Raramente Bruno Allinand si allontana dal suo piccolo villaggio, Bussac-sur-Charente, nella regione della Nuova Aquitania, dove la vita sembra essersi fermata a cinquant’anni fa. Alberi, calma, stradine non asfaltate, una dimensione umana che per chi la sa apprezzare può essere il paradiso. Nei giorni della 24 Ore di Le Mans potete incontrarlo nel paddock o nel parcheggio del Tertre Rouge col suo furgone. Sono ormai alcuni anni che ha rinunciato ad occupare una parte di uno stand sotto le tribune: troppo alti i costi di una trasferta “ufficiale” lunga una settimana.

Ma ormai gli appassionati sanno come contattarlo. Da tempo, Bruno produce modelli molto particolari: partendo soprattutto da basi Solido, realizza decine di versioni della 24 Ore di Le Mans, ottenendo vetture rare, comprese le non partenti, le non qualificate e quelle che hanno preso parte alle prove preliminari o alla 4 Ore. Pur rispettando la documentazione storica, la semplicità caratterizza queste elaborazioni: niente trasformazioni radicali, nessuna aggiunta di fotoincisioni sofisticate o parti troppo moderne che falserebbero lo spirito di queste creazioni, che possono essere assimilate a ciò che si sarebbe potuto fare negli anni settanta o ottanta. Sono modelli che si evocano una Le Mans terrigna, autentica, di quando i led non avevano ancora sostituito le lampadine d’identificazione sulle vetture: rosse, blu, verdi, come sui giocattoli in latta dei bambini.


I soggetti che Bruno predilige sono le Porsche 911 e le Ferrari Daytona: dalla Carrera RS si possono ricavare abbastanza facilmente anche le 911S larghe, eliminando la coda d’anatra e fresando i paraurti. Gli schieramenti delle Daytona non possono non ricordare i gruppi pubblicati nel TSSK nei primissimi anni ottanta, con tutti i modelli elaborati utilizzando le decals distribuite dalla BAM. A proposito di decals, Bruno può contare su diverse fonti, dai foglietti d’epoca a produzioni più recenti. I modelli ricevono una mano di trasparente automobilistico che, piaccia o no, li rende facilmente “manipolabili” e protegge le decorazioni che in molti casi sarebbero destinate a staccarsi o a screpolarsi. Ormai il Nostro si è costruito una cerchia di affezionati clienti che continuano a commissionargli modelli. “La prima volta che sono stato a Le Mans da venditore fu nel 1988”, ricorda, “e via via negli anni l’attività è andata crescendo, non solo con le elaborazioni ma anche con i montaggi e le elaborazioni di kit, scegliendo spesso soggetti poco conosciuti. All’inizio costruivo modelli per la mia collezione, poi ho visto che di gente interessata ce n’era”. Neanche l’avvento dei resincast ha placato gli appetiti dei collezionisti. “Mi sono detto: deciderà il mercato se e quando dovrò essere considerato un has-been oppure no”.





E un has-been, Bruno non lo è proprio per nulla, anzi. Negli ultimi anni ha continuato con le sue realizzazioni, elaborando anche, con lo stesso stile, modelli da edicola e aggiungendo nuove versioni di modelli Solido, dalla Lola T70 alla Ferrari 312P berlinetta, dall’Alpine A110 alle A220. Quest’anno, a Le Mans, Bruno ha ritrovato amici e collezionisti. “Erano quasi due anni che non mettevo il naso fuori da casa. Ne sentivo il bisogno”. A Bussac la vita scorre lentamente e Bruno ha tutto il tempo di rifare lo stock dei soggetti più popolari in vista della 24 Ore del 2023. Senza telefono fisso, TV e internet. “Qualcuno mi dice: ‘ma come, almeno il minimo per informarti sui fatti importanti’? Quando accadranno i fatti importanti, me ne accorgerò”.