La magia dei Solido

Testo di Riccardo Fontana. Foto di David Tarallo

La Solido, per chi è un pazzo fulminato dall’automobile in miniatura, è una conditio sine qua non della Passione, e ciò è vero non necessariamente solo per i “vecchi del mestiere”, ma anche per i più giovani, in un certo senso: io stesso, che nonostante i discorsi con cui mi riempio abitualmente la bocca sono appena entrato nell’anno della mia trentunesima primavera, ho fatto in tempo, negli anni della mia infanzia, a ricevere molti e molti Solido, che sono di fatto stati l’inizio di tutto: come scordare l’Alpine A110, la mia primissima Solido, presa allo Jouteland di Porto Vecchio in Corsica nel giugno del 1995? Era una riedizione del celebre Serie 100, raffigurava la numero 18 di Andruet e Biche prima al Rally di Montecarlo 1973, ed aveva la scatola gialla Racing, con la vetrinetta rigida: avevo tre anni, e passai una serata con mio padre, sul terrazzo, con la baia di Santa Giulia giù in basso, a posare le decals. Cioè, il Vecchio posava le decals con la pinzetta del coltellino svizzero, e intanto mi raccontava gli anni dell’Alpine e della Fulvia nei Rally: potrebbe anche venirmi l’Alzheimer un giorno o l’altro, ma credo mi ricorderei comunque benissimo di certe cose.

Questo solo per dare un’idea di quanto anche un giovane possa essere lambito da certi insospettabili argomenti.

Tutto stupendo, ma perché proprio i Solido? Dove sta la magia di questi modelli?

Difficile da dire ma, forse, nemmeno più di tanto, se pensiamo che alcuni modelli della Serie 100 sono stati disponibili nei negozi fino a pochissimi anni orsono: pensiamo ad esempio alla serie Racing uscita a cavallo del 2010 nei negozi, in cui alcuni modelli come la Berlinette, la Matra 650, la Porsche 908 LH o la Ford MKIV figuravano ben presenti accanto a modelli di nuova concezione, come ad esempio la meravigliosa serie delle Peugeot 205 Turbo 16 che animavano quella serie.

Riedizioni, dunque? Certo, ma il risultato era sempre e comunque una serie di modelli di attualità, o comunque percepiti – o percepibili – come tali, e non come le ennesime repliche di vecchi giocattoli.

Certo, la sensazione che se ne poteva ricavare nel 2010 era un po’ quella di modelli low-cost (ed in effetti lo erano, visto che sui canali giusti non arrivavano a costare 20€) ma messi accanto ad un edicoloso moderno non sfiguravano affatto a livello di dettagli ed esattezza delle linee, il che non è affatto poco, se pensiamo che le uniche differenze coi modelli primigeni erano da ricondurre a delle livree più curate ed a qualche punto di colore extra qua e là.

Provate a prendere un qualunque Mercury ma anche un qualsiasi quotatissimo Dinky dei tardi anni ’60 (che non sia la Matra 630 o la MS11 di F1, o le Ferrari 312 P o 312 F1, per i quali il discorso potrebbe non valere) ed a riproporlo con poche modifiche oggi: sarebbe un bel modello, certo, ma sarebbe una mera operazione-nostalgia, perché qualunque edicoloso a livello di dettagli se lo mangerebbe.

Invece i Solido no, non erano più paragonabili a degli Spark ma con roba più “bassa” se la giocavano alla grande.

E se la giocano.

E in questo sta tutta la loro magia: le maestranze Solido, ormai oltre cinquant’anni fa, avevano creato dei piccoli capolavori non solo di esattezza, ma anche di armonia, di piacevolezza, di equilibrio.

Erano modelli molto belli, parecchio esatti, eppure maneggiabili, collezionabili, non si sentiva nemmeno più di tanto il bisogno di andare oltre, tanto è vero che molti artigiani sentivano il bisogno non tanto di “fare i bulli” alla AMR, ma soprattutto di tappare i buchi lasciati scoperti da Solido, ed il target di livello doveva essere quello.

Oggi quegli splendidi stampi, passati attraverso cinquant’anni e più di storia, sembrerebbero aver esaurito il loro ciclo (se togliamo le ennesime repliche per il Club Solido), il marchio è passato di mano ed è partita una nuova e validissima produzione di modelli, spesso assai ispirati ai top di gamma del gruppo, ossia gli Ottomobile.

Ottomobile ha in mano una potenziale opportunità d’oro per fare bellissime cose sul mercato: se saprà giocarsela in maniera intelligente, tante cose potrebbero cambiare nel prossimo futuro.

Da parte mia, devo dire che un Solido moderno accanto ad un Serie 100 o ad un Serie 10 ha senso, e già non è poco.

Chi vivrà vedrà.

17 pensieri riguardo “La magia dei Solido

  1. Accosto la nota di David nell’articolo sulle Daytona circa le scelte spesso discutibili delle versioni da parte dei commerciali Solido e la foto della BMW 530 n. 89 del 1979 di Riccardo. Per decenni cercai di scoprire a che gara si riferisse il modello e solo pochi anni fa ho saputo che si tratta della 530i che arrivò 1^ di Gr. 2 (non conosco il piazzamento assoluto) alla “Course de cote du Cremieu” del 1977, pilotata da Marc Sourd! Competizione di cui non avevo mai sentito parlare. Ma non c’era proprio altro?

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    1. La foto della BMW 530 è mia. Sicuro che si tratti di un Gr.2? A me pare piuttosto un Gruppo 1, di quelli che correvano nel Production francese che a volte – giustappunto – li vedevi anche in qualche cronoscalata. I soggetti del kit della 530 erano forse più interessanti, sicuramente più belli dal punto di vista cromatico.

