di Riccardo Fontana
Il pezzo sul battage pubblicitario – invero geniale – relativo al lancio della Fiat Uno nel 1983 mi ha scatenato, come spessissimo mi accade, la proverbiale “Madeleine di Proust”, ossia quel libero fluire di sensazioni, generalmente positive, che portano l’animo a posarsi su un qualche ricordo fanciullesco, più o meno forzatamente fattuale al dato scatenante.
Ecco, stavolta la distanza tra il fatto scatenante e la stazione d’arrivo è stata solo di poche fermate, perché la mia mente non ha potuto, leggendo quelle righe, non correre a posarsi alla lettura delle raccolte di Cuore di mio padre, riconducibili a quando avevo sui quindici anni.
Cosa c’era su quelle dissacrantissime raccolte rilegate? Oh un po’ di tutto: dal camerata Romolo Postiglioni che, al mercato del pesce, difende la razza e viene aggredito da un totano, allo scatto dell’ora legale che semina il panico tra i socialisti (celeberrima, tanto da diventare di costume in quegli anni) allo sfottò della Fiat in generale e della Duna in particolare.


“La Fiat di cazzate ne ha fatta più Duna” fu uno slogan che divenne abbastanza celebre, tanto da portare alla creazione di una maglietta, ma la presa in giro continuò per il tempo sufficiente a fare della Duna addirittura… Una modella per un calendario.
“Duna è…” fu il calendario di Cuore per il 1993, in cui la famigerata Uno con la coda (in questo caso in versione Weekend) appariva nei panni della dubbia “vamp” assieme ad una modella in carne ed ossa, una arzilla vecchietta tutta imbacuccata, e per ogni mese l’ambientazione cambiava, passando da “Duna è… praticità “, a tante altre pose, smaccatamente goliardiche ed esilaranti.
Sono andato a ricercare quei tomi in libreria, e l’allegria che ho provato è stata la stessa di quell’estate di tanti anni fa, quando durante una “fortunatissima” influenza presa in pieno luglio quelle vignette deliranti mi aiutarono a non impazzire.
In cosa è consistita dunque la Madeleine di Proust? In primis a riflettere sulla perfezione, anche formale, del parallelismo tra il lancio commerciale della “vera” Uno e la bonaria “distruzione” mediatica della sua dubbia sorella brasiliana, ma soprattutto a focalizzarsi su un altro punto, ben più legato a fatti reali, che ben può aiutare a comprendere molti degli apparentemente inspiegabili fatti tipici della nostra attuale quotidianità: l’immagine, a dir poco tremenda, che il Gruppo Fiat aveva saputo crearsi nel giro di pochissimo tempo, passando dalle stelle degli anni ’80 ai sotterranei delle peggiori stalle negli anni ’90, il che è un qualcosa che ancora oggi, al netto di prodotti tutto sommato più che degni ed immeritevoli di qualunque tipo di denigrazione, stenta a scrollarsi di dosso.
Cuore diceva né più né meno ciò che l’uomo di strada pensava, e cioè che la Duna fosse un aborto, come pure (e peggio) la Cinquecento (chiedere ad Elio & Le Storie Tese per conferme), la Tempra e derivate (sì, c’è anche la 155 che oggi piace tanto ai tamarri semi-analfabeti convinti di idolatrare la macchina di Larini del DTM), eccetera eccetera.
La realtà era questa, ed è inutile che nel 2023 si tenti (spesso riuscendoci in realtà, vedi appunto la 155) di costruire ex-novo degli idoli inesistenti: la storia è cioè che è, non ciò che ci piacerebbe che fosse stato.
E troppo spesso si tende a dimenticarlo.