Quasi una puntata di “Storie di Modelli” ma non troppo. Lasceremo quindi questo articolo fuori dalla serie. Rigirandomi fra le mani due BMW M1 elaborate da Rino Robustelli, acquistate di recente, la mente è andata alle sue bellissime realizzazioni, facendomi ricordare anche quanto il modellista nostrano si sia dedicato anche a questa vettura. Anzi, fra suoi transkit più apprezzati, prima dell’arrivo degli eccezionali set di trasformazione per gli Heller, vi furono proprio diverse M1, fra cui alcune versioni IMSA, le cui foto vennero pubblicate anche da Autosprint.



L’arrivo della M1 di Solido, in quella che resta l’ultima serie “vera”, contraddistinta dai numeri 1000 e non importata in Italia, fece naturalmente parlare di sé. Come spesso accadeva, la versione prescelta per il modello standard era tutt’altro che eccitante (la Air Press del Procar 1979) ma ben presto fiorirono decals e transkit per ottenere modelli ben più interessanti.


Fra le prime a muoversi ci fu la, neanche a dirlo, la Boutique Auto Moto, con decals stampate da Cartograf e anche modelli preverniciati in bianco (Marlboro Le Mans 1980, Spaten Munich Le Mans 1981) e in celeste (Carte de France Le Mans 1980). Lo stampo M1 sarebbe stato presto sfruttato anche nelle edizioni limitate Solido-2 e Solido Record.

Fra gli specialisti del transkit il più prolifico fu Robustelli ma non va scordata neanche la versione 6 Ore del Mugello 1980 Quester/Pironi di Faster43. A proposito di quest’ultima, Umberto Cattani me ne montò un esemplare verso metà anni novanta, a ricordo di una gara che frequentavo ogni anno da ragazzino. Cattani montò per la mia collezione anche la BASF della Solido-2. Altri produttori come Graphyland continuarono poi la serie con versioni Le Mans del periodo in cui la M1 correva già in Gruppo B e non più in Gruppo 4. Insomma, la M1 di Solido ha avuto una lunga carriera.


In questo breve e anche un po’ disordinato amarcord troverete soprattutto immagini dei due Robustelli che ho acquisito di recente: la vettura di Bernard Darniche al Tour de Corse 1982 (non l’unica M1 rally nella serie dei transkit di Rino) e la Jägermeister di Kurt König della gara DRM al Norisring, ancora nel 1982.

Sono due montaggi realizzati dallo stesso Robustelli, nella serie dei factory built, con la basetta in legno e la decal personalizzata: si tratta di modelli piuttosto rari da trovare, anche se la produzione di queste trasformazioni Solido non può certo dirsi scarsissima. Il problema, semmai, è trovare esemplari che negli anni siano stati conservati come si deve dai proprietari o dai loro eredi i quali spesso, si sa, non vanno troppo per il sottile. La finezza della lavorazione è una delle caratteristiche dei Solido elaborati da Robustelli, che su pezzi del genere riusciva a dare il meglio di sé, aggiungendo dettagli minuscoli senza peraltro esagerare sovraccaricando il modello. Lo stile vuol dire tanto e la bontà della base permette risultati che ancora oggi reggono la sfida del tempo.




Ricordo ancora il mio primo incontro con Robustelli, a una borsa di scambio organizzata al Jolly Hotel a Firenze nel 1986. All’epoca Rino era già una referenza per molti ma seppe sempre restare umile e modesto, sempre pronto a dare un consiglio disinteressato a chiunque glielo chiedesse.

[PREMESSA FUORI TESTO]: se la trattazione pare inopportuna, non pubblicare. Una nota di riscontro sarà benvenuta.
Bella pagina, questa dedicata alla BMW M1 di Solido! Come ho incontrato Robustelli. Era, credo, il 1985, e c’era la Borsa Scambio al Jolly Hotel President di Milano. Avevo un tot di obsoleti di cui mi ero disamorato. I tavoli, tutti uguali, erano attribuiti in ordine alfabetico, per cui il mio “Redaelli” si trovò di fianco a quello di “Robustelli”. Il suo nome mi era noto dalle pagine di Autosprint e di AutoHebdo e sapevo (solo) che realizzava delle meraviglie. Lo choc per me fu accorgermi della sua grave menomazione alle mani.
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Figurati, non è che ci inventiamo niente, è un dato di fatto. Sarebbe stato eccezionale anche senza que grave handicap, figurati con quelle limitazioni. Credo che tutti si siano chiesti, senza ipocrisie, come cavolo facesse. Eppure per lui era naturale.
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In quegli anni mi ero un poco allontanato dai modellini, non ho questi modelli, non conoscevo di persona Robustelli e non sapevo che avesse quel problema. Incredibile!
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