Il sito di Modelauto Review ha annunciato delle pessime novità per Brooklin Models (ecco il link alla notizia originale: https://www.maronline.org.uk/stop-press-brooklin-on-the-move-again/ ). In pratica, lo stabilimento Brooklin a Paulton, dove lo storico marchio britannico si era spostato nel 2022, sarà presto chiuso e la maggior parte del personale licenziato. Ciò che resterà della Brooklin sarà accorpato allo stabilimento SMTS a Hastings. Ricordiamo che i marchi Brooklin e SMTS fanno da qualche anno parte di una joint venture italo-inglese. Una piccola parte del personale resterà nei pressi di Bristol per continuare il lavoro di sviluppo su alcuni modelli. Durante il trasferimento da Paulton a Hastings ci sarà una pausa per la produzione Brooklin ma sono comunque previste nuove uscite nel corso nel 2023.
Per Brooklin la situazione non era rosea già da tempo. Diversi tentativi di promozione e collaborazione con marchi e istituzioni erano stati portati avanti, evidentemente con risultati non del tutto positivi, a quanto si può giudicare dalle prossime mosse.
Il problema riguarda l’essenza stessa di modelli di questo tipo: qui ci troviamo in un settore ricchissimo di tradizione – lo speciale inglese in metallo bianco – con determinate caratteristiche risalenti direttamente agli anni settanta-ottanta, che le generazioni più giovani stentano ad apprezzare. Del resto far capire lo spirito di un Western, di un Brookin, di un Somerville o di un Pathfinder ad un fan boy di Spark è cosa ardua. D’altra parte questi modelli, quando apparvero sul mercato trenta o quarant’anni fa erano “di attualità”. Potevano magari avere certe caratteristiche tipicamente britanniche che altrove erano meno apprezzate, ma erano più o meno in linea con ciò che si produceva nel resto dell’Europa e del mondo. Tali caratteristiche, però, per quanto affascinanti, sono incompatibili con uno sviluppo che ne stravolgerebbe del tutto lo spirito. Tanto per fare un esempio concreto, un Brooklin pieno di fotoincisioni non avrebbe senso e apparirebbe goffo e poco equilibrato. Un Brooklin è un Brooklin e non può mettersi a far concorrenza a un Matrix. Quindi, concettualmente, se il mercato cambia, è spacciato, al netto dei tanti appassionati che continueranno a comprarlo sul mercato dell’usato. Del resto, sui gruppi Facebook dei tifosi di BBR o Make-Up è pieno di bimbiminchia cinesi che si fanno beffe degli AMR, ritenendoli grossolani. Che gli fai? Non puoi neanche insultarli, che Zuckerberg ti banna dopo due secondi. Quindi taci aspettando che cambino balocchino e si mettano a collezionare manga o piatti del buon ricordo per non avere più a leggere – neanche sbattendoci casualmente il naso – le loro asinerie.
La maggior parte dei marchi che operavano nello stesso settore di Brooklin, basti pensare alla Western Models, ha chiuso i battenti da tempo, e la sopravvivenza di una realtà come SMTS è da considerarsi oggi come oggi un’eccezione. Questi artigiani, che hanno fatto dello stampaggio in metallo bianco conto terzi una parte importante della loro attività, oggi trovano sempre maggiori difficoltà in un mondo dominato dai resincast fatti in Cina o in Madagascar.
Al contrario di altre realtà, nel periodo del Covid, la gamma Brooklin è apparsa in grave difficoltà, confermando un trend negativo già in atto da tempo. Nel corso di una riunione su Zoom con il Coventry Diecast Club, i dirigenti di SMTS avevano confermato che la produzione di automodelli costituiva ormai una frazione del fatturato. Nel dopo-Covid, le cose per Brooklin non sono migliorate e probabilmente a poco sono servite alcune iniziative come le edizioni speciali o le scatole più accattivanti.
Nel caso di Brooklin, la concorrenza di produttori quali Goldvarg Collection, Stamp Models, Matrix, Esval e altri, che si sono concentrati sui soggetti americani, ha finito per incidere sul calo di vendite, almeno per quanto riguarda gli acquirenti che non fanno alcuna distinzione fra un tipo di prodotto e l’altro e si concentrano soltanto sul modello in sé (e sono la maggioranza). A ciò si è aggiunta la scelta di eliminare i tradizionali rivenditori per puntare esclusivamente sul commercio online, cosa che potrebbe aver fatto desistere i clienti più anziani.
In un contesto di questo tipo, che coincide anche con un calo d’interesse generale verso le auto americane anni trenta-quaranta, la cosa che pare più probabile è che il ridimensionamento di Brooklin non costituisca tanto la premessa di una rinascita quanto piuttosto l’anticamera di una definitiva sparizione.
prova
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