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  2. Sul catalogo del 1979 c’è invece una foto di tre quarti anteriore della vera, definita BMW 530 rallye, però la vettura sembra proprio impegnata in pista.

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  3. Stesso problema per la successiva Scirocco n. 1059 del 1980. Conosco i piloti, ma non sono mai riuscito a risalire alla gara, forse del DRM. Anche di questa vi è una foto della vera sul catalogo 1980-81.

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  4. Vediamo di fare un po’ di chiarezza sul modello e poi sulla versione. La serie 5 E12 ha avuto una carriera sportiva meno eclatante rispetto ad altri modelli BMW, ma non mancano comunque i successi. In particolare, in Francia venne scelta la versione 530i, versione per gli Stati Uniti, come base per l’omologazione in Gruppo 1 e 1,5 ossia per quei regolamenti quelle gare che non permettevano grosse modifiche come il campionato francese Production, il Trofeo Trans Europa o la 24 Ore di Spa. I maggiori preparatori del Production furono il Garage Benoit, Pierre Maublanc e il Garage du Bac. Il motore 3 litri della 530i Production/Gr.1 sviluppava circa 240 cavalli. Con la 530i Beltoise vinse il Production francese nel 1977. Il successo più prestigioso della 530i fu probabilmente la 24 Ore di Spa dello stesso anno. A partire dal 1980, la 528i sostituì abbastanza velocemente la 530i nella categoria. Una versione più estrema della E12 da competizione venne preparata per le gare sudafricane, con un pacchetto aerodinamico specifico (spoiler anteriori, parafanghi allargati) e derivava dalla 525 prodotta per il mercato locale. Questa vettura prese il nome di 530 MLE (per Motorsport Limited Edition). La 530 MLE, della cui preparazione si occupò Schnitzer, venne impiegata in Sud Africa fino al 1980, allorché fu sostituita dalla M535i.
    Quanto alla versione del Solido, sono quasi certo che si tratti del Production 1977, dove Sourd aveva appunto il numero 59. Quale gara esattamente, però, non saprei. Non ho sotto mano la foto del catalogo, non escludo di poter risalire al circuito dagli elementi circostanti dell’immagine.

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  5. Sì, arrivarono ottavi.
    David, se riuscissi a risalire alla gara mi sarebbe di grande aiuto. Nel 1977 Sourd vinse la gara di Lededon, la 12ma del campionato, ma non ho trovato foto

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  6. Penso sia stato detto tutto , se non aggiungere quanto è bella nella sua semplicità la 312PB.
    Con la 530 Solido si è fatta perdonare con il kit fornito in tre livree molto belle.
    Un’altra versione “strana” di un modello che andava per la maggiore è la Kadett GT/E scelta nella poco attraente versione arancio Pantashop.
    Non ricordo in che versione uscì la Stratos gr.4, sicuramente non nelle sue versioni più diffuse, cioè Alitalia e Pirelli.

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    1. In effetti anche la Kadett prodotta in serie era vittima di una scelta quantomeno discutibile. Per quanto riguarda la Stratos, uscì in due versioni “semplici”, la Chardonnet della Mouton e quella tutta bianca del Tour de Corse 1977. C’è anche da dire che nelle serie montate la Solido non poteva inserire versioni bicolori o dalle decals troppo complesse, per evidenti ragioni di costi. Le versioni Alitalia e Pirelli vennero comunque inserite nel kit, insieme alla più originale Bic dell’Acropoli.

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  7. Le versioni monocolori, più economiche da produrre, erano una costante. Anche la R5 Turbo, mella serie normale, uscì nella versione blu Gitanes del tour de Corse 1980. O la Peugeot 504, l’ anonima 9^ in Marocco nel 1976, tra l’altro pure sbagliata perché bianca invece di blu.
    La Peugeot, la Toyota e la Kadett furono annunciate, con foto della vera o disegni sui cataloghi, nelle versioni ufficiali bicolori, che però uscirono solo in kit.
    Che la scelta delle versioni fosse a volta confusa mi pare che lo dimostri la Gulf Mirage Gr 8. Fu annunciata nel catalogo del 1976 con un disegno della vincente a Le Mans 1975, l’ anno successivo comparve un altro disegno, sempre con lo stesso numero di catalogo, il 38, della versione GTC 2^ nel 1976 e finalmente sul catalogo del 1978-79 si ritorna definitivamente alla Gulf prima nel 1975 con una foto del modellino.
    Una curiosità, forse nota. Talvolta i modellini sui cataloghi erano più rifiniti di quelli effettivamente commercializzati, con qualche tocco di colore qua e là.

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  8. In controtendenza c’era la Ford Escort MK2 , proposta nella livrea bianco/nera Allied Polymer Irn di Vatanen che richiedeva la posa di decals più estese del solito : peccato che la scocca fosse quella della stradale.
    E possibile che i cataloghini Solido fossero inseriti nelle confezioni delle Burago 1/24? Ho un vago ricordo di questi cataloghi il cui contenuto che erano come il paese dei balocchi, per me bambino appassionato di auto, peccato che le Solido al mio paese non arrivassero….

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  9. Sorpresa sorpresa, facendo la solita cazzata, la Solido quell’Escort MKII andò vicinissima ad imbroccarla senza volere: Vatanen e Bryant corsero con una mesta e strettissima RS 2000 Gruppo 1 in livrea Allied Polymer il Giro di Gran Bretagna 1976.
    Sarebbe bastato (quasi) mettere i numeri e le placche giuste…

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