagini sgranate e poco nitide.
    I modellini, seppur non perfetti, erano comunque un enorme passo avanti.
    Oggi, al contrario, abbiamo il 4k, a cui non sfugge un pelo, e a questo proposito ho letto un articolo assai malizioso su pornostar e alta risoluzione, ma andrei troppo fuori tema.
    Malgrado la complessità delle moderne monoposto, le immagini ad altissima risoluzione consentono, a chiunque abbia dimestichezza con la prototipazione 3d, di fare ottimi modelli.
    Mentre abbiamo visto che, quando c’è da interpretare vecchie foto, ritorniamo tutti più umani.
    Fra l’altro le monoposto, sotto il profilo modellistico, a causa delle sospensioni e delle ruote sporgenti, sono i soggetti più fragili in assoluto, pertanto i produttori industriali sono costretti a trovare soluzioni di compromesso tra robustezza e dettaglio.
    Giusto ieri leggevo le imprecazioni di un francese contro le poste, colpevoli, a suo dire, di avergli spaccato un modellino a metà.
    A me è capitato con un kit BBR, perfettamente imballato, nel breve tragitto tra casa di un mio amico e la mia, scatola riposta nel bauletto della moto, in mezzo alla tuta antipioggia…
    Non è roba fatta per viaggiare.

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  2. Il mio piccolo sassolino, David, nulla di più…
    Ricordo però che proprio agli inizi degli anni novanta, ci fu un produttore che tentò la strada dei kit 1/43 in plastica, ma in questo momento mi sfugge il nome.
    Erano kit semplici e facili, ma anche abbastanza dettagliati (per le monoposto di allora…) e costavano come un piatto di minestra.
    Un grande modellista qui di Palermo ne montò una, con risultati spettacolari, senza aggiungere o stravolgere nulla.
    Però erano in plastica e…

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  3. Heller siore e siori, Heller, c’era la Ferrari F1-87, la Williams FW-11, la Benetton B188, la Lotus 107T Honda, e la McLaren-Porsche MP4-2C.
    O almeno, credo si trattasse degli Heller, sono gli unici con le caratteristiche di cui sopra, tra l’altro qualcuna nei miei soggiorni corsi l’ho anche fatta.
    Per il resto si, come al solito Alfonso denota una chiarissima visione d’insieme: all’epoca anche solo capire come fossero fatte le macchine era un bel casino, contrariamente ad oggi che rasentiamo davvero la pornografia, da intendersi non come zozzeria quanto piuttosto come esasperazione della visione del dettaglio “minuscolo”.
    (Il che, parlando di pornografia, è quantomeno ridicolo, comunque così è…)

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  4. Potrebbe essere la Rosso Corporation? Non erano solo F1, ricordo una Nissan Skyline GTR , una Honda NSX e una Ferrari 642. erano disponibili anche montati. Anni 1991-92.
    La 642 aveva la carenatura del cockpit sollevabile.

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  5. Si, era proprio Rosso Corporation, io ricordavo Rosso 27 ed ho fatto delle ricerche in tal senso, ma era una sorta di cortocircuito (era il nome di un negozio di modellismo dell’epoca).
    I kit costavano meno rispetto ai kit Meri e Racing43, un bel po’ meno, per quanto io possa ricordare, ma nonostante fossero assai intriganti non ne comprai mai uno perché i soggetti erano lontani dalla mia tematica, troppo lontani.
    Ho riletto l’articolo sul blog e, come riportato, sicuramente la chiusura fu dovuta alla troppa carne al fuoco, ma anche, secondo me, alla scelta di usare l’ABS, materiale non troppo amato nelle scale piccole (anche se consente di fare miracoli).

