di Riccardo Fontana
La recente moda del verde ad ogni costo, che sta provando con tutti i mezzi a sua disposizione a cancellare l’automobile dipingendola come il nemico mortale dell’umanità (che non è), porta inevitabile a tutta una serie di logiche riflessioni, che spaziano dal “come andremo al lavoro o a fare la spesa o in ferie?” all’assai più prosaico – ma non per questo meno interessante – “che ne sarà delle corse?”.
Ora, siccome siamo una testata che si occupa principalmente di giornalismo sportivo a tema motorsport, e visto e considerato che ho pochissima voglia di affrontare l’argomento “mobilità privata nel futuro” perché non vorrei raccogliere qualche denuncia indirizzatami da qualche insulso nazi-ecologista non-copulante scrivendo per filo e per segno ciò che penso della sua inutile categoria e della decisione di suo padre – quella maledetta notte – di non prendere le dovute precauzioni, è molto meglio concentrarsi sul secondo quesito: cosa ne sarà del futuro del motorsport ora che l’elettrico sembra destinato (o costretto) a farla da padrone nel futuro?
Verrebbe da dire – anzi, leviamo pure il condizionale – che il futuro sia, da questo punto di vista, totalmente compromesso, e che inevitabilmente le corse andranno a scemare, venendo relegate ad un passato di bei ricordi e gesta gloriose.
Bene, anzi male, ma ne siamo proprio sicuri?
Personalmente, no.
Assolutamente no, e per tutta una serie di ottime ragioni.
In primis, non è assolutamente detto che il futuro sia effettivamente 100% legato all’elettrico, o almeno che il NOSTRO futuro, da intendersi cioè come quello dei prossimi quaranta-cinquant’anni, sia effettivamente ed ineluttabilmente colonnine-dipendente: aldilà dei tanti “bei” discorsi dei nostri amici verdi, io che ho solo una laurea in ingegneria meccanica ed una seconda in ingegneria energetica non sono mica tanto sicuro né della sostenibilità della cosa né, soprattutto, dell’effettiva praticabilità della cosa, almeno a brevissimo termine come la data-spauracchio del 2035 imporrebbe.
In questo senso, un primo passo indietro a livello legislativo è stato fatto, e non ho troppi dubbi che l’inevitabile rimpasto di governo UE cui assisteremo nel 2024 porterà ulteriori frenate in questa direzione, ma veniamo a quello che è il nocciolo della questione, e cioè le gare ed il futuro del motorsport.
Il motorsport, e troppo spesso si tende a scordarlo, non ha tabù: è sopravvissuto a tutto, ha sempre saputo trasformarsi per restare sempre sé stesso.
Facciamo una piccola digressione, tanto per rendere al meglio l’idea: tornate per un momento – per chi di voi lettori c’era – al 1982.
Cosa avreste pensato se qualcuno vi avesse detto che, un giorno, una macchina diesel avrebbe vinto la 24 Ore di Le Mans?
Di più: cosa avreste pensato se qualcuno vi avesse detto che, un giorno, una macchina mezza elettrica e mezza diesel avrebbe vinto a Le Mans?
Ancora di più: cosa avreste pensato se qualcuno vi avesse detto che la macchina mezza elettrica e mezza diesel sarebbe anche stata a trazione integrale?
Avreste pensato al re di tutti i pesci d’aprile, e invece Audi docet.
Torniamo ancora al 1982, ed all’apparizione di quella che, allora come ora, era percepita come l’erede della grande Porsche 917, la Porsche 956, pietra miliare assoluta nella storia delle competizioni, stupenda, e tutti gli altri mai abbastanza incensatori aggettivi che le si potrebbero dare da qui a dopodomani.
Bene, nonostante il corpo vettura da proiettile studiato per l’Hunaudières, sotto al cofano posteriore si nascondeva un flat-six biturbo che, per quanto enormemente elaborato, non faceva nulla per dissimulare la sua relativamente stretta parentela col motore della 911 stradale, per di più accoppiato ad un cambio di derivazione… 944.
Downsizing, questo sconosciuto: in una decina d’anni da un 12 cilindri piatto 5000 ad un motore derivato dalla 911 per andare a fare la passerella a Cap Ferrat, ed il motorsport non è finito con l’introduzione del Gruppo C, anzi ha vissuto uno dei suoi periodi più luminosi, con tutte le analogie con l’attuale regolamento Hypercar – LMDH (non a caso, ma ne riparleremo) che si è portato appresso.
Il motorsport saprà certamente inventarsi mille vie che noi, ad oggi, nemmeno siamo in grado di immaginarci per continuare ad esistere ed a farci divertire, e la parte più bella sarà che, mentre le vivremo, non ci renderemo neanche conto fino in fondo di ciò cui staremo assistendo, esattamente com’è stato nel 2006 con la prima vittoria diesel a Le Mans.
Detto questo, state tranquilli: faremo in tempo a morire tutti di vecchiaia prima che quei quattro stronzi radical-chic di Bruxelles l’abbiano vinta – se mai l’avranno vinta – quindi godiamoci lo spettacolo, che allo stato attuale promette benissimo, senza farci troppi problemi.
Nella foto (David Tarallo), l’Audi R10 turbodiesel presentata al Salone di Ginevra ai primi di marzo del 2006. Giusto un paio di settimane più tardi la vettura avrebbe vinto la 12 Ore di Sebring e nello stesso anno la 24 Ore di Le Mans.
L’elettrico e’ un diktat made in UE e per l’UE, la vedo dura una conversione elettrica al 100% per Africa, Asia e Sudamerica ( gli USA cambiano idea a seconda di chi governa..)
I GP di formula E sono di una paranoia assoluta, quindi probabilmente fermo restando la situazione attuale, Le Mans si farà in medio oriente, la F1 avrà la stagione concentrata in Asia-Africa-Sudamerica, e a noi europei resteranno le corse dei frullini elettrici……
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I governi UE cambiano, e con loro i loro diktat, in questo c’è da avere fede: per ora abbiamo schivato la mina per pochissimo, ma non è che un primo passo.
Ora una nota personale: per me il commento dove mi si accusava di essere uno che “chissà che vita ha se a trent’anni ragiona come un umarell” si poteva anche tranquillamente lasciare, detto ciò mi sento comunque di rispondere all’autore: pensa invece a che vita fai tu, che per andare da A a B vuoi ridurti ad aspettare i comodi delle FS o di qualche politico idiota.
Bella vita, vero? Ecco, mi sa che continuo a fare l’umarell, caro hipster da due euro.
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