Solido non fece mai l’Alfa Romeo 33 3 litri coda corta. Ci pensò Yves Evrat, a testimonianza che i richiami fra diecast e speciali negli anni settanta erano fortissimi, sicuramente più stretti rispetto a quella che sarebbe stata l’evoluzione industriale e commerciale del decennio successivo. Oggi la situazione è del tutto diversa. Neanche opposta; semplicemente non è comparabile, con industriali e artigianali che dal 1999-2000 circa si sono ibridati nei cosiddetti resincast, dando vita a una categoria del tutto nuova.
Ma torniamo agli anni settanta. Letto il breve articolo sulle Porsche 908 di Evrat-Modélisme pubblicato oggi (lo trovate qui: https://pitlaneitalia.com/2023/07/05/qualche-nota-sulla-porsche-908-2-di-evrat-modelisme/ ), Marco Nolasco ci ha mandato del materiale sull’Alfa Romeo 33/3 1971 realizzata da Evrat.
Così scrive Marco:
Nella mia dispersiva collezione non manca un Evrat, il n. 91 del 1974 che riproduce l’ Alfa Romeo 33/3 che vinse la Targa Florio del 1971. Mi arrivò il 4 gennaio del 1975 al costo di 17000 lire, che non erano poche. Solo che non è verniciata a pennello, ma a spruzzo. L’origine Solido mi sembra abbastanza evidente dal fondino o da dettagli come il retrovisore, che mi pare proprio un Solido, o il parabrezza, che invece dovrebbe essere un clone in resina.
Viene da chiedersi se la numerazione faccia riferimento al singolo articolo oppure alla produzione generale Evrat. In tempi in cui qualsiasi modello nuovo un po’ intrigante si era sicuri di venderlo in decine di esemplari alla prima borsa di scambio utile, un numero piuttosto alto (091) non sorprenderebbe minimamente. Del resto lo stesso Ruf avrebbe prodotto centinaia, quando non migliaia, dei suoi pezzi montati e numerati, che sembravano non bastare mai.






Eh beh, qui la derivazione Solido è palesissima…
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