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  6. A proposito di modelli esotici, sfogliando Quattroruotine mi sono imbattuto in un marchio di modelli di F.1 che avevo completamente rimosso, anche perché non ne ho mai visto, anzi, a dire il vero non so nemmeno se siano veramente esistiti. Si tratta della Silbe, che la rivista cita nella rubrica “Notizie flash” sul n. 2 del \990. Riporto integralmente la nota:
    “Col marchio Silbe, ennesima marca asiatica, è in arrivo una interessante serie di auto da corsa in scala 1:43, comprendente Porsche 962 C, Zakspeed-Yamha F.1, Arrows F.1, Ligier F.1, Minardi F.1, Lola T90 F. 3000 e Indianapolis.”
    Non ho trovato nulla al riguardo sui numeri successivi.

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  7. Marco, il mondo del modellismo (soprattutto 1/43) ricorda tanto la politica italiana: molti proclami…
    10 anni fa ero in ballo con un’azienda per la realizzazione del prototipo di un kit e il programma venne repentinamente stoppato, motivo? Un altro produttore nel frattempo aveva annunciato lo stesso soggetto.
    Ancora non è uscito…

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  8. Riccardo traccia, come al solito efficacemente, la storia delle riproduzioni di formula 1 con particolare riguardo per il periodo dagli anni ’70 in poi.
    Nelle decadi precedenti, però, quando la forma a sigaro delle vetture era piuttosto semplice, la situazione era migliore per la produzione industriale (quella artigianale ovviamente era pressoché inesistente, almeno nell’ 1/43). Ve ne rifilo una panoramica a volo d’ uccello.
    Già negli anni ’30 la Maerklin riprodusse molto fedelmente per l’epoca le principali vetture da gran premio dell’ Asse, argomento già trattato su PLIT tempo fa, ma negli anni ’50 ci fu un boom. Cito a memoria le Dinky Toys, le Mercury, le Crescent Toys , che avevano in genere ruote di dimensioni generose forse proprio per farle correre più velocemente . Anche la Corgi Toys, che arrivò un pochino dopo, lasciò un angolino del catalogo alle F1 inglesi dell’epoca, Vanwall e BRM. Il periodo fortunato continuò parzialmente anche negli anni ’60. Dinky Toys, Corgi Toys e Solido riprodussero alcune tra le principali protagoniste delle formule 2,5 e 1,5 litri, e nonché qualche formula 2 e 3 (Solido e Norev). Anche Politoys ne riprodusse diverse, alcune anche inedite o addirittura inesistenti (H.A.S.), ma erano molto più giocattolose delle concorrenti e anche in una scala troppo grande. Però per disputare gare sul pavimento dei corridoi o in cortile andavano benissimo, certo meglio delle Solido!
    Ancora qualche isolato exploit fino alla fine del decennio, con Solido, Dinky France e, ad un livello qualitativo inferiore, Minialuxe, poi il nulla, o meglio, qualcosa arrivò anche dopo dalla Dinky Toys inglese e dalla Corgi Toys, ma nella insulsa scala 1/36.

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  9. Sì, vagamente. Mi pare che produssero diverse Ferrari e qualche Tyrrell. Metà anni ’90. Qualità, se ricordo bene, inferiore ai Minichamps coevi.

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  10. Alcune (o tutte?) avevano la particolarità di essere apribili, cosa che attirava molto i collezionisti all’epoca. Ricordo che l’architetto Stralanchi, proprietario di RossoCorsa in Via Gordigiani a Firenze, mostrava ai clienti il catalogo con i pre-serie. Eravamo intorno al 1993-1994. Ne uscirono effettivamente alcuni, non ricordo esattamente quali. Non ricordo neanche di averne mai visto qualcuno dal vero.

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  11. Sul numero di novembre-dicembre del 1994 di Quattroruotine compare un riferimento alla Twin Crono, Vengono presentate in foto le novità Ferrari T3 e 412T1B e la Tyrrell P34 del 1976.
    In rete ho visto che la Tyrrell a sei ruote fu prodotta anche nella versione con il radiatore anteriore, che non corse mai se non in prove private e che finora credevo una esclusiva della Safir.
    Vi è anche una lista delle novità previste: Tyrrell P34/2, 019 e 020, Minardi 192 e 193 e Ferrari 640, 641, 641, 312 T2 T4, T5, 126 C, C2 e K.

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