Yamaha XTZ 700 Ténéré

di Riccardo Fontana

Quando la Yamaha ha diffuso, ormai quasi cinque anni orsono, le prime immagini del prototipo T7, io e molti altri assieme a me abbiamo gioito di vero gusto: la sigla Ténéré, dopo anni di inspiegabile oblio, stava preparandosi a tornare, e lo faceva accompagnandosi ad un mezzo che – almeno su carta – si preannunciava straordinario, com’era ed è tutt’ora l’XTZ 690 D, per tutti Ténéré 700.

Appena meno di 200 kg, 75 CV, bicilindrico frontemarcia, snello e sportivo, razionale, elettronica ridotta a meno del minimo, e un prezzo assolutamente decoroso in relazione alle caratteristiche, pensai immediatamente che col 700 fosse in arrivo una versione riveduta e corretta del “vecchio” Superténéré 750, uscito trent’anni esatti prima, ed in effetti proprio di quello si trattava: un Superténéré parecchio snellito e molto migliorato nell’unico ambito in cui fortemente peccava, e cioè le doti fuoristradistiche.

Sicché la Yamaha, in un mondo di insulsi camion a due ruote inutilmente complessi, costosi e grossi di cilindrata, aveva ricreato dal nulla una gradevolissima erede di una stirpe di moto intelligenti, che permettevano di fare tutto pretendendo in cambio poco, e contraddistinte da un carisma straordinario, per di più impreziosendola con un’estetica molto accattivante e da un’aura generale di rustica sportività: era una facile profezia prevedere che avrebbe fatto epoca, ed in effetti a distanza di quattro anni il Ténéré 700 domina il mercato e i suoi cloni si sprecano.

A discapito di una voglia bruciante, tentennai e titubai molto prima di cedere e di comprarlo: nonostante le sue evidenti qualità, per tutta una serie di vicissitudini non era il caso di lanciarsi in acquisti di ulteriori mezzi a motore, poi però la Yamaha all’inizio del 2022 ha deciso di “farmi” il Ténéré 700 World Raid, e cioè l’Omologation Special della moto della squadra ufficiale per l’Africa Eco Race, con doppio serbatoio e sospensioni ancora più lunghe e pregiate: uno passa praticamente tutta la vita a sognare l’impossibile, ovvero che in Giappone gli producano in serie il Superténéré ufficiale di Stephane Peterhansel, e quando finalmente glielo fanno tergiversa?

Ebbene no, e fu così che un fiammante World Raid, ovviamente blu, arrivò a fare compagnia al Superténéré di mio padre e a tutti gli altri mezzi di casa.

Tutto bellissimo, se non fosse per un paio di punti allarmanti, nessuno dei quali imputabili al mezzo: il primo riguarda certe discutibili uscite del marketing Yamaha, ed il secondo certi commenti dell’ “Average Joe”, ovvero di quell’insopportabile uomo della strada che ha trovato nei social un bar sempre aperto e che non richiede nemmeno la consumazione per consentire di cianciare le proprie stupidaggini.

Ténéré 700 World Raid, versione speciale su cui è stata strettamente basata la moto ufficiale al via dell’Africa Eco Race 2022

Il marketing Yamaha, ottimamente coadiuvato da una legione di giornalisti specializzati con un grado di competenza pari al prefisso di Milano, non perde occasione per accostare il 700 al primo Ténéré, ovvero il 600 del 1983, nome in codice XTZ 600 34 L (vedi foto in apertura, ndr): a tal proposito chiederei, se possibile, quali possano essere i punti di contatto tra un monocilindrico scarenato raffreddato ad aria da 38 CV per 150 kg e un bicilindrico carenato raffreddato ad acqua da 75 CV per 200 kg, perché non mi bastano due lauree in ingegneria e il transito in famiglia di tutte – ma proprio tutte – le moto “incriminate” per capirlo.

Il World Raid ufficiale, ancora sporco di sabbia marocchina, nella Hall della Yamaha Motor Italia a Gerno di Lesmo: come si vede, la strettissima derivazione dalla moto di serie è lampante

Nessuno, tra coloro che comprano il 700, pensa di comprare un Ténéré 600 degli anni ’80, ma tutti sono abbastanza convinti di quella che è la realtà lampante, e cioè di aver preso il nuovo Superténéré 750.

Tutti già, ma saranno veramente tutti? Ebbene no, e come al solito i social sono il termometro perfetto del disagio altrui: tipicamente, a post evocativo Yamaha tra primo ed ultimo Ténéré, arriva il solito (minuto in realtà, e menomale) capannello di boomer ad esibirsi in commenti opinabili, parlando di paragoni tra cioccolato ed altro, eccetera eccetera.

Val la pena discutere con questa gente? In realtà no, ma si possono prendere a spunto per fare un discorso più ampio: qualcosa o qualcuno – e internet ha responsabilità terrificanti in questo – in anni di martellamento ha convinto il gregge che in passato fosse tutto mitico e leggendario, e che oggi sia tutta una colossale merda.

Così, per partito preso, senza nessun ragionamento a monte, anche perché il neurone, tutto preso com’è dai suoi “buongiornissimo kaffeeeee”, non consentirebbe di spingersi troppo oltre su questo terreno.

Avete presente la storia dell’Alfa Romeo Giulia? Anni e anni di decine di migliaia di pirla sulle pagine web di questo o di quel guru a cianciare “rivogliamo un’Alfa a trazione posteriore”, e poi quando finalmente la Fiat gliela fa (e gliela fa bene) tutti a schifarla? 

Sapete perché? Perché avete le corna, ecco perché.

Ecco, col Ténéré è, a numeri assai più ridotti, la stessa storia, ma il fatto è uno solo: chi critica e dice che gli anni ’80 erano un’altra storia in realtà ha solo una struggente nostalgia della sua giovinezza, che peraltro ha sprecato brutalmente tra Postalmarket, seghe e Drive-In, visto lo stato in cui è arrivato all’età matura.

2019, la comparsa del 700 definitivo

Quelle poche volte in cui le case, siano esse automobilistiche o motociclistiche, decidono di fare dei mezzi belli ed intelligenti, andrebbero salutate come eventi, e non ridotte a gesti di scherno sui social.

Ci vorrebbe la testa, e forse non è semplice. 